Polemiche sul recente Concorso Beni Culturali per l’assunzione di 500 funzionari, che prevede anche 130 posti di architetto. Si tratta dei 9 bandi relativi al concorso Beni Culturali per l’assunzione a tempo indeterminato presso il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo (MiBACT), usciti a fine maggio. Clicca qui per avere tutte le informazioni sul Bando Beni Culturali.
I motivi delle proteste
Diversi i motivi della protesta contro le modalità con cui è stato proposto il Concorso beni Culturali. Cerchiamo di riassumerli di seguito: 4 i motivi di protesta avanzati da attori diversi, tra cui il Sindacato Beni Culturali, 3 in particolare quelli degli Architetti.
1) Sui social si è scatenata la rabbia degli interessati ma esclusi per mancanza di requisiti. Il criterio contestato è quello di definizione delle qualifiche richieste per la partecipazione, tra cui: “il candidato deve essere in possesso di un master biennale di II livello”.
2) Altro punto contestato, riguarda l’assegnazione del punteggio relativo alla partecipazione ai tirocini del Mibact “500 giovani per la cultura” (i cui partecipanti stanno contestando il ritardo nel pagamento mensile), che assegna ai tirocini stessi 5 punti per 6 mesi di lavoro, mentre agli esterni ne assegna solo 2.
3) Negli ultimi 15 anni sono stati inoltre indetti solo 2 master di durata biennale, uno a Roma e l’altro in Campania. Stupisce l’esiguo numero di master biennali trovati.
4) Anche il sindacato Unsa beni culturali protesta contro il Concorso Beni Culturali: sta sostenendo la posizione del comitato dipendenti del Mibact che chiedono al sindacato di farsi carico delle istanze raccolte dal comitato stesso e di rappresentarle presso l’Amministrazione. In relazione alla bozza di D.M. in oggetto, riporta il sito del sindacato Unsa: “l’articolo 10, comma 2, prevede la valutazione di titoli di servizio, intesi come esperienza professionale maturata nelle mansioni specifiche del profilo per cui si concorre o come tirocini svolti presso lo stesso Ministero, ma non attribuisce alcun punteggio al servizio prestato tout court nei ruoli del MIBACT. In questo modo, la procedura di selezione penalizzerebbe il personale interno, che, per ragioni di incompatibilità, pur avendone i titoli e le facoltà, una volta assunto non puo’ intraprendere collaborazioni di tipo privatistico con il Ministero stesso. Inoltre porterebbe al paradosso che proprio il lavoro svolto all’interno del Ministero si ripercuota negativamente sui candidati interni all’Amministrazione che bandisce il concorso”.
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La polemica degli Architetti
5) Gli architetti hanno protestato in maniera forte e strutturata: i requisiti per l’accesso al concorso sono “eccessivamente restrittivi”, in riferimento ai diplomi di specializzazione che “dovrebbero essere ritenuti soltanto titoli valutabili e non obbligatori per la partecipazione”.
Il CNAPPC sostiene: “scuola di specializzazione, dottorato di ricerca e master universitario dovrebbero essere ritenuti soltanto titoli valutabili ai fini della stesura della graduatoria finale di merito, e non requisiti obbligatori per la partecipazione”. Infatti, l’art. 3 del DM 270/2004 stabilisce e individua la laurea magistrale come titolo per l’inserimento nel mondo del lavoro mentre i master di secondo livello biennali come titoli di specializzazione veri e propri, e quindi non obbligatori per l’accesso ai concorsi pubblici.
Sei un Architetto? Ecco tutto quello che devi sapere per partecipare
6) Secondo il CNAPPC, il bando del concorso ristringe la possibilità di partecipazione alla procedura concorsuale. Vengono inseriti requisiti di accesso personalizzati e sono assenti motivazioni, anche generiche, sulla sussistenza dei presupposti necessari per richiedere Scuola di Specializzazione o Dottorato di ricerca o Master universitario tra i requisiti obbligatori.
7) Queste scelte comporterebbero una maggiore difficoltà per “la partecipazione a un concorso a causa di valutazioni che, in concreto, riducono il numero dei partecipanti”.
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Bando beni Culturali: le richieste degli Architetti
Gli Architetti chiedono quindi al ministro Franceschini di “voler riesaminare, anche in autotutela”, quanto scritto sui bandi per funzionari architetti, per “richiedere, quale titolo per l’accesso alla procedura concorsuale, solo l’abilitazione all’esercizio della professione e l’iscrizione all’albo professionale”. La modifica dei criteri avrà l’effetto di ampliare il numero dei partecipanti al concorso, permettendo una maggiore e adeguata selezione di risorse umane.
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