Il Pos obbligatorio è già in vigore dal 2015, ma ancora non ci sono sanzioni per chi non lo usa. Il sistema sanzionatorio è previsto nella Legge di Stabilità del 2016, ma non ha ancora avuto attuazione. Niente paura.. ci siamo. A settembre dovrebbe arrivare infatti l’apposito decreto, che dovrebbe entrare in vigore entro la fine del mese.
Prima ancora delle sanzioni, il problema del POS obbligatorio sono le commissioni, aumentate del 19% dal 2015, e i costi totali, che possono toccare i 6.300 euro annui (circa 40% in più rispetto al 2015). Dal momento in cui l’obbligo è entrato in vigore, quindi, i costi sono aumentati. In particolare, è aumentato il prezzo dei POS senza fili, strategia attuata dagli istituti: i POS mobili costano meno, quindi si è scelto di controbilanciare rendendo meno convenienti le condizioni economiche.
Insomma, costi fissi, canoni mensili e una tantum per i terminali, commissioni per carte di credito e bancomat rendono il POS un costo rilevante. Uno dei motivi potrebbe essere legato alla mancanza di chiarezza su quanto effettivamente costi il POS. Di conseguenza, secondo una stima Confesercenti, dal 2016 il numero di POS utilizzati è aumentato solo del 12%. Molto poco.
Quanto costa il POS?
La prima spesa da tenere in considerazione è quella per l’acquisto del terminale. Mediamente, secondo uno studio di Sostariffe.it, per un POS mobile si spendono quasi 61,7 euro, per uno tradizionale circa 77 euro. Va aggiunto il canone mensile per il servizio, in media 24,1 euro per il POS su linea fissa (collegato all’ADSL) e 13,7 euro per quello mobile (gestibile dallo smartphone). I costi maggiori, che variano in base alla tipologia di carta scelta dall’acquirente, sono le percentuali su ogni transazione effettuata: con carta di credito, per ogni transazione il commerciante dovrà versare il 2,44% con POS mobile e il 2,72% con dispositivo fisso; con bancomat l’addebito è 1,88% per un POS tradizionale e 1,95% con POS mobile.
Obbligo POS: le problematiche
Insomma, lo scopo dell’obbligo è limitare l’uso del contante per limitare evasione e riciclaggio e avvicinarsi sempre di più alla moneta elettronica. Tutto giusto. Ci sono tre “però”.
Però, i costi sono alti.
Però, se un professionista vuole evadere il fisco, userà i contanti senza fatturarli.
Però, la norma non fa differenza fra attività di commercio al dettaglio e attività professionali. Riducendo all’osso la problematica si può dire che non tutte le attività imprenditoriali o commerciali hanno clienti che hanno bisogno di pagare con il POS. Il POS è necessario a chi opera col consumatore finale o può regolare con bancomat e carta di credito le operazioni, che sono di solito di importo ridotto. Tra i professionisti, ce ne sono parecchi non lavorano col pubblico ma solo business to business, dove il cliente difficilmente paga con il POS e quindi i pagamenti si gestiscono via tracciata. Un obbligo imposto a tutti i professionsiti, rende il POS obbligatorio anche per chi non lo usa. Una posizione intermedia la occupano i professionisti che offrono soprattutto prestazioni business to business ma svolgono anche qualche prestazione a clienti. Per queste ultime (poche) saranno obbligati a tenere il POS e a sostenerne i costi. Questi sono i problemi.
Obbligo POS, cosa servirebbe nel decreto sulle sanzioni?
Pare che il decreto evidenzi quali sono i professionisti che verranno sanzionati per la mancanza di POS e quali potranno continuare a non usarlo. Speriamo. Per un professionista a cui non serve (o serve poco) il POS, sarebbe spiacevole pagare anche poche centinaia di euro all’anno, anche perchè è solo un ricavo per le banche. Inoltre, le commissioni bancarie dovrebbero essere abbassate. Sono le più alte d’Europa. Il viceministro Casero ha detto che il governo cercherà, nel decreto, di ridurre i costi bancari del POS. Ma perchè le banche dovrebbero abbassare le commissioni? Infine, per evitare che si possa facilmente pagare in contanti, bisogna limitare ancora di più la possibilità di fare girare denaro in contanti: il POS obbligatorio non basta.
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