Legambiente dice sì all’iniziativa del Ministero delle Politiche agricole contro il consumo di suolo e la cementificazione (vedi “Consumo di suolo, invertire la rotta con la sostituzione edilizia“)
“Bene fa dunque il ministro – ribadisce l’associazione – a raccogliere una istanza di tutela del suolo su cui sempre più numerose sono le voci che si levano per chiedere un cambiamento di rotta, come testimoniato dalle crescenti adesioni al forum nazionale ‘Salviamo il Paesaggio‘, che tiene in rete oltre 700 associazioni, dalle grandi sigle nazionali a una miriadi di gruppi locali”.
“Il suolo è la risorsa naturale più strategica e il fattore produttivo più importante per il nostro Paese, non solo per ragioni ambientali ma anche per l’ottima collocazione delle produzioni agroalimentari italiane nel mercato globale – dichiara Vittorio Cogliati Dezza, Presidente nazionale di Legambiente – eppure, il suolo continua ad essere cementificato impunemente, perché non esiste un quadro legislativo di tutela: abbiamo buone norme a tutela di acqua e aria, ma assolutamente nulla che protegga il suolo, che deve essere riconosciuto come un irrinunciabile bene comune della nazione da preservare in tutta la sua superficie e fertilità”.
Centrale, nella valutazione di Legambiente, la soppressione dell’assurda norma finanziaria che concede ai comuni di ‘fare cassa’ con il cemento, snaturando lo stesso concetto di oneri di urbanizzazione: contributi che devono essere versati esclusivamente per assicurare i servizi essenziali di nuovi insediamenti residenziali e produttivi, non certo per far quadrare i conti dei bilanci comunali.
Legambiente però mette in guardia dal rischio Tela di Penelope che si avrebbe nel contemplare contemporaneamente la direzione di marcia proposta da Catania, e i provvedimenti che incoraggiano la speculazione immobiliare, come la proposta di legge sugli stadi, o iniziative per spingere l’acceleratore su infrastrutture autostradali spesso ridondanti, come la Brebemi in Lombardia o la nuova Tirrenica tra Lazio e Toscana: opere che non solo devastano paesaggi agrari, ma che appostano rendite di posizione su aree agicole in attesa di operatori speculativi pronti a ‘valorizzarle’ immettendole sul mercato immobiliare.
“Noi saremo al fianco del Ministro – avverte Damiano Di Simine, responsabile consumo di suolo di Legambiente – perché la conservazione del suolo non è una tematica esclusiva del settore agricolo, ma un interesse generale della nostra comunità nazionale, e non è possibile vincere questa sfida epocale se essa non viene assunta anche da chi si occupa di città, di infrastrutture di mobilità, di ambiente, di sviluppo economico e di fiscalità.
E’ possibile conservare il suolo e il paesaggio rurale solo se questa diventa una strategia nazionale prioritaria, trasversale alle politiche e ambiziosa quanto basta per modificare i meccanismi finanziari e fiscali che fino ad oggi hanno premiato chi ha consumato suolo, penalizzando la riqualificazione urbana e il recupero di aree industriali dismesse”.
Fonte: Legambiente
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