Gli incentivi per la riqualificazione degli immobili forniscono una gigantesca boccata d’aria per un comparto in enorme difficoltà come quello dell’edilizia: i dati emessi dal CRESME (su dati dell’Agenzia delle Entrate relativi alle ritenute sui bonifici) in questi giorni non fanno altro che confermare un trend evidente negli ultimi 2 anni.
Ammontano infatti a 1,68 milioni le domande effettuate dagli italiani al fine di usufruire del Bonus ristrutturazioni (sgravio IRPEF del 50%) e dell’Ecobonus riqualificazione energetica (65%), con un aumento dello 0,7% rispetto ai dati del 2013, l’anno del “boom” assoluto di lavori in casa incentivati (in virtù dell’aumento della percentuale di spesa detraibile).
Per maggiori informazioni in materia consulta l’articolo Le 6 cose da sapere assolutamente sul Bonus ristrutturazioni 2015.
L’efficacia dello strumento
Il trend positivo prosegue e non accenna a diminuire, confermando l’innegabile efficacia del bonus, vero e proprio strumento capace di opporsi alla congiuntura negativa che da oltre un quinquennio ammorba l’edilizia nel nostro paese.
In termini di investimenti attivati dalle famiglie grazie all’incentivo fiscale il dato è senz’altro clamoroso: 28 miliardi e 457 milioni di euro spesi nel 2014 (compresi i versamenti Iva), circa 2 punti percentuali di Pil, con una crescita dell’1,8% rispetto ai 27.957 milioni di euro del 2013 che aveva registrato anche in questo senso un ampio salto di scala (+45,5%).
Consulta la Pagina speciale intitolata Ecobonus riqualificazione energetica.
Chiamatelo “fisco buono”
Il “fisco buono” si conferma lo strumento fondamentale per spingere l’economia al fine di risollevare un comparto dissanguato dalla crisi. “Volgere il fisco verso lo sviluppo è possibile” affermava Giorgio Santilli sul Sole 24 Ore del giorno di Pasqua, proponendo una suggestione davvero interessante per il futuro immediato: “Se estendiamo uno strumento soltanto micro (recupero abitativo) a uno strumento di scala macro (forme di incentivo fiscale alla riqualificazione urbana), non solo lo sviluppo indotto cresce e corre più veloce, ma abbiamo la possibilità di impostare una politica nuova e integrata che taglia trasversalmente (e rinnova) l’intero settore edilizio. Se poi ci mettiamo finalità come l’efficienza energetica, il valore economico dell’operazione cresce”.
La spinta sull’occupazione
Il comparto beneficia ora degli effetti di questo strumento, anche in termini di occupazione, dal momento che gli investimenti attivati dal bonus valgono (sempre secondo i dati del CRESME) solo per il 2014 oltre 283mila posti diretti nell’edilizia (circa 424mila posti comprendendo l’indotto). Gli incentivi sui lavori in casa hanno agito da paracadute nei confronti del crollo occupazionale che ha colpito il comparto edilizio nella crisi 2011-2014, quando la perdita di 308mila posti di lavoro ha rappresentato il 96% della perdita occupazionale dell’intera economia nello stesso periodo: numeri terrificanti. Una scommessa per ora vinta quella degli sgravi fiscali per il recupero edilizio.
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