Uno svelato sistema di corruzione negli appalti per Grandi Opere e Terzo Valico ferroviario ha portato all’arresto di decine di persone in tutta Italia, tra Lazio, Lombardia, Piemonte, Liguria, Toscana, Abruzzo, Calabria e Umbria.
A quanto pare, il direttore dei lavori di questi grandi appalti era solito certificare la regolarità delle opere, con certificati che dichiaravano il falso, in cambio di subappalti per altre opere e forniture di società riconducibili a se stesso.
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Sono state due inchieste distinte, dei Carabinieri di Roma e della Guardia di Finanza di Genova, ma accomunate da quattro persone, a portare alla luce le attività della presunta associazione a delinquere. L’indagine dei Carabinieri di Roma nasce infatti da stralci dell’inchiesta su Mafia Capitale e riguarda, tra gli altri, quattro soggetti che che avrebbero avuto a che fare con i lavori del Tav ligure e che sono anche destinatari del provvedimento della procura di Genova nell’inchiesta sul Terzo valico.
Nel mirino della Guardia di Finanza di Genova ci sarebbero oltre 20 persone. Gli indagati avrebbero compiuto una serie di atti di corruzione, concussione e turbativa d’asta in relazione all’aggiudicazione di commesse per un valore di oltre 300 milioni di euro.
I carabinieri del Comando Provinciale di Roma stanno eseguendo misure cautelari, in diverse regioni, nei confronti di 21 persone ritenute responsabili di associazione a delinquere, corruzione e tentata estorsione.
I fatti che hanno portato agli arresti per corruzione
La presunta associazione a delinquere svelata dalle indagini sarebbe stata mirata ad ottenere subappalti nell’ambito dei lavori per la realizzazione della tratta TAV Milano – Genova, 6° Macrolotto dell’Autostrada A3 Salerno – Reggio Calabria e della People Mover di Pisa.
Uno degli arrestati, l’ingegnere considerato “promotore e organizzatore” insieme a un imprenditore calabrese, da quanto emerge dall’attività investigativa denominata “Amalgama”, svolgeva “a suo modo” i controlli di qualità sulle opere in questione e rilasciava certificati dove affermava il falso, ottenendo in cambio “commesse per beni e servizi” fatturati a ditte di parenti o amici.
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A svelare il meccanismo alcune intercettazioni dei dialoghi tra varie persone coinvolte nell’inchiesta. Tra queste, una in particolare, dell’aprile 2015, ha svoltato le indagini.
L’imprenditore, senza troppi mezzi termini spiegava infatti ad un suo interlocutore: “Chi fa il lavoro… la stazione appaltante… i subappaltatori… deve crearsi l’amalgama, mo’ è tutt’uno… Perché se ognuno tira e un altro storce non si va avanti… Quando tu fai un lavoro diventi parte integrante di quell’azienda là… E devi fare di tutto perché le cose vadano bene… è giusto?”, alludendo poi chiaramente al fatto che i controlli sui lavori non venivano svolti secondo le regole.
Il Nuovo Codice Appalti cambierà le cose? Secondo Delrio il Nuovo Codice, “dando centralità al progetto, alla legalità, alla qualificazione delle stazioni appaltanti e delle imprese e mettendo in gara solo il progetto esecutivo e valutando le offerte non al massimo ribasso”, serve infatti anche ad abbattere la corruzione. Ne vedremo gli sviluppi.
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