Ok all’eliminazione della negativa burocrazia, ma Giuseppe Busia, presidente di ANAC, lancia un monito sulla necessità di non perdere di vista i principi cardine quali chiarezza, controllabilità e libera concorrenza a causa della sospirata semplificazione e della rapidità delle procedure.
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Codice contratti: gli aspetti positivi
Il presidente ANAC ha messo in evidenza quali sono gli aspetti positivi previsti nel nuovo testo del Codice appalti, tra i quali digitalizzazione e rafforzamento della vigilanza collaborativa.
“Con la gestione interamente digitale degli appalti, prevista dal Codice e impegno di ANAC da tempo, sarà garantita l’estensione del digitale a tutto il ciclo di vita del contratto, a partire dalla programmazione, alla richiesta del codice identificativo di gara, fino all’esecuzione e conclusione del contratto, e all’ultima fattura. Questo porta a piena maturazione quanto ANAC ha già fatto con la Banca dati nazionale dei contratti pubblici: tutte le informazioni e le attività riguardanti l’appalto dovranno passare attraverso piattaforme telematiche interoperabili e confluiscono sul portale dell’Autorità, con l’acquisizione diretta dei dati”.
Per Busia bene anche il rafforzamento della “vigilanza collaborativa, uno dei più efficaci strumenti di prevenzione che consente ad ANAC di intervenire con tempestività e garanzia della legalità nelle procedure di aggiudicazione, senza nessuna perdita di tempo. Le Pubbliche amministrazioni che vi aderiscono sottopongono in via preventiva gli atti di gara all’Autorità, che in tempi brevissimi (circa una settimana) fornisce osservazioni e consigli, favorendo la deflazione del contenzioso”.
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Codice contratti: i dubbi di ANAC
Per il presidente dell’Autorità sono in dubbio alcuni aspetti quali le soglie troppo elevate per gli affidamenti diretti e gli appalti sotto i 150 mila euro.
“Soglie troppo elevate per gli affidamenti diretti e le procedure negoziate rendono meno contendibili e meno controllabili gli appalti di minori dimensioni, che sono quelli numericamente più significativi. Tutto questo col rischio di ridurre concorrenza e trasparenza nei contratti pubblici”.
Circa gli appalti sotto i 150 mila euro, per Busia “si dà mano libera, si dice non consultate il mercato, scegliete l’impresa che volete, il che vuol dire che si prenderà l’impresa più vicina, quella che conosco, non quella che si comporta meglio…Sotto i 150 mila euro va benissimo il cugino o anche chi mi ha votato e questo è un problema, soprattutto nei piccoli centri”.
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