Tantissime volte ho parlato di come eseguire la scelta di un sistema impermeabile, ho discusso di quali caratteristiche deve avere un sistema impermeabile e di come deve essere posato, ho spiegato valore per valore cosa vogliono dire i dati riportati sulle schede tecniche dei materiali impermeabili. Una cosa però non ho mai spiegato: come si fa a capire se una posa è corretta oppure no?
Forse a causa di un atto di arroganza da parte mia, ho sempre pensato che anche i professionisti della progettazione e non solo quelli esperti di impermeabilizzazione fossero edotti di come si posa uno dei sistemi più vecchi in assoluto: le guaine bituminose. Ebbene, le guaine bituminose, per riassumere, possono essere posate nei seguenti modi:
- a colla
- in autoaderenza
- a fiamma
- con fissaggio meccanico
Le uniche soluzioni che danno l’aderenza al 100% sono solo le prime due (a colla e in autoaderenza) in quanto vi è uno strato adesivo (che sia applicato o sia spalmato sulla membrana stessa) che viene rullato ed ogni sua parte aderisce al supporto e mantiene il telo bituminoso totalmente incollato. La posa a fiamma, invece, può essere suddivisa in: posa in totale aderenza e posa per punti.
Chiariamoci subito: per posa in totale aderenza non si intende con adesione al 100% ma prevede che la fiamma venga passata in ogni parte del lato della guaina da appoggiare al supporto. Come potete immaginare benissimo la posa a fiamma avrà dei punti che sono particolarmente aderenti ed altri che non solo sono. Secondo le statistiche, si ritiene (non esiste norma o linea guida) che una guaina posata perfettamente in “totale aderenza a fiamma” avrà un’aderenza finale superiore a 70%; nel caso dei verticali questa sarà superiore al 50%. Proprio l’altro giorno in cantiere mi è stato fatto osservare che al 50% è semiaderenza, non totale aderenza. Purtroppo la questione è puramente semantica! Non riguarda il lavoro in sé.
Impermeabilizzazione verticale: l’aderenza al 50% è adeguata
A questo punto è necessario capire perché una posa sui verticali al 50% è ritenuta adeguata. Bisogna pensare che quanto un sistema impermeabile bituminoso viene posato sul piano verticale di una fondazione questo dovrà resistere autonomamente, aderente al supporto, fin quando non verrà interrato. Da quel momento in poi lo strato impermeabile verrà compresso al muro di fondazione dalla terra (o quello che verrà messo al suo posto) che farà le veci di un vero e proprio fissaggio meccanico. Quindi perché una posa in totale aderenza a fiamma su un piano verticali di fondazione sia considerata a regola d’arte è necessario che:
- la guaina sia stata sfiammata in tutte le sue parti;
- le giunzioni tra i rotoli siano stati posati correttamente (schiacciati e non stuccati);
- che i punti iniziali e terminali dei rotoli siano aderenti al 100%;
- che i rotoli posati non siano superiori a 3m di altezza;
- che non vi siano tagli o danneggiamenti della membrana;
- che il supporto sia il più vicino possibile al piano liscio (nel caso è necessario prevedere una rasatura con materiali che siano resististenti quanto il calcestruzzo che è stato usato).
Impermeabilizzazione: la protezione meccanica
Altro punto fondamentale è la protezione meccanica che è necessario inserire tra la guaina e il riempimento; normalmente si usano i teli in HDPE bugnati. A lungo termine, si è sperimentato troppe volte, danneggiano la membrana ed è meglio non utilizzarli, invece la migliore protezione è data da un geocomposito formato da una tramatura casuale in HDPE ricompresa tra due TNT (tessuto non tessuto).
L’importanza della membrana
Terzo punto importantissimo: la membrana dovrà essere additivata con il master anti radice. Non basta pensare che c’è il geocomposito che funge da anti radice o qualsiasi altro elemento separatore, nel lungo termine le radici degli alberi sono in grado di raggiungere ugualmente lo strato bituminoso ed è meglio proteggerlo in modo tale che non siano necessari interventi di manutenzione straordinaria molto costosi.
Ultimo ma non meno importante: se la membrana finisce sul piano verticale è necessario che venga fissata meccanicamente in testa e sigillata con una piccola scossalina o un battiscopa.
Ricordo sempre che tutti i sistemi impermeabili devono fuoriuscire dal piano di calpestio di almeno 15 cm. Quindi che venga posto sotto intonaco, che venga fissato a vista con una scossalina, che venga coperto da un battiscopa o qualsiasi altra soluzione, anche le membrane poste in fondazione devono rispettare questa regola.
Impermeabilizzazioni in edilizia
Le impermeabilizzazioni sono sempre state un elemento di particolare criticità delle costruzioni, dove i rischi sono rilevanti, gli errori molto frequenti, e i danni talvolta importanti. Spesso la correzione dei difetti diventa molto onerosa, anche perché non si limita alla pura e semplice riparazione del sistema impermeabile, ma necessita di opere aggiuntive e integrative, come il rifacimento di massetti e pavimenti e la sostituzione degli isolanti.Sempre più frequentemente, agli oneri della riqualificazione si sommano quelli relativi ai contenziosi legali, che stanno purtroppo diventando via via più impegnativi, sia in termini di costi che di tempo richiesto per la loro gestione. Con questo nuovo Manuale, Marco Argiolas (già autore di “Umidità da risalita muraria” e “Muffe e condense negli edifici”) cercherà di fare un po’ di chiarezza su temi in esame, secondo una successione logica che parte dall’analisi dei concetti di base, come la definizione e il significato di impermeabilità, per poi approfondire le conoscenza dei sistemi impermeabili. Nei capitoli seguenti Argiolas affronta e descrive dettagliatamente il tema delle sollecitazioni alle quali sono sottoposti i materiali ed i sistemi impermeabili, per favorire la comprensione e l’interpretazione di come ciascun fattore sollecitante eserciti i propri effetti.Un intero capitolo è dedicato all’acqua di origine meteorica, dove si descrivono e si analizzano tutte le manifestazioni ad essa correlate, con riferimento all’edificio. L’autore elenca, poi, i materiali ed i sistemi impermeabili, suddividendoli per tipologia, prestazione e applicabilità e descrive le impermeabilizzazioni strutturali e quelle dei locali interrati, con particolare riferimento alle interazioni esistenti fra l’acqua di falda e l’edificio.Infine descrive l’impermeabilità al vapore, all’aria al vento e al gas radon, trattandosi di temi di sempre maggiore interesse, analizza e descrive le principali criticità che mettono in crisi la funzionalità delle impermeabilizzazioni. L’ultimo capitolo raccoglie e riassume le principali normative del settore, con lo scopo di fornire al lettore degli utili riferimenti sul tema. Il testo sarà utile alle imprese generali di costruzioni, agli artigiani edili, ai tecnici di qualunque livello e grado, ai proprietari immobiliari e agli amministratori di condominio. Disponibili in allegato al volume le schede online con funzione di approfondimento delle tematiche già trattate nel volume. Mostrano al lettore alcune situazioni utili da riconoscere e da analizzare, ripetendo concetti già esposti e spiegati in precedenza, completandone la descrizione. Per effettuare l’accesso alle schede:• collegati al sito www.approfondimenti.maggioli.it;• registrati compilando la form e inserendo il codice d’accesso che trovi sul retro del presente cartoncino;• conferma la registrazione seguendo le istruzioni della email che riceverai;• seleziona l’area “Impermeabilizzazione in edilizia” nel sito www.approfondimenti. maggioli.it, inserisci la email appena registrata e accedi al materiale riservato. Marco Argiolas, Tecnico esperto in danni e difetti delle costruzioni specializzato nell’umidità in qualsiasi manifestazione. Svolge attività di ricerca tecnica e scientifica per lo sviluppo di prodotti innovativi contro l’umidità nelle costruzioni. Ha una conoscenza approfondita dei materiali e delle tecniche costruttive, teoriche e pratiche, sia in ambito civile che industriale
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