Tragedia Firenze: riflessioni sulla complessità della gestione della sicurezza nei cantieri

Dalle scelte economiche del committente, alla qualità del progetto, alla direzione del cantiere fino alla professionalità delle imprese esecutive: tutti gli anelli della catena sono responsabili della gestione della sicurezza

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Di fronte al gravissimo incidente avvenuto nel cantiere Esselunga di via Mariti a Firenze con la morte di cinque operai e il ferimento grave di altri tre, la doverosa premessa è che in questo momento nessuna valutazione tecnica, fondata solo su immagini in tv e prime fonti giornalistiche, può dare risposte certe se non quelle che la magistratura e i periti determineranno con il dovuto tempo e la cautela che richiede la ricerca della verità tecnica.

La dinamica dell’incidente riguarda un improvviso cedimento strutturale di una trave prefabbricata durante le fasi di costruzione. In questo caso probabilmente non è chiamata in causa l’assenza di dispositivi di protezione, quanto eventuali errori di progettazione o montaggio o di coordinamento tra imprese subappaltatrici. Si parla, fra le ipotesi in corso di verifica, di sfilamento o cedimento dell’appoggio della trave e non della rottura della stessa in fase di esercizio. La dinamica rileva un cinematismo improvviso dovuto a una potenziale labilità, di cui saranno i periti a stabilirne le cause anche in relazione al coordinamento delle fasi lavorative del cantiere.

Molte sono le considerazioni da fare sul tema sulla gestione della sicurezza nei cantieri: filiera troppo lunga dei subappalti, massimi ribassi, inadeguata formazione dei lavoratori, scarsa efficacia del ruolo e dell’autorità riconosciuta al coordinatore della sicurezza, gestione dei rischi troppo spesso ridotta solo a frasi preconfezionate sulla carta per soddisfare le richieste burocratiche, ma che non trova effettiva realizzazione durante le fasi lavorative.

Nell’impossibilità di approfondire in questo breve articolo tutte le criticità che ogni anno determinano un inaccettabile numero di morti nei cantieri edili, preme sottolineare come il problema cronico della sicurezza non possa essere ridotto solo a slogan ma vada affrontato nella sua complessità e nelle sue sfaccettature, diversificate in relazione alle dimensioni del cantiere e agli attori del processo edilizio.

Dalle scelte economiche del committente, alla qualità del progetto, alla direzione del cantiere fino alla professionalità delle imprese esecutive: tutti gli anelli della catena sono responsabili della gestione della sicurezza.

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Indice

Subappalti a cascata e interferenze

Si è parlato molto in questi giorni del problema dei subappalti e del conseguente massimo ribasso a discapito della sicurezza dei lavoratori. Tuttavia, ogni considerazione va contestualizzata e giustificata dal punto di vista tecnico. È fisiologico che la realizzazione di un’opera edile di grandi volumi richieda la presenza di più imprese specialistiche, viste le diverse categorie di elementi costruttivi che caratterizzano la costruzione.

L’interdisciplinarietà rappresenta la complessità e anche il valore aggiunto del processo edilizio. Incidenti nei cantieri accadono anche in presenza di una sola impresa operante, tuttavia la probabilità di accadimento aumenta con l’interferenza tra più ditte attive nello stesso momento. Soprattutto in presenza di grandi cantieri, non è sempre possibile annullare le interferenze, anche se si riducesse la catena dei subappalti.

Qui entra in gioco la figura del coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione (CSP) che redige il Piano di Sicurezza e Coordinamento (PSC) contenente le prescrizioni per ridurre i rischi interferenziali, e l’analoga figura responsabile della sicurezza nell’esecuzione (CSE). A queste figure professionali spetta il compito di coordinare le diverse imprese, e se possibile ridurre o annullare le interferenze con sfasamenti temporali o spaziali delle lavorazioni.

La tanto criticata catena dei subappalti, se contenuta nel numero necessario di ditte e gestita correttamente, rappresenta un valore aggiunto in termini di sicurezza in quanto lavorazioni altamente specialistiche, che una qualsiasi impresa principale non avrebbe le competenze tecniche di svolgere, vengono eseguite da ditte specializzate in quel settore. D’altronde, il presupposto iniziale per garantire la sicurezza è proprio la competenza tecnica di manodopera e mezzi.

Il problema nasce nella distorsione del sistema finalizzato all’ottica del massimo risparmio, quando una ramificazione troppo estesa di ditte finisce per essere difficilmente gestibile e pericolosa. Oppure alle tempistiche troppo strette di realizzazione dell’opera, che incrementano le fasi interferenziali tra le imprese. Spetterà alla autorità valutare se l’interferenza delle ditte presenti in quel momento nel cantiere di Firenze fosse compatibile e gestibile in termini di sicurezza.

Sicurezza ridotta al minimo per ragioni di risparmio

L’appalto al maggior ribasso e risparmio è una criticità frequente anche nella piccola committenza privata. Anche se rappresentano casi isolati, si vedono ancora lavori di manutenzione straordinaria sulle coperture di villette con ponteggi incompleti nel perimetro o mal montati, dove spesso manca il coinvolgimento di un coordinatore della sicurezza per risparmiare sui costi professionali.

Riflettendo su quante morti per caduta in quota si leggono nelle cronache dei giornali, è evidente che anche nei piccoli cantieri, dove non sussiste il problema dei subappalti in cascata, la percezione della sicurezza sia ridotta al minimo per ragioni di risparmio.

Preme sottolineare come un incidente così tragico come quello di Firenze, per di più causato da un cedimento strutturale, possa avvenire anche all’interno di un cantiere periodicamente controllato dall’ASL, dai cui sopralluoghi precedenti sembrano non essere state rilevate irregolarità. I controlli sono sempre molto severi e non si riducono solo ai contenuti dei documenti, ma anche all’effettiva sicurezza delle fasi lavorative in svolgimento, controllando anche la gestione delle interferenze.

Quante altre analoghe fasi lavorative di varo della trave e getto soprastante si sono succedute nei mesi precedenti all’interno di quel cantiere senza incidenti, sotto la sorveglianza periodica dell’ASL? Tuttavia la maggior parte degli incidenti avviene per il subentro di discontinuità non programmate rispetto ai consueti ritmi e procedure ordinarie.

I fattori che incidono negativamente sulla sicurezza in cantiere

Basta poco, purtroppo. Un cambio di squadra o di impresa, la modifica all’ultimo momento di una procedura mal comunicata, un errore progettuale, la ripetitività delle procedure che incentiva il calo di attenzione, e soprattutto la fretta di finire. I tempi di consegna sempre più stretti, come nei cantieri del Superbonus o del PNRR, rappresentano la principale insicurezza, pregiudicando anche la qualità delle progettazioni da eseguirsi con tempistiche ridotte per conseguire le detrazioni fiscali e i finanziamenti pubblici.

Tutti questi fattori contribuiscono col loro peso a erodere parte della sicurezza, come le fette di una torta di cui, alla fine, rimangono solo le briciole, che rappresentano ciò che rimane della percezione del problema. Fino al prossimo incidente. Fino a che non ci sarà un cambio epocale di visione che vede la sicurezza come un investimento conveniente, non in termini economici, ma per la tranquillità e la certezza di vedere ogni lavoratore rientrare a casa a fine giornata lavorativa ed abbracciare la propria famiglia.

Alessandro Grazzini

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