Nel 2015 è raddoppiato il fatturato all’estero dei progettisti italiani che lavorano all’estero e l’incidenza dell’ingegneria italiana sul totale della produzione all’estero è passata dal 24% al 47%, rispetto al 24% dell’anno scorso. Sul campione analizzato, pari ad un valore di 916,2 milioni di euro, nel 2015 sono stati svolti all’estero progetti per 427,2 milioni (il 46,6% del totale).
Sono i dati principali che emergono dal Rapporto OICE 2016 in collaborazione con l’Università degli Studi Bergamo sulla presenza all’estero delle società di Ingegneria e Architettura aderente a Confindustria.
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Contratti all’estero: numero e valore
Se la produzione all’estero è già nel 2015 a livelli piuttosto alti, il futuro preannuncia un ulteriore slancio verso i mercato d’esportazione. Le 36 società incluse nel campione denunciano a fine 2015 un totale di 2.251 contratti acquisiti all’estero per una valore complessivo di 1.541,6 milioni. Questi, ipotizzando un fatturato all’estero costante per tutte le società qui incluse, si traducono in oltre due anni di produzione.
Se si divide il valore dei contratti acquisiti per il loro numero, si ottiene un valore medio di circa 684 mila euro. Ciò, se confrontato con il valore medio dei bandi aggiudicati in Italia, consente di evincere che le società di progettazione italiane attive all’estero non hanno solo maggiori opportunità commerciali in termini numerici, ma anche opportunità più importanti in termini di reddito complessivo.
Dei contratti acquisiti all’estero e dichiarati a fine 2015, ben l’83,2 per cento (1.900 contratti) sono stati aggiudicati da società di dimensioni superiori alle 250 unità. I rimanenti (16,8 per cento, 351 contratti) sono invece stati acquisiti da società che possono contare su organici di dimensioni inferiori (cfr. Figura 4).
Quanto al valore delle acquisizioni, invece, se i contratti acquisiti dalle società con un organico non superiore ai 10 dipendenti incidono per un solo 0,03 per cento, quelli invece aggiudicati da società con organici superiori alle 500 unità ammontano complessivamente a 672,8 milioni, pari al 46 per cento del totale.
Ecco invece le incidenze del valore dell’acquisito nel 2015 per le altre classi dimensionali: da 11 a 25 dipendenti (3,1 per cento), da 26 a 50 dipendenti (3,5 per cento), da 51 a 100 dipendenti (5,4 per cento), da 101 a 250 dipendenti (8,2 per cento), da 250 a 500 dipendenti (33,8 per cento) (cfr. Figura 5).
Aree geografiche interessate
L’area geografica in cui principalmente i lavori sono stati presi è il Medio Oriente. Seguono UE, Africa subsahariana, Nord Africa, Europa extra UE.
Per quanto riguarda gli sviluppi futuri, Polonia, Romania, Svezia e Francia sono i Paesi UE più appetibili. Fuori dall’UE Albania, Russia, Serbia e Turchia. In Medio Oriente il maggiore interesse riguarda l’Iran. In Asia il Kazakhstan e Vietnam. In Africa, l’area del Maghreb e un numero considerevole di Paesi del Sub-Sahara. L’America centrale e il Perù seguono a ruota.
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