A pochi giorni dall’uscita della versione e-book de “Il sole, le ali e la civetta”, un’altra storia raccontata nel libro giunge al suo epilogo. È di questi giorni la notizia dell’arresto di Igor Akhmerov, manager russo attivo nel settore energetico e in particolare nel fotovoltaico con Avelar Energy, società vicina ad un certo mondo politico le cui gesta sono raccontate nel mio libro.
Ed è Victor Vekselberg, originario della regione di Rostov sul Don che si sarebbe rivolto a Silvio Berluconi e al suo mediatore d’affari Marcello Dell’Utri, per entrare nel mercato dell’energia e diventare così, in tempi record, il protagonista del fotovoltaico italiano con la società Kerself, allora quotata al segmento MTA di Borsa italiana. (Da “Il sole, le ali e la civetta”)
Questi sono, in breve, gli antefatti narrati nel capitolo dal titolo “I russi e la corte di Re Silvio”, il cui epilogo si legge in questi giorni sulle cronache dei giornali: “arrestato magnate russo per una truffa da 37 milioni”.
Ma per capire cosa è successo bisogna tornare indietro di almeno tre anni, quando iniziò l’ascesa di Kerself, una società di elettropompe diventata poi Aion Renewables, in cui Avelar Energy (parchi eolici e solari di proprietà del gruppo energetico russo Renova), investì 25 milioni. E a investirli fu l’undicesimo uomo più ricco di Russia, Victor Vekselberg. A dirigere le società fu chiamato invece Igor Akhmerov, 49 anni e residente in Svizzera, ora raggiunto da un’ordinanza cautelare del gip milanese Enrico Manzi. Con lui anche due ex amministratori di Kerself Gianpiero Coppola e Marco Giorgi.
Un arresto che ha fatto parecchio scalpore dati i rapporti degli oligarchi russi con uomini vicini a Silvio Berlusconi di cui, in tempi più o meno recenti, si sono abbondantemente occupati tutti i principali giornali italiani. Un effetto domino che sembra non risparmiare più nessuno. Sarà un caso o sarà che il vento (politico) in Italia è cambiato e non solo quello che soffia dalla Russia?
Resta il fatto che, secondo la ricostruzione della Procura, le società partecipate dalla svizzera Avelar, sarebbero state utilizzate per realizzare impianti fotovoltaici “con la truffa”. Questa almeno l’ipotesi accusatoria. Avrebbero usato pannelli solari di origine cinese facendoli passare, attraverso falsa documentazione, come originari della UE e in particolare come provenienti dalla Polonia (dalla società Revolution 6), sia comunicando al GSE l’avvenuto completamento di impianti prima ancora della loro entrata in esercizio, anche traendo in inganno la società tedesca di certificazione Tuv Intercert Gmb. Il tutto per un valore di 37 milioni di euro, somma a cui equivarrebbe l’ammontare della truffa ai danni del Gestore Servizi Energetici (GSE spa), società totalmente partecipata dal ministero dell’Economia e delle Finanze. Si ipotizza che il denaro sia finito all’estero.
In base agli accertamenti la Avelar Energy ltd, controlla direttamente e indirettamente 16 società italiane proprietarie di numerosi impianti fotovoltaici, dislocati principalmente nelle regioni della Puglia (Altamura, Ostuni, Margherita di Savoia, Cerignola ed altri) e della Basilicata (Matera, Metaponto), che hanno indebitamente beneficiato tra la fine del 2010 e l’aprile del 2013, di ingenti contributi in conto energia erogati nel settore del fotovoltaico dal GSE.
Un epilogo che la dice lunga su come in Italia se non hai qualche santo in paradiso non puoi continuare a fare affari e soprattutto se il santo e i suoi amici non sono più al potere, ti trovi addosso tutte le Procure. Ancora una volta il sole italiano, se preso in abbondanza, può fare davvero male. Da non dimenticare però che, pur di ottenere i ricchi raggi della mangiatoia italiana sulle rinnovabili, i russi hanno lasciato sul campo aziende fallite, oltre 300 persone senza lavoro e fornitori che non sono stati pagati per milioni di euro. A raccogliere le ceneri, almeno di Helios Technology, la società che produceva i pannelli fotovoltaici per conto di Avelar, sarà Franco Traverso, pioniere del fotovoltaico italiano, che ripartirà con la produzione di moduli in provincia di Padova. Una notizia che certo non ha fatto scalpore come l’arresto di Akhmerov ma che ha ridato un po’ di speranza ai lavoratori di Helios e alle loro famiglie.
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