Vendere o ristrutturare? L’impatto della Direttiva Case Green in Italia

L’impatto della Direttiva UE sulle Case Green: 2,5 milioni di italiani pronti a vendere per evitare di far fronte ai costi di ristrutturazione.

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Come sappiamo, la direttiva Case Green (EPBD) emanata dall’Unione Europea mira a migliorare l’efficienza energetica degli edifici residenziali, e impone quindi standard energetici più severi e stringenti. Questa normativa ha già iniziato a influenzare il mercato immobiliare italiano, spingendo molti proprietari a considerare la vendita delle loro abitazioni per evitare costosi interventi di ristrutturazione.

Secondo un’indagine commissionata da Facile.it a mUp Research e Bilendi, circa 2.5 milioni di italiani stanno valutando di vendere la propria abitazione per evitare i futuri costi di ristrutturazione imposti dalla normativa UE. Il 43% degli intervistati ha infatti espresso timore per le potenziali spese di ristrutturazione necessarie per adeguarsi alle nuove norme.

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Progettare e costruire case green

Questo testo tecnico, aggiornato alla recente Direttiva EPBD (c.d. Case Green), fornisce informazioni su come si progetta e si costruisce una casa green, dalle fondazioni al tetto. L’opera è strutturata in capitoli, che fanno riferimento alle singole parti componenti costruttive dell’edificio, come le fondazioni, le pareti, il tetto, i solai, ecc.Gli elementi costruttivi e i materiali sono analizzati distinguendo le loro componenti bioedii e sostenibili, considerando che i due termini non sono sinonimi dello stesso concetto. Rappresenta il più recente e completo tentativo di sistematizzazione delle conoscenze, delle tecniche e dei materiali rappresentativi di un approccio “green” all’edilizia.Ma la bioedilizia non è semplicemente “l’arte del costruire secondo natura”. Come evidenzia l’Autore: La casa green, come ogni altra forma costruttiva, è basata su mediazioni, ovvero sull’accettazione anche di quei materiali e quelle tecnologie non propriamente derivati dalla natura, ma che costituiscono una conditio sine qua non, perché non hanno una valida alternativa “naturale” e quindi sono indispensabili al raggiungimento di uno scopo preciso.Operare green o in bioedilizia non vuol dire quindi rifiutare ed escludere a priori i materiali di sintesi, ad esempio, ma, al contrario, ottimizzarne l’uso.L’opera, quindi, per la sua completezza, il rigore scientifico e la trattazione mai astratta, guida il lettore in un appassionante percorso tecnico ed etico per imparare a progettare e costruire case sostenibili, green ed ecologiche.Roberto Sacchiarchitetto libero professionista, titolare dello studio Cultura&Ambiente, consulente CasaClima ed esperto in ecologia dell’architettura, con esperienza ultratrentennale nello studio dei materiali e degli isolanti in edilizia. Co-fondatore dell’INDEP (Istituto Nazionale di Diagnostica e Patologia Edilizia), dal 2005 svolge attività di docenza al Master Polis Maker del Politecnico di Milano.

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Direttiva Case Green e mercato immobiliare

La normativa europea sulle case green sta già influenzando le scelte dei compratori. Secondo l’indagine, quasi 3 milioni di italiani che cercano un nuovo immobile hanno modificato i propri criteri di selezione, limitando la ricerca a case già efficienti dal punto di vista energetico.

Questo trend è particolarmente marcato nelle regioni del Nord Ovest, dove il 60% dei compratori segue questo criterio, rispetto a una media nazionale del 50%. D’altra parte, circa 800 mila italiani cercano abitazioni con basse prestazioni energetiche, sperando di risparmiare sul prezzo d’acquisto. Questa tendenza è più diffusa nel Centro Italia, dove rappresenta il 18% delle ricerche, contro una media nazionale del 13%.

Il peso della Direttiva Case Green

Le prime stime indicano che la direttiva UE potrebbe riguardare quasi 5 milioni di immobili residenziali in Italia, con costi di ristrutturazione che variano tra i 20 mila e i 55 mila euro per famiglia. Questi numeri generano preoccupazione: il 43% degli italiani informati sulla norma teme di dover affrontare spese ingenti e preferisce vendere piuttosto che ristrutturare.

Tuttavia, non tutti sono pessimisti. Il 15% degli intervistati è fiducioso che lo Stato offrirà aiuti per coprire le spese di ristrutturazione, una convinzione particolarmente diffusa nel Centro Italia (18%). Inoltre, 2,9 milioni di italiani ritengono che la norma non sarà mai applicata in Italia, con il Nord Ovest che registra il picco di scetticismo (10,5%, rispetto alla media nazionale del 9%).

Aiuti per la ristrutturazione

Per i proprietari che decideranno per la ristrutturazione, ma che non possono affrontare la totalità delle spese, esistono diverse opzioni. Innanzitutto occorre capire se ci saranno aiuti di Stato ad hoc, e cosa ne sarà dei vari Bonus Edilizi a partire dal prossimo anno (per ora sappiamo ad esempio che il Bonus Ristrutturazione, o Bonus Casa, attualmente al 50%, tornerà all’aliquota ordinaria del 36% dal 1° gennaio 2025 – su un massimo di spesa di 48 mila euro – e poi passerà temporaneamente al 30% per le spese sostenute dal 1° gennaio 2028 al 31 dicembre 2033).

In alternativa si può optare per un prestito personale (che la ricerca suggerisce come conveniente per importi fino a 40-50mila euro, o – per importi maggiori – per il mutuo ristrutturazione: se la ristrutturazione porta l’immobile a raggiungere la classe energetica A o B, si può accedere anche ai cosiddetti “mutui green“, che generalmente offrono tassi più bassi.

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Redazione Tecnica

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