Legge di Bilancio 2018, Ecobonus: sbagliatissimo abbassare la detrazione

Escludere serramenti, schermature solari, caldaie e pompe di calore dalla proroga degli incentivi al 65% significa arrestare un circolo virtuoso.

Parola dell’architetto Sergio Fabio Brivio, Presidente Finco, che insieme alle Associazioni federate chiede lo stralcio della riduzione dell’aliquota di detrazione al 50% con la conferma dell’attuale aliquota del 65%. Si tratta di componenti che in 10 anni di bonus fiscali hanno rappresentato la quota più significativa di apporto al risparmio energetico degli edifici: nel 2016, sulle 360.000 domande circa il 75% hanno riguardato infissi e schermature solari.

Invece di togliere la detrazione, Finco chiede che fra i parametri richiesti per l’ottenimento delle detrazioni del 65% vengano inseriti requisiti come la classe di permeabilità all’aria e l’esecuzione a regola d’arte della posa in opera dei serramenti, che rappresenterebbero elementi nuovi e ulteriormente qualificanti per la riduzione delle dispersioni energetiche del patrimonio edilizio nazionale.

Ogni anno, in occasione della discussione per la Legge di Bilancio, si accende il dibattito sulla proroga degli incentivi e delle detrazioni per la riqualificazione energetica. In particolare, si pone l’attenzione sul minor gettito portato dall’Erario dai bonus, vale a dire sul minor introiti IVA, IRPEF/IRES ed IRAP. Solo in seconda battuta si valuta il contributo occupazionale delle detrazioni che hanno consentito di creare, o mantenere, l’occupazione a oltre 200.000 addetti qualificati, e non si dice che, solo nel 2016, ci siano state circa 360.000 domande di intervento da parte dei privati cittadini per l’efficientamento energetico delle loro case. Questi interventi hanno hanno generato miliardi di investimenti. Il contributo della detrazione 65% consiste anche nell’emersione e nella spinta all’innovazione tecnologica indotta dalla ricerca del rispetto dei restrittivi limiti imposti per accedere alle misure fiscali. Questi gli argomenti di Brivio, che in effetti sono piuttosto attenti ai dati concreti.

E continua su questo registro. La gran parte del “mancato introito” per l’erario va attibuita alla detrazione del 50% per le ristrutturazioni edilizie, sia per la maggior longevità della misura, sia per il più elevato numero di interventi effettuati rispetto alla detrazione 65%.
Per il 65%, il mancato introito è assai più contenuto.

>>> Manovra 2018: l’Ecobonus cambia (come e perchè), il Bonus ristrutturazioni resta uguale

Come si stima il supposto minus erariale?

Si prendono le domande, si stima la somma del loro importo, si calcola la parte che lo Stato avrebbe incassato come imposta a valere sul 65% di detrazione. Aggiungendo a questo, paradossalmente, le minori entrate derivanti all’Enel e all’Eni, ecco la cifra di minor introito.

Alcune domande, continua Brivio, rimagono senza risposta: quanti contribuenti avrebbero realizzato gli interventi (o li realizzeranno) senza detrazioni fiscali? Quanto nero è emerso con l’Ecobonus per serramenti, schermature solari, caldaie e pompe di calore? I due dati sarebbero veramente utili per verificare i reali minori incassi da accise e Irpef. Gli interventi fatti, si sarebbero fatti nche senza la detrazione? I mancati introiti si riferiscono a lavori che sarebbero comunque stati fatti anche in mancanza delle agevolazioni?

“Credo che tali informazioni sfuggano anche al MEF. In linea teorica si può al massimo affermare che i contribuenti che hanno fatto il cappotto di casa o sostituito gli infissi, lo avrebbero forse ugualmente fatto, e che a pensar bene il nuovo impianto sarebbe stato regolarmente acquistato e fatturato. Ma come ovvio siamo nel campo delle ipotesi”.

Se l’abbassamento della detrazione dal 65% al 50% per certi interventi venisse confermato a causa del minor gettito sarebbe un grave errore, perché è un errore equiparare l’Ecobonus per serramenti, schermature solari e pompe di calore alle detrazioni fiscali per le semplici ristrutturazioni. Sarebbero equiparati alla stessa aliquota di detrazione interventi di riqualificazione energetica che necessitano di certificazione prestazionale e interventi di semplice ristrutturazione edilizia che possono essere attivati anche senza verifica dei requisiti prestazionali dei componenti consentendo, di fatto, l’installazione di componenti non in grado di assicurare un reale efficientamento energetico.

Perché il consumatore italiano dovrebbe accedere al bonus energetico per sostituire componenti comunque agevolati dalla stessa aliquota di detrazione con una procedura significativamente semplificata come quella per le semplici ristrutturazioni, che consente – fra l’altro – di comprare prodotti a prezzi inferiori a quelli dei componenti prestazionalmente migliori?

Le conseguenze

Abbassando la detrazione di serramenti, schermature solari, caldaie e pompe di calore  si infliggerebbe un colpo troppo duro alla Filiera industriale e alle imprese italiane che hanno, in questi anni difficili, investito per migliorare continuamente le prestazioni dei loro prodotti in chiave energetica, e si vanificherebbe lo sforzo verso il raggiungimento degli obiettivi complessivi di riduzione delle emissioni di gas serra fissati per il 2020. Significa penalizzare le industrie italiane che tanto hanno investito nella progettazione e nella realizzazione di prodotti sempre più performanti, compiere un passo indietro rispetto all’affermazione di un’edilizia di qualità certificata.

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Redazione Tecnica

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