Nelle ore del tardo pomeriggio di ieri il caldo ha dato alla testa a siti internet, associazioni e persone. In cerca di visite, nella morìa di click dell’estate, i siti Leggo, il Secolo XIX e TGCOM (questi sono i primi che trovato sullo stream di Google, quindi sono quelli che dalla pubblicazione della notizia hanno forse ricevuto davvero i benefici, ma hanno dato un’informazione sbagliata) hanno annunciato l’introduzione della tassa sui condizionatori PRECISANDO che il Ministero dello Sviluppo economico aveva detto che riguardava solo gli impianti grandi con potenza maggiore uguale a 12 kw. E facendo confusione.
Loro almeno hanno fatto questa precisazione. Chi non ha fatto neanche questo (in cerca di condivisioni e stelline su twitter) è stato…
… Matteo Salvini, che ha ottenuto il risultato cercato, grazie a sostenitori e trollatori. Ma ha sbagliato.
La notizia che ha girato per un po’, quindi, riportava che sarebbe arrivata la tassa sui condizionatori, la stangata del fisco anche “sul caldo delle nostre case”, sull’aria condizionata, e andava a smuovere i nostri sentimenti più repressi, puntava a farci arrabbiare e a pensare “Ho caldo, spendo i soldi nell’impianto e nelle bollette e devo anche pagare le tasse!!”.
Anche Federcomsumatori e Adusbef ci si sono messi, col loro tatto nel tenatre senza peli sulla lingua e senza informarsi di aizzare i sensibili consumatori: “Sono arrivati a tassare anche l’aria.. solo quella condizionata però” con un titolo sbagliato e fuorviante: “Tasse: con il caldo arriva la tassa sul condizionatore. Aggravi di circa 200 euro a famiglia”. L’incipit, da maestri: “Da quella sul gradino a quella sull’ombra… a popolare la ricca fauna delle tasse più curiose nel nostro Paese arriva la tassa sul condizionatore”.
La precisazione riguardante il fatto che la tassa derivasse da una direttiva europea atta a salvaguardare l’ecosistema e a ridurre le emissioni di anidride carbonica, attraverso un libretto di impianto e controlli più frequenti, non ha fermato la polemica, perché i siti nominati, in particolare Federconsumatori, hanno fatto tutto per fare polemica, da ciò che c’è scritto negli articoli si capisce chiaramente, perché le info sono sbagliate o comunque parziali.
Federconsumatori ha riportato addirittura gli scalini di spesa per le diverse tipologie di impianto, tirando in ballo i soldi che avremmo dovuto spendere come cittadini (“multe salate per chi non è in regola dai 500 ai 3000 euro) ma non descrivendo bene di cosa si tratta.
Altra precisazione fatta (per esempio d Leggo): la tassa riguarda solo i condizionatori di potenza superiore a 12 KW.
Va bene, ma era una goccia nel mare. Le informazioni erano parzialmente corrette, ovviamente faziose, perché gli articoli volevano tutti portare a un finale col botto: le tasse in più da pagare. Chi dava un dettaglio, chi l’altro, mai tutto insieme e in modo preciso.
Tutto per un click, insomma, e per tirare dalla propria parte i consumatori, nel caso di Federconsumatori.
Tassa sui condizionatori: chiariamo come stanno le cose
IlPost.it ha dato informazioni più complete, oltre al link giusto per carpirci qualcosa (questo, al sito del Ministero dello sviluppo economico). Così ha fatto La Stampa e Il Corriere (meglio, con più dettagli), e altri.
Come anche riportato da dday.it, non esiste nessuna tassa sui condizionatori, ed è sbagliato parlare di tassa: si tratta di un controllo per prevenire inefficienze energetiche e fughe di gas pericolosi.
Si diceva prevista da una direttiva europea (del 2010, non di quest’anno) sulle emissioni di anidride carbonica, che dice:
“Gli Stati membri stabiliscono le misure necessarie affinché le parti accessibili degli impianti di condizionamento d’aria la cui potenza nominale utile è superiore a 12 kW siano periodicamente ispezionate. L’ispezione comprende una valutazione dell’efficienza dell’impianto di condizionamento d’aria e del suo dimensionamento rispetto al fabbisogno di rinfrescamento dell’edificio. La valutazione del dimensionamento non dev’essere ripetuta se nel frattempo non sono state apportate modifiche a tale impianto di condizionamento d’aria o con riguardo al fabbisogno di rinfrescamento dell’edificio.
Nel definire le misure di cui ai paragrafi 1 e 2 del presente articolo, gli Stati membri garantiscono, per quanto economicamente e tecnicamente fattibile, che le ispezioni siano eseguite conformemente alle ispezioni degli impianti di riscaldamento ed altri sistemi tecnici di cui all’articolo 14 della presente direttiva e all’ispezione in materia di perdite di cui al regolamento (CE) n. 842/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 maggio 2006, su taluni gas fluorurati ad effetto serra“.
La direttiva non è pensata per i condizionatori familiari, ma per sistemi di climatizzazione con potenza minima di 12 KWatt: unità abitative con più di 5 unità di raffreddamento e grandi almeno 150 mq.
Sono state cambiate alcune norme che riguardano condizionatori e manutenzione: dall’ottobre del 2014 i condizionatori e le caldaie devono avere un libretto di impianto che ne certifichi il corretto funzionamento, la sicurezza e la mancanza di difetti pericolosi.
Esisterà un libretto di certificazione unico per caldaie e climatizzatori, il cui costo potrà variare dai 100 ai 200 euro.
La normativa è riportata sul sito del Ministero economico e non è stata approvata dal Governo Renzi ma era già stata recepita è nota da tempo alle aziende che vendono climatizzatori in Italia e agli installatori.
Non è il caldo che dà alla testa, è la fame di click e di consensi politici momentanei, il desiderio di instant agreement, che sfrutta il caldo che ha dato (questo sì) alla testa alle persone che, pizzicate sul portafoglio, s’incazzano e condividono a manetta.
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento