L’analisi della deformabilità di un solaio esistente e delle sue capacità residue di resistenza potrebbero comportare la necessità di un consolidamento statico, a cui associare un intervento di irrigidimento per limitare la deformazione dell’impalcato e migliorare la trasmissione degli sforzi sulle pareti durante l’azione sismica.
In particolare la progettazione antisismica descritta al par. 7.2.1 delle NTC18 sostiene che la struttura abbia i requisiti di simmetria in pianta quando «[…] ciascun orizzontamento ha una rigidezza nel proprio piano tanto maggiore della corrispondente rigidezza degli elementi strutturali verticali da potersi assumere che la sua deformazione in pianta influenzi in modo trascurabile la distribuzione delle azioni sismiche tra questi ultimi e ha resistenza sufficiente a garantire l’efficacia di tale distribuzione […]». A differenza di quanto richiedevano al medesimo punto le precedenti NTC08, non è conveniente ricercare ad ogni costo l’infinita rigidezza, bensì intervenire per migliorarla soprattutto su solai molto deformabili come quelli pre-moderni in putrelle e voltini / tavelloni, o gli antichi solai lignei.
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Come irrigidire
Il DPCM 09/02/2011, direttiva tecnica sulla valutazione della sicurezza sismica degli edifici storici sotto vincolo di tutela, ricorda che «[…] il ruolo dei solai nel comportamento sismico delle costruzioni in muratura è quello di trasferire le azioni orizzontali di loro competenza alle pareti disposte nella direzione parallela al sisma […] I solai devono essere efficacemente collegati alle pareti murarie, attraverso un appoggio […] inoltre essi possono costituire un ulteriore vincolo per le pareti sollecitate da azioni ortogonali al proprio piano […]» .
Prima di essere irrigidito, il solaio ha bisogno che siano migliorati i collegamenti delle sue travi alle pareti di appoggio, mediante vincoli che eliminino il pericolo di sfilamento durante l’azione sismica. Nel caso di un solaio in legno, questo può avvenire per esempio mediante inserimento di puntuali presidi metallici (Figura 1, come esempio di possibilità di intervento).

Quanto irrigidire? E come? Dipende dalla tipologia di solaio esistente. I solai pre-moderni come quelli in putrelle e tavelloni (o voltini) potranno essere irrigiditi con l’inserimento di una soletta in calcestruzzo (meglio alleggerito) armata con rete metallica o in fibra di vetro. L’intervento acquisisce un senso unicamente se la soletta diventa collaborante con le putrelle mediante applicazione di pioli metallici su di esse, e se viene connessa a tutte le pareti perimetrali mediante connessioni puntuali. Occorre sempre valutare l’aumento di masse sismiche derivante da questa soluzione all’interno del comportamento dinamico complessivo della struttura (figura 2).
Questa tecnica di rinforzo estradossale può essere applicata anche ai più recenti solai in latero-cemento, spesso presenti nell’edilizia storica, per i quali esiste oggi anche la variante attraverso connessioni chimiche con l’applicazione sulla superficie estradossale di particolari resine ancoranti il getto di calcestruzzo collaborante anziché applicare ancoraggi meccanici.

Diversificate risultano invece le soluzioni per gli antichi solai in legno, qualora siano ancora nelle condizioni statiche per essere riutilizzati. Oltre al medesimo intervento riguardante la soletta in calcestruzzo collaborante («[…] gli effetti di tale intervento vanno valutati in relazione alle specifiche esigenze di conservazione»), esistono soluzioni più tradizionali applicabili a secco quale la posa di un doppio o triplo tavolato incrociato, eventualmente reso anche collaborante con la trave mediante l’inserimento di connettori (figura 3). Queste ultime soluzioni risultano sicuramente più compatibili con le originarie tecniche costruttive e apportano meno masse sismiche alla struttura.


Quanto irrigidire?
Le vecchie NTC08 richiedevano al par. 7.2.2 che, ai fini della simmetria planimetrica, «[…] gli orizzontamenti possono essere considerati infinitamente rigidi nel loro piano rispetto agli elementi verticali e sufficientemente resistenti. […]» Un out out piuttosto rigido, in cui si richiedeva tassativamente un adeguamento dei vecchi solai alla stessa rigidezza di un moderno impalcato in laterocemento.
«[…] Gli orizzontamenti possono essere considerati infinitamente rigidi nel loro piano, a condizione che siano realizzati in cemento armato, oppure in latero-cemento con soletta in c.a. di almeno 40 mm di spessore, o in struttura mista con soletta in cemento armato di almeno 50 mm di spessore collegata da connettori a taglio opportunamente dimensionati agli elementi strutturali in acciaio o in legno e purché le aperture presenti non ne riducano significativamente la rigidezza […]». Sebbene quest’ultima affermazione risulti ancora presente e valida al par. 7.2.6 delle attuali NTC18, tuttavia è fortunatamente cambiato l’obiettivo finale limitandosi ad un miglioramento della rigidezza dell’impalcato, poiché in molti casi questo “accanimento terapeutico” poteva comportare interventi invasivi e aumento delle masse sismiche.
Come in ogni progetto di consolidamento e miglioramento sismico sul patrimonio edilizio esistente, ogni soluzione deve essere valutata e rapportata nel rispetto della tipologia edilizia. «[…] Per le suddette ragioni risulta utile un limitato irrigidimento dei solai, di cui vanno valutati gli effetti, a cui si associa inevitabilmente un aumento della resistenza degli elementi. Solo in casi particolari risulta invece necessario un irrigidimento significativo dei solai nel proprio piano, con l’obiettivo di ripartire l’azione sismica tra le diverse pareti; nella maggior parte dei casi questa ripartizione porta a concentrare le forze sugli elementi più rigidi, anticipandone la rottura, e sugli elementi perimetrali, nel caso d’irregolarità planimetriche con accentuazione degli effetti torsionali […]» (DPCM 09/02/2011).
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Recupero e consolidamento dei solai
Questa pubblicazione fornisce indicazioni sia di tipo progettuale che di tipo esecutivo per il consolidamento di solai esistenti con esempi di intervento e inquadramento normativo degli stessi. Il volume tiene conto dell’evoluzione normativa, in particolare della necessità diffusa su tutto il territorio nazionale di progettare o recuperare strutture con requisiti antisismici e delle novità sul come considerare i solai nel contesto globale dell’edificio. L’opera dedica la parte iniziale alla illustrazione delle principali tipologie di solai esistenti (legno e latero-cemento), per poi passare all’inquadramento dei solai nella normativa attuale (NTC 2018 e circolare esplicativa n. 7/2019) e successivamente alla descrizione di interventi di recupero di solai nelle varie tipologie descritte. Una notazione a parte è relativa alle metodologie di consolidamento che devono essere volte non solamente al recupero tout-court. L’attuale contesto normativo, infatti, non può far dimenticare al progettista che il consolidamento di un solaio può (e deve) essere anche una occasione per intervenire sul comportamento sismico dell’edificio con ricerca di soluzioni e dettagli di consolidamento (locale o generale a seconda della estensione dell’intervento) che migliorino il comportamento strutturale globale, con particolare riferimento alla prevenzione del ribaltamento delle murature ed al miglioramento del comportamento scatolare dei muri portanti. A tale proposito nei capitoli dedicati agli esempi di recupero e consolidamento, sono proposti alcuni casi pratici e operativi in tal senso ed il loro inquadramento normativo. Giuliano Gennari Ingegnere civile, laureato presso l’Università degli studi di Bologna facoltà di Ingegneria, libero professionista dal 1997, svolge l’attività nel campo della progettazione e direzione lavori di opere civili e infrastrutturali. VOLUMI COLLEGATI:Norme tecniche per le costruzioni 2018 e circolare esplicativa, A. Barocci, I ed. 2019Edifici storici: dalla modellazione agli interventi, C. Prandi, I ed. 2019Valutazione sismica e tecniche di intervento per edifici esistenti in c.a., R. Pinho, F. Bianchi, R. Nascimbene, I ed. 2019
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