Il problema degli scarichi negli edifici è uno degli aspetti più rilevanti nella gestione e manutenzione delle strutture abitative e non. Questi sistemi sono essenziali per convogliare via l’acqua di scarico e le acque piovane, garantendo l’igiene e prevenendo problemi di umidità. Quando gli scarichi funzionano male o si danneggiano, possono verificarsi una serie di problematiche, che vanno dalle semplici perdite a complicazioni più gravi come danni strutturali o problemi di salute per gli occupanti.
Vediamo di seguito quali sono le principali problematiche legate agli scarichi edifici con evidenza di un quadro dettagliato su come identificare le perdite attraverso osservazioni visive, concentrandosi sulle variazioni cromatiche, la presenza di formazioni biologiche, l’interasse della zona di origine, la dimensione del degrado, la geometria della manifestazione e la velocità di estensione del danno.
Riportiamo anche brevi considerazioni su: l’impatto della contaminazione acida su materiali da costruzione, l’influenza dell’umidità sulla proliferazione di muffe e batteri e l’importanza della geometria e posizione degli scarichi nell’identificazione delle aree compromesse.
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Indice
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Variazioni cromatiche
In presenza di perdite generate dagli scarichi, le murature e le pavimentazioni possono assumere colori diversi. Poiché la contaminazione da parte di acque acide e inquinate può trasformare chimicamente in leganti o causare la dispersione dei pigmenti nelle vernici.
Il fenomeno è da ritenersi perciò un vettore di reazioni chimiche complesse, spesso difficili da interpretare. I materiali leganti spesso subiscono una trasformazione, in presenza di elementi come il gesso; che può formarsi dall’azione combinata con l’acido carbonico, e infine sciogliendosi.
Anche gli ossidi, che tendono ad essere tracce visibili, determinano una prova visiva, poiché se dilavati tendono a maculare le superfici.
Formazioni biologiche e batteri
Gli scarichi sono fonte di alimentazione per le formazioni biologiche in genere. Tra le più presenti troviamo le muffe idrofile, i funghi e le alghe.
Questi tre agenti patogeni necessitano di quantitativi d’acqua diversi, perciò tendono a popolare zone diverse delle pareti, a seconda dell’acqua presente e dalla qualità dell’ambiente.
I batteri vanno aggiunti a questo ecosistema poiché beneficiano dell’alimentazione prodotta da questi tre agenti patogeni, con cui possono nutrirsi.
Interasse della zona di origine
Dobbiamo considerare sempre se le zone degradate risultano avere un epicentro, che può essere in prossimità del passaggio dei tubi di scarico, oppure lungo il loro percorso. L’acqua in questi casi potrebbe fuoriuscire dalla guarnizione che separa la condotta al WC ma anche lungo tutto il suo percorso, a seconda del materiale da cui è composta.
Potenzialmente, ogni innesto fra un elemento e l’altro può far fuoriuscire acqua, in presenza di tubazioni in polivinile (PVC). Il polivinile viene installato utilizzando mastice, spesso non immune agli effetti corrosivi dei vapori acidi, presenti all’interno degli scarichi.
Dimensione del degrado
Dopo aver identificato uno dei probabili punti d’origine dell’infiltrazione, occorre capire quanto l’abitazione può nascondere il quantitativo d’acqua presente. La quantità d’acqua che può fuoriuscire cambia a seconda dell’utilizzo dei sanitari, ma cambia anche il modo con cui quest’acqua dispersa possa essere nascosta, a seconda dei materiali che compongono l’abitazione.
Se ad esempio è presente un vespaio al di sotto dei pavimenti, bisognerà considerare che la manifestazione reale nella muratura, possa essere non rappresentativa dell’esatta quantità d’acqua presente. Poiché una buona parte della dispersione viene poi convogliata all’interno del vespaio e possono passare anni prima che il degrado si manifesti.
Va considerato anche che i laterizi forati, i mattoni storici in terracotta e i sassi hanno una porosità diverse, con capacità diverse di assorbimento. Se la costruzione risultasse realizzata con elementi forati, potrebbe manifestarsi il problema su più pareti e a distanza di tempo. Poiché bisognerà attendere che l’acqua abbia completamente riempito i setti porosi più bassi rispetto al piano di calpestio, prima di poter manifestare un degrado sugli intonaci.
Geometria della manifestazione
Considerare le geometrie della manifestazione è indispensabile. Se la perdita di uno scarico si realizza al primo piano risulta piuttosto semplice intuire la posizione dell’origine, tramite il convogliamento verso il basso delle acque.
Se lo scarico disperdente si trova al piano terra, non potremo beneficiare di colature visibili, ma dovremo considerare dove l’acqua può canalizzare a seconda delle variabili presenti.
Può risultare pertanto ingannevole affidarsi alla distanza dall’origine, poiché in presenza di una soletta in calcestruzzo non perfettamente orizzontale, si avrà lo scorrimento dell’acqua dispersa, verso il punto più basso della soletta. Che potrebbe essere anche sul lato opposto, rispetto alla perdita.
Velocità di estensione
La velocità di estensione del degrado deve considerare molti fattori, per poter determinare un processo logico e facile da intuire. Le perturbazioni dettate dalla stagionalità, vanno considerate come fenomeno collaborante nell’intuizione del problema, poiché possono causare il riempimento delle vasche biologiche a seguito di piogge persistenti.
In questo caso può avvenire una contaminazione molto veloce nei giorni successivi alla perturbazione. Quando avviene questo fenomeno si nota molto velocemente l’avvento delle formazioni biologiche, che determinano una variazione cromatica della superficie.
Altro vettore di valutazione, che dipende dalla stagionalità, è la presenza del riscaldamento a radiatori oppure a pavimento. La forte evaporazione generata dal calore del riscaldamento può asciugare completamente l’acqua dispersa in pochissimo tempo, generando distacchi importanti degli intonaci in prossimità della perdita.
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