Dopo la nuova tragedia sfiorata a Bari il 5 marzo scorso, quando una palazzina di cinque piani, già dichiarata inagibile da un anno per problemi strutturali, è crollata pochi giorni dopo l’avvio dei lavori di messa in sicurezza, ritorna (puntuale) sotto i riflettori la fragilità del patrimonio edilizio italiano. In aggiunta, la vicenda merita considerazioni anche sulla gestione del rischio.
Se oggi possiamo almeno tirare un sospiro di sollievo per l’assenza di vittime, lo dobbiamo alla bravura dei soccorsi che sono riusciti ad estrarre viva dalle macerie l’unica donna rimasta (chissà perché?) ancora residente all’interno dell’edificio già inagibile.
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Manuale del Collaudo e dei Controlli tecnici per opere edili, civili e impiantistiche
Il presente manuale è una guida fondamentale per i professionisti del settore edile e impiantistico. Il volume offre un quadro completo e aggiornato delle normative, delle tecniche e delle procedure di collaudo e controllo qualità applicabili a una vasta gamma di opere. Organizzato in capitoli che spaziano dalla progettazione alle verifiche finali, il manuale fornisce strumenti operativi concreti per garantire la conformità alle normative vigenti, migliorare la qualità delle costruzioni e assicurare la sicurezzae la durabilità delle strutture nel tempo. Il testo affronta con chiarezza anche le procedure di controllo sui materiali e le verifiche statiche e impiantistiche, risultando così un supporto indispensabile per chiunque desideri operare con competenza e precisione nell’ambito della costruzione e della manutenzione delle opere edili. Santino FerrettiIngegnere, svolge la libera professione nel settore delle costruzioni, occupandosi di progettazione geotecnica e di strutture antisismiche, nonché di adeguamento sismico delle strutture. Ha approfondito particolarmente la dinamica strutturale e la modellazione dei materiali sia in campo lineare che non lineare.
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Indice
L’importanza della prevenzione strutturale e delle verifiche strutturali
Sulle cause e responsabilità si pronuncerà come sempre la magistratura e non possiamo né dobbiamo al momento esprimere giudizi in assenza di approfondite perizie tecniche. Tuttavia, alcune riflessioni di base riteniamo siano sempre doverose per sensibilizzare l’opinione pubblica su come questi crolli possano essere evitati operando in tempo i dovuti accertamenti che un fabbricato non più giovane meriterebbe, allo stesso modo di quanto siano necessarie analisi mediche periodiche (la cosiddetta prevenzione) per una persona non più giovane.
Dalle informazioni reperite sulla stampa, si evince che la palazzina sia stata costruita negli anni ’50 con telaio in cemento armato, poi sopraelevata di un piano circa 50 anni fa. Siamo nel periodo del boom edilizio, di cui conosciamo già le criticità in termini di qualità e durabilità dei materiali, quando la legislazione edilizia lasciava massima libertà all’iniziativa privata.
Le strutture degli anni ’50 – ’60, concepite con norme tecniche molto differenti dalle attuali, meritano infatti un’attenzione maggiore nelle verifiche di sicurezza. Laconica è l’immagine pubblicata sui giornali dello spanciamento del copriferro e del degrado delle armature alla base di uno dei pilastri al piano interrato, non diversa da altre situazioni analoghe ad alcune strutture degli stessi anni. Il calcestruzzo e l’acciaio delle armature non sono eterni, e come ogni elemento costruttivo necessitano di revisione e manutenzione straordinaria, soprattutto se non sono mai state svolte dopo tanti decenni dalla sua edificazione.
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La criticità nella gestione della sicurezza e degli interventi
Il palazzo, che ospitava circa 20 famiglie, a seguito delle verifiche strutturali era stato evacuato nel febbraio 2024 dopo l’ordinanza del Comune, nella quale si imponeva anche l’immediato puntellamento delle aree strutturalmente critiche. Il condominio, come riferisce la stampa, aveva fatto eseguire le opere provvisionali richieste nei termini prescritti, incaricando successivamente dei professionisti per redigere il progetto di rinforzo e messa in sicurezza fino a reperire i fondi economici per appaltare i lavori all’impresa che da pochi giorni aveva iniziato il cantiere.
Dopo l’ordinanza comunale sembrano essere stati svolti tutti i passaggi tecnici necessari a recuperare la sicurezza dell’edificio, tuttavia non è stato sufficiente a prevenirne il crollo.
Ribadendo che le conclusioni definitive dovranno emergere solo dalle verifiche peritali in sede giudiziaria, tuttavia è lecito chiedersi, in questo come in altri casi analoghi, se la criticità strutturale potesse essere affrontata in anticipo, vista l’anzianità della struttura, al fine di evitare anche l’inagibilità e le successive complicazioni che ne sono derivate?
È importante riflettere sul concetto di tempestività di verifica e prevenzione nei riguardi dei principali degradi e vulnerabilità strutturali dovuti alla vetustà degli edifici, come la regressione temporale delle resistenze degli elementi strutturali. Queste strutture meritano oggi particolari attenzioni e ispezioni per non arrivare a situazioni compromesse degli elementi portanti.
Lezioni da apprendere per il futuro
Quello che appare inoltre surreale è come sia stato possibile che dopo un anno di ordinanza di sgombero abitasse regolarmente ancora una persona e addirittura altri proprietari entrassero ed uscissero occasionalmente come riportato dalla stampa. Ad eccezione delle ispezioni di verifica tecnica (da svolgersi con personale qualificato e con gli opportuni dispositivi di sicurezza), l’immobile non avrebbe dovuto essere tecnicamente chiuso e inaccessibile a chiunque? Le evidenze dimostrano l’approccio fatalistico che spesso c’è nei confronti del rischio. Però in questo caso, a differenza dell’imprevedibilità di un terremoto, il rischio era evidente e addirittura certificato.
In attesa dei doverosi approfondimenti tecnici, possiamo solo ipotizzare che il pilastro gravemente degradato sia stato probabilmente l’anello debole che ha innescato l’implosione del palazzo su se stesso. Nella progettazione di quegli anni non esisteva ancora il concetto di robustezza che invece è richiesta per le attuali nuove costruzioni. La crisi di un elemento strutturale non deve determinare il cosiddetto “collasso progressivo” dell’intera struttura, la quale deve dimostrare una sufficiente iperstaticità per facilitare il trasferimento delle azioni sfruttando percorsi di carico alternativi in seguito ad un evento eccezionale, quale ad esempio la crisi di un pilastro.
Intercettare in tempo la presenza e la progressione dei dissesti strutturali è oggi possibile grazie a tecnologie e competenze tecniche. Soprattutto per strutture maggiormente datate, intervenire in anticipo significa risolvere le vulnerabilità senza attendere fatalisticamente l’aggravarsi di criticità poi più complesse da gestire, sia in termini tecnici che socio-economici, come appunto una inagibilità forzata, la necessità di trovare una residenza alternativa e il rischio di perdere l’immobile per crollo.
L’eventuale causalità tra il crollo e il recente inizio dei lavori sarà sicuramente un altro elemento di indagine della magistratura, che dovrà approfondire la correttezza del progetto, della gestione della sicurezza del cantiere e dell’esecuzione degli interventi eseguiti prima del cedimento della struttura. Operare in situazioni già fortemente compromesse richiede una progettazione ed una esecuzione più complessa e delicata degli interventi strutturali.
Ritardi, vizi di comportamento e scarsa cultura della sicurezza sembrano ogni volta farci dimenticare, o addirittura non farci ascoltare, la lezione che ogni crollo strutturale ha da insegnarci.
Comprendere gli errori del passato è il primo passo per cambiare l’approccio nella prevenzione, garantendo maggiore sicurezza e vita alle nostre strutture.
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