Gabriele Buia, presidente di Ance, non usa mezzi termini per criticare gli ultimi emendamenti presentati al Dl Semplificazioni (decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76), in particolare all’art. 10, articolo che dovrebbe semplificare le procedure e gli interventi per la rigenerazione urbana (>> Tutto sull’art. 10 Dl Semplificazioni: La nuova edilizia in 4 punti).
Le imprese del settore da settimane si dicono deluse dal provvedimento, soprattutto per i vincoli posti alla demolizione e ricostruzione nelle zone A, perimetro che coincide con la città storica ma che poi ogni regione e ogni comune declina con ampia flessibilità.
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Per comprendere meglio in che modo queste novità potrebbero trasformare il lavoro dei professionisti e le nostre città, riprendiamo le parole del presidente Ance, che propone anche una visione diversa sul procedimento, parlando di flessibilità e “vere” semplificazioni.
Decreto Semplificazioni bocciato da Ance: così si blocca l’edilizia
«Mi chiedo che idea di Paese e di crescita abbia chi sta decidendo in queste ore le modifiche al decreto semplificazioni: si sta andando verso l’immobilismo, il degrado dei nostri centri urbani e la deregolamentazione delle procedure di gara invece di snellire quelle a monte». Buia parte con un messaggio chiaro al Governo: le proposte di emendamenti all’articolo 10 del decreto rischiano di bloccare tutti gli strumenti urbanistici esistenti e di consegnare i centri storici e ampie zone urbane all’incuria e all’abbandono.
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Qual è la proposta alternativa?
«Per aiutare le nostre città a rinascere dopo una crisi durissima e dopo anni di immobilismo occorrono strumenti flessibili affinché si possa intervenire per demolire edifici in disuso privi di valore storico-artistico, dando nuova vita a zone dismesse e insicure», chiarisce il Presidente Ance che aggiunge: «La tutela dei centri storici che sta a cuore a tutti non si ottiene moltiplicando vincoli e impedimenti che di fatto bloccano ogni iniziativa di recupero e di trasformazione urbana che nelle altre capitali europee è una prassi consolidata da oltre 20 anni. Anche perché non mi pare che la politica dei vincoli abbia impedito in questi anni il proliferare di ambiti di degrado anche sociale all’interno dei centri storici».
Come riqualificare il patrimonio immobiliare?
Buia continua affermando che «Sta passando una logica conservativa folle che renderà definitivamente impossibile intervenire su edifici fatiscenti e insicuri senza alcun valore architettonico, di trasformare aree dismesse, di riqualificare caserme, ospedali, aree militari e tutto il patrimonio pubblico e non solo. E poi speriamo di vendere questo patrimonio a qualcuno».
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La richiesta al Governo
«Chiedo al Governo: sono queste le norme che dovevano sbloccare il Paese? Sulle opere pubbliche ci si sta concentrando sulle procedure di gara comprimendo concorrenza e trasparenza invece di intervenire sulle autorizzazioni a monte come abbiamo sempre detto. Sulle città stiamo mettendo solo vincoli e impedimenti. È questo il piano strategico di sviluppo del Paese di cui abbiamo parlato per mesi? È così che pensiamo di spendere le risorse del Recovery fund? Impossibile».
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