Dici tetto e dici casa. Nell’immaginario collettivo quando si parla di coperture si parla di abitazione, anche più delle fondazioni e dell’involucro degli edifici. Il bisogno di ripararsi per tutelare la propria salute e sicurezza è innato nell’uomo. Oggi si parla di sindrome da edificio malato, di iperisolamento e di efficienza energetica, ma curiosamente già a metà del ‘700 un abate francese, Marc-Antoine Laugier scriveva nel suo trattato sull’architettura che “l’uomo mal coperto, al riparo sotto le foglie, non sa più come difendersi da un’umidità fastidiosa che gli penetra nelle ossa da tutti i pori …”.
Nell’arco dei secoli, i tetti e le coperture degli edifici sono diventati dei sistemi sempre più complessi e raffinati, distinguendosi per il materiale impiegato o per la sua forma (a falde, a cupola, piana, a terrazzo, a volta, ecc.). L’evoluzione della statica e dei materiali utilizzati nelle strutture, quali il ferro o il legno lamellare, ma anche l’alluminio e l’acciaio, hanno consentito ai progettisti di osare sempre di più, permettendo la realizzazione di coperture libere con luci sempre maggiori e ulteriore libertà di forma.
Con l’avvento delle nuove tecnologie costruttive e con la sempre maggiore diffusione di materiali eco compatibili, il tetto e le coperture non assumono più la semplice funzione di protezione dell’edificio, ma anche quella di sentinella per garantire il benessere degli abitanti.
“I parametri di comfort interno più importanti, spiega l’architetto Barbara Del Corno, autrice del volumeedito per i tipi Maggioli, sono certamente l’umidità e la temperatura. La prima, in particolare, deve essere costantemente smaltita (a questo proposito leggi anche l’articolo dell’architetto Barbara Del Corno sulle Cause dell’Umidità in Casa)”.
“Oggi, prosegue l’architetto Del Corno, trovano larga diffusione coperture realizzate con travi reticolari in acciaio, dotate di una notevole resistenza alla flessione per una notevole leggerezza, o travi in legno lamellare”.
Un altro esempio di innovazione nel settore dei tetti e delle coperture è il progressivo imporsi dei c.d. tetti verdi, che presenta alcuni vantaggi rispetto alle coperture edilizie come una migliore coibentazione acustica e termica e un efficiente abbattimento delle polveri sottili.
“Il tetto verde, però, presenta anche alcuni svantaggi”, precisa l’architetto Giovanna Mottura che con la collega Laura Bina Sforza Fogliani, ha realizzato il volume Tetti Verdi sempre per la casa editrice Maggioli. “Anzitutto, spiega Mottura, va considerata la necessità di una costante manutenzione, ha un costo iniziale maggiore rispetto a una copertura tradizionale e può essere messo a dimora solo se la struttura della copertura ne sopporta il carico (100 kg/mq per il tetto inclinato e 300 kg/mq per quello piano).
Ma tetti e coperture hanno conosciuto una vera rivoluzione grazie all’inventiva degli architetti e dei progettisti che hanno potuto, grazie al progresso tecnologico realizzare vere e proprie opere d’arte e, comunque, strutture di grandi dimensioni e durevoli. Proprio la durabilità delle coperture è uno dei nodi al centro della ricerca da parte di università e aziende; alcune delle quali si sono già mosse, come, per esempio, Ondulit, che ha lanciato un sistema di coperture in acciaio a protezione multistrato, dove acciaio, alluminio e metallo si uniscono in un insieme sinergico che garantisce protezione, isolamento e durabilità.
In ogni caso, ai giorni nostri lo scenario non è uniforme. High tech e Decostruttivismo si affiancano al Postmodernismo, facendo perdere terreno al tetto piano nei confronti di altre tipologie inclinate, anche per gli innumerevoli vantaggi di dislocazione delle condutture dell’acqua, facilità di riparazione e lunga durata.
Credit foto: sopralarchitettura.it
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