L’Antitrust ha inviato al Governo e al Parlamento una segnalazione sulle “Proposte di riforma concorrenziale ai fini della Legge annuale per il mercato e la concorrenza anno 2013” dove si evidenzia che per quanto riguarda le liberalizzazioni c’è ancora molto da fare in particolare nel settore delle libere professioni. Va eliminato il riferimento dell’adeguatezza del compenso del professionista rispetto al “decoro professionale”, che darebbe la possibilità agli Ordini di reintrodurre la tariffa obbligatoria, e bisogna eliminare dai criteri per la determinazione del numero chiuso per l’accesso ai corsi universitari il “fabbisogno di professionalità del sistema sociale e produttivo”.
Le proposte dell’Antitrust hanno suscitato la reazione del presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, Leopoldo Freyrie, che ha inviato una lettera aperta al presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, Giovanni Pitruzzella. Riportiamo di seguito alcuni passaggi.
“La Proposta di riforma concorrenziale ai fini della Legge annuale per il mercato e la concorrenza anno 2013 ancora una volta – scrive Freyrie – ricade nel vizio storico di affrontare il ruolo dei professionisti all’interno del mercato dei servizi sulla base di pregiudizi, non suffragati da ragioni né da numeri. Le ipotesi e le proposte contenute nel Proposta sono evidentemente lontane dalla realtà, come se non ci fosse stata la Riforma della Professioni e come se non fossero noti i dati statistici delle realtà professionali: evidentemente gli analisti dell’Antitrust ragionano per ipotesi, oppure leggono esclusivamente le analisi di chi, come l’Istituto Bruno Leoni, usa come termini di paragone – tra tutti i Paesi del mondo – esclusivamente la Gran Bretagna, considerata il ‘paradiso’ della libertà economica (come lo scandalo Libor ben dimostra)”.
“L’annosa questione delle tariffe è superata dal Dpr di attuazione della Riforma delle Professioni di questo Governo; basta leggere con attenzione il rapporto sullo stato della Professione di Architetto del Cresme, così come altri analoghi di altre professioni, per avere contezza di una realtà professionale nella quale i redditi medi degli architetti valgono 35mila euro e l’uso della tariffa è da tempo diventato obsoleto, in un mercato sempre più simile a una giungla. O viceversa potete immaginare che i 150 mila architetti vogliano e possano mettersi d’accordo per fare cartello? Perché a due mesi dal DPR 137/2012 non credo che possiate davvero aver verificato una surrettizia reintroduzione delle tariffe. Oppure vi riferite a una professione in particolare: se così chiamate le cose per nome, senza sparare nel mucchio”.
Il CNAPPC si chiede che intenzioni abbia l’Antitrust “rispetto alle forme ingannevoli di pubblicità e l’evidente dumping di fenomeni come Groupon, che abbiamo segnalato senza avere risposta. Chiediamo anche come l’Antitrust possa stare in un assordante silenzio quando società pubbliche (regionalizzate, municipalizzate, università) finanziate con le nostre tasse ci fanno concorrenza sleale, ottenendo incarichi di progettazione senza gara”. Freyrie si chiede “come l’Antitrust possa tacere davanti a norme di selezione per gli incarichi pubblici di architettura in cui i requisiti sono tali da ridurre i concorrenti a poche decine di soggetti e davanti a una P.A. che mette a base di gara importi che sono un clamoroso invito al dumping”.
E conclude: “Vi invitiamo, senza ledere in alcun modo la vostra autonomia, a confrontarvi con noi, ad acquisire i dati che possediamo, a esaminarli e a discuterli pubblicamente, senza pregiudizi e con senso di realismo, perché non state trattando con società anonime capitalizzate, bensì con persone che ogni giorno si battono per guadagnarsi il pane, cercando pure di perseguire la qualità dei loro progetti, nella speranza che ne abbia vantaggio la comunità. Quanto al ‘decoro’ e alla ‘dignità’, siamo consapevoli che si tratta di termini ottocenteschi e desueti: ma questo Paese ne ha molto, molto bisogno”.
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