(Introduzione a cura di Marco Argiolas) Le patologie che possono verificarsi nelle costruzioni in legno sono purtroppo frequenti e riguardano quasi sempre una o più carenze di protezione dal contatto con l’acqua e, più in generale, con l’umidità.
Sappiamo che esiste la regola delle 4 D, di derivazione canadese, che indica degli opportuni accorgimenti per prevenire il danneggiamento delle costruzioni in legno. Vediamola, e poi addentriamoci con l’architetto Nicola Pavan nel problema della marcescenza della base parete.
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Suggeriamo:
Danni e difetti delle costruzioni in legno
Il legno è il primo materiale da costruzione utilizzato dall’uomo e il suo impiego si perde nella notte dei tempi. Negli ultimi anni, grazie allo sviluppo delle normative di settore e al progresso tecnologico, si è assistito alla rapida diffusione dei sistemi costruttivi in legno che, però, hanno anche evidenziato alcune criticità legate alla durabilità del materiale, di per sé stesso marcescibile.Si tratta di un aspetto di vitale importanza da affrontare con consapevolezza e rigore per garantire il futuro di un settore in crescita anche in questi anni di sofferenza per il settore edilizio in generale.Quest’opera ha lo scopo di diffondere le regole del buon costruire in legno e di sensibilizzare i progettisti dai possibili errori in cui si può incorrere durante la costruzione di un edificio interamente in legno. All’interno del libro saranno illustrati dei casi reali in cui saranno chiaramente evidenziati i punti critici e fornite le possibili soluzioni correttive.Oltre all’analisi del materiale “legno” e il suo degrado, saranno affrontati le cause e i meccanismi patologici delle tecnologie costruttive attualmente più diffuse e delle finiture, studiando i punti critici della durabilità di un edificio in legno (attacco a terra, coperture, terrazzi e impermeabilizzazioni, impianti) con esemplificazioni tratte dalla pratica progettuale e dalle esperienze in cantiere.Alex MerottoIngegnere Edile specializzato in strutture in legno, titolare dal 2011 dello Studio di Ingegneria WoodLab, in provincia di Treviso. Ha maturato una significativa esperienza di progettazione e costruzione con oltre 250 edifici in legno realizzati con varie tecnologie costruttive su tutto il territorio nazionale. Contribuisce alla cultura del buon costruire inlegno sul blog www.woodlab.info
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La regola delle 4 D
La regola delle 4 D è un principio fondamentale per la funzionalità e la durabilità delle costruzioni in legno, soprattutto in ambienti esposti all’acqua e all’umidità. Serve a prevenire i danni e il degrado da acqua, principale nemico del legno. Le 4 “D” stanno per:
- Deflection (Deviazione): l’acqua deve essere il più possibile allontanata dalle superfici in legno. Questo significa progettare tetti sporgenti, aggetti di adeguata lunghezza, grondaie e rivestimenti che deviano la pioggia lontano dalla struttura;
- Drainage (Drenaggio): l’acqua che riesce ad entrare deve poter essere drenata rapidamente ed efficacemente, senza accumularsi o ristagnare. Ad esempio, con la possibilità di ventilazione e la presenza di spazi vuoti tra le stratigrafie degli elementi costruttivi;
- Drying (Asciugatura): il legno deve essere in grado di asciugarsi rapidamente dopo essere stato bagnato. Ciò si ottiene favorendo la ventilazione e scegliendo materiali e dettagli costruttivi che permettono la traspirazione. L’obiettivo è quello di ridurre il più possibile il tempo di bagnato;
- Durability (Durabilità): i materiali devono essere resistenti all’umidità e agli attacchi biologici per tempi molto lunghi, compatibili con l’aspettativa di vita dell’immobile. Ciò include l’uso di legni naturalmente durevoli oppure trattati adeguatamente, e di protezioni aggiuntive come vernici o impregnanti.
La regola delle 4 D è la guida per i tecnici e i costruttori per evitare e per prevenire marcescenza, muffe e degrado nelle strutture in legno, garantendo così una adeguata vita utile di esercizio all’edificio.
Come sempre, sul tema delle patologie edilizie occorre “prevenire quando possibile e correggere dove necessario” (Marco Argiolas, patologo edile).
La marcescenza della base parete sulle case in legno
Uno dei problemi maggiormente riscontrati nelle costruzioni in legno è la marcescenza all’appoggio della parete; capita infatti di sovente vedere edifici costruiti una decina di anni fa parzialmente o completamente marci alla base.
Il problema nasce dal fatto che le pareti in legno, sia in XLAM che a telaio, venendo appoggiate direttamente alla platea di fondazione, risultano alla stessa quota del piano di campagna, rendendone così impossibile la protezione dall’acqua e dall’umidità. Il legno umido favorisce il proliferare di spore, funghi e muffe determinandone una forte marcescenza, con una importante diminuzione di resistenza. Obiettivo di questo breve articolo è portare alla luce il problema e descriverne per sommi capi una delle soluzioni possibili; troppo vasto l’argomento per svisceralo in modo esauriente in un solo capitolo.
Non vorrei soffermarmi nella parte tecnico-giuridica, ma è d’obbligo ricordare che ci sono norme tecniche di riferimento quale, per esempio, la DIN 68800-2-:2012-2 ove troviamo descritte le basilari misure da seguire per non commettere l’errore fin d’ora descritto e da cui si evince facilmente che l’appoggio della base della parete in legno deve essere almeno a quota + 15 cm dal piano di campagna. A questa e altre norme simili si rifanno attualmente anche i protocolli ARCA e CASACLIMA che ne consigliano il rispetto proprio in virtù di quella durabilità dell’edificio che il Progettista, il Direttore ai lavori e l’impresa costruttrice devono garantire.
Come intervenire

Andiamo ora ad analizzare cosa dovremmo fare se ci trovassimo di fronte ad una situazione simile alla foto in Figura 1:
- Attenta analisi dello stato dell’arte mediante campionature e carotaggi
- Studio delle cause e dei particolari costruttivi di fabbrica
- Studio e progettazione di un risanamento strutturale
Il risanamento strutturale passa per tre passaggi fondamentali:
- Rimozione della marcescenza e di quanto ammalorato
- Creazione di un cordolo in c.a. atto ad alzare la quota di appoggio della base della parete
- Ricostruzione della parte di parete precedentemente rimossa e del cappotto termico di finitura

In Figura 2 vediamo un risanamento quasi terminato; si può osservare, dal basso verso l’alto:
- il nuovo cordolo in c.a.
- Il nuovo dormiente in larice che va a sostituire il vecchio ammalorato e rimosso
- I montanti verticali già epurati della parte marcescente
Mancano tutti i fissaggi, l’impermeabilizzazione, la chiusura della parete e il nuovo cappotto termico.
Penso sia ora interessante analizzare la situazione sopra menzionata attraverso una sezione verticale – Figura 3 – dove si può osservare la rappresentazione di una parete a telaio con dormiente o base parete in larice posato direttamente nella platea di fondazione, ben al di sotto della quota di campagna.
Balza subito ai nostri occhi l’assenza di guaine a protezione del legno; guaine che non avrebbero risolto definitivamente il problema ma lo avrebbero quantomeno rallentato.

Si aprirebbe infatti un altro grande tema, che è quello della formazione delle condense interstiziali tra la parete in legno e la guaina ad essa adiacente. La condensa interstiziale, con l’andare del tempo, bagnerebbe la parte in legno favorendo la formazione di funghi e muffe.
A ben guardare possiamo anche notare la mancanza di separazione tra il massetto del marciapiede e la parete di legno; tutto ciò favorisce la fase anaerobica rispetto a quella aerobica. Buona regola vuole che, una volta rappresentato lo stato di fatto e al fine di risolvere il problema si decida di partire da una soluzione come quella rappresentata in Figura 4, ovvero alzare l’imposta della parete mediante un cordolo in c.a. su cui appunto appoggiare la parete in legno già risanata.

È bene ribadire che quanto rappresentato in Figura 4 non è altro che il punto di partenza per una serie di ragionamenti legati:
- Allo stato dell’arte in cui ci si trova;
- Alle caratteristiche e alla quota del terreno circostante;
- A come è stata pensata strutturalmente la casa;
- Alla tipologia della parete in legno – telaio, Xlam, tavole incrociate e chiodate, ecc.,
- Alle necessità del cliente, tra cui, da non sottovalutare, la possibilità o meno di lasciare l’immobile per il tempo necessario all’esecuzione dei lavori.
È importante ricordare che sono tutti interventi invasivi e molto laboriosi, in quanto si agisce per conci di piccola dimensione non continuativi che debbono essere seguiti da tecnici competenti con esperienza in materia e realizzati da manodopera altamente qualificata. Sono interventi che si possono paragonare al restauro architettonico di edifici antichi, ove è necessario eseguire le sottofondazioni; a ben guardare la tecnica di intervento è molto simile, con la differenza che oltre alla parte in cemento armato si va ad agire in strutture in legno marcescenti.
Inutile dire che prima di iniziare il risanamento strutturale è necessario far eseguire da un tecnico abilitato un piano delle puntellazzioni e un calcolo strutturale; questo al fine di non creare problemi alla struttura esistente e di ripristinare, una volta finiti gli interventi, una situazione statica identica a quella già collaudata.
Doveroso, prima di rimandare questo argomento ad approfondimenti dedicati, indicare una base di partenza per l’appoggio delle pareti in legno di una nuova costruzione. Una semplice realizzazione come in Figura 5 permetterebbe di evitare nella quasi totalità dei casi il verificarsi di tutto quanto descritto precedentemente.

Si può notare il cordolo in c.a. che fuoriesce dalla quota di campagna, le guaine di protezione, i pannelli isolanti dapprima in styrodur e poi in lana di roccia, verso l’esterno, e la controparte isolata verso l’interno.
Concludo dicendo che questa dovrebbe essere la condizione minima accettabile del buon costruire.
Arch. Nicola Pavan sarà relatore al CoNaPE Convegno Nazionale Patologie Edilizie 2026 >> scopri qui tutti gli articoli sull’edizione 2025
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