Norbert Lantschner, ideatore di CasaClima ed esperto internazionale di energia, clima e sostenibilità, sostiene che l’uomo abbia urgentemente bisogno di nuovi comportamenti se vuole avere un futuro di qualità. Docente e autore di diversi libri e pubblicazioni, è convinto che la qualità del nostro futuro dipenda dalle risposte che creiamo attorno a tre sfide: energia, clima e risorse. L’imperativo del nostro tempo è la transizione energetica. Due sono i motivi principali di quest’operazione: il cambiamento climatico, che rappresenta la principale minaccia per l’umanità, e la forte dipendenza europea dall’importazione di petrolio, gas e carbone.
Edilizia, mobilità e cibo sono i macro settori che dettano la domanda energetica e dimensionano l’impatto socio-economico e climatico-ambientale. Intraprendere la strada verso la sostenibilità vuol dire iniziare lì dove siamo in grado di produrre cospicui risultati in termini di risparmio di CO2 e energia primaria. Per il momento solo nell’edilizia abbiamo il Know How, i sistemi e le tecnologie per dare un sostanziale contributo per migliorare il clima e la qualità dell’aria nelle nostre città e per fare crescere l’economia in modo più equo.
Lantschner sostiene che un paese che vuole innovare debba partire dall’edilizia. Però, dice anche che le “norme e incentivi non bastino, dobbiamo intensificare la sensibilizzazione, creare consapevolezza e motivazione per partecipare attivamente al cambiamento”. Lo abbiamo intervistato, per capire la sua proposta per il consiglio d’indirizzo GBC e il suo pensiero.
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Intervista a Norbert Lantschner, candidato al consiglio GBC
Che importanza dobbiamo dare alla crisi climatica?
La temperatura sulla terra è aumentata a ritmi incontrollabili, principalmente a causa della continua crescita delle emissioni di gas a effetto serra: biossido di carbonio, metano e protossido di azoto. Il noto climatologo James Hansen Giorno ci dice che ogni giorno emettiamo in atmosfera una quantità di energia sotto forma di CO2 che equivale all’esplosione di 400mila bombe atomiche tipo Hiroshima. Tutto questo ha drasticamente cambiato le condizioni climatiche, è evidente. Non alteriamo solo il clima di oggi, ma stiamo cambiando anche il futuro anteriore della Terra, con conseguenze potenzialmente disastrose per i prossimi 100.000 anni. Probabilmente ci troviamo di fronte al più grande esperimento che l’uomo abbia affrontato nella storia e le risposte che daremo potrebbero determinare il nostro futuro. Se non agiamo in fretta, rischiamo un autogoal letale.
E come rispondere in modo appropriato?
La Conferenza sul clima di Parigi, siglata a dicembre 2015 da 195 Paesi (con l’UE, per una volta presente con un’unica voce) ha stabilito che l’innalzamento della temperatura deve rimanere “ben al di sotto dei 2 gradi centigradi”, sforzandosi di stare a +1,5. Per centrare l’obiettivo, le emissioni devono cominciare a calare dal 2020. A tal proposito il tema della riqualificazione del patrimonio edilizio è certamente lo sforzo più importante che il nostro Paese, così come l’intera Europa, sia chiamato a fare.
Qual è il suo concetto di sostenibilità?
Il termine sostenibilità oggi è molto inflazionato. A mio parere significa trovare l’equilibrio tra le esigenze dell’uomo, le risorse e la ricaduta sull’ambiente. In quest’ottica dobbiamo decidere se vogliamo fare parte del problema o della soluzione. Dobbiamo diventare più intelligenti e responsabili, e quindi “sostenibili”, nell’uso delle risorse, soprattutto quelle di origine fossile.
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Da dove partire per il cambiamento?
In termini nazionali, la riqualificazione del patrimonio edilizio rappresenta certamente la più grande e incisiva risposta che l’Italia possa dare al tema del riscaldamento globale. Rendere efficiente un parco immobiliare obsoleto e altamente energivoro è una sfida enorme, ma non impossibile. Abbiamo già a disposizione una ricca offerta di tecnologie, sistemi, materiali ed elementi per ricondurre “alla ragione” il fabbisogno energetico degli edifici peraltro con importanti risparmi sulle bollette oltre che grandi benefici per l’ambiente. Importante è riconoscere la priorità di una profonda riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare. Si tratta innanzitutto di realizzare campagne di comunicazione che rendano comprensibili al pubblico gli obiettivi di riduzione dei gas serra e, al contempo, tracciare una via – condivisa e trasparente – che consenta a tutti di aver ben chiari l’iter, i vantaggi economici, le metodologie e le tecniche da utilizzare per la riqualificazione della propria unità abitativa.
Va evidenziata la dimensione della vetustà degli edifici: nel 2013 il patrimonio immobiliare residenziale e commerciale europeo è stato stimato in 233 milioni di edifici. Il 75% di questi è a uso residenziale ed è stata costruito prima del 1990, quindi con criteri prestazionali che non rispettano certo gli attuali standard energetici e di resilienza. Nello specifico in Italia, il patrimonio immobiliare da riqualificare ammonta a circa 20 milioni di edifici ed è il più vecchio d’Europa, dopo quello tedesco.
Il ruolo di GBC Italia?
Secondo me il GBC deve assumere il ruolo di leadership per l’edilizia sostenibile e essere l’interlocutore per il governo e le istituzioni. Ma trattandosi principalmente di una sfida culturale GBC deve rivitalizzare – chiamiamola – la piazza dell’edilizia con una puntata strategia di comunicazione e sensibilizzazione coinvolgendo tutti gli attori della filiera.
Un detto dalle mie parti lo esprime bene: con le lamentele e le critiche non si costruiscono i mulini a vento. Dobbiamo creare la nuova cultura, applicando quello che siamo in grado di fare oggi pensando al domani.
È questo il motivo per cui ho accetto l’invito di candidarmi per il consiglio d’indirizzo del GBC Italia. Credo che dobbiamo mettere velocemente al centro gli interessi della comunità, superando l’egocentrismo. Anche nel GBC dobbiamo impegnarci, in squadra, per poter accelerare il cambiamento per un mondo più sostenibile.
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