Massima attenzione alla ripartizione delle spese detraibili per massimizzare il vantaggio fiscale dei Bonus casa 2025 per chi ha redditi oltre i 75.000 euro. Alla luce di quanto chiarito dall’Agenzia delle entrate con la circolare 6 del 29 maggio scorso, infatti, si può portare in detrazione innanzitutto la spesa con aliquota più elevata, ma per massimizzare il vantaggio i conti vanno fatti in relazione alla situazione familiare, ossia tenendo conto dei redditi di entrambi i coniugi e di tutte le spese per i figli.
Certo, si possono annotare le fatture anche all’ultimo momento, ma per chi vuol evitare complicazioni un minimo di programmazione non guasta.
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Limiti massimi e diritto di scelta
A partire dal 2025, chi ha un reddito complessivo superiore a 75.000 euro può portare in detrazione un ammontare limitato di spese, definito in funzione del numero di figli fiscalmente a carico, secondo questa tabella:
Figli a carico | Ammontare max spese detraibili – Reddito oltre 75.000 e fino a 100.000 euro | Ammontare max spese detraibili – Reddito oltre 75.000 e fino a 100.000 euro |
Nessun figlio | 7.000 euro | 4.000 euro |
1 figlio | 9.800 euro | 4.600 euro |
2 figli | 11.900 euro | 6.800 euro |
3 o più figli o almeno un figlio con disabilità | 14.000 euro | 8.000 euro |
Come chiarito dall’Agenzia delle Entrate, quando ci sono più spese e si supera il limite ammesso è possibile portare in detrazione le spese per le quali è prevista un’aliquota di detrazione più elevata. Dunque al primo posto ci sono le spese per la casa, da quest’anno tutte al 50% se prima casa, o al 36% per le altre abitazioni.
Questa aliquota più bassa si applica anche per le spese effettuate dai familiari dei proprietari dell’abitazione (salvo ulteriori chiarimenti delle Entrate). Da tenere conto, ai fini del limite di detraibilità, l’ammontare della rata di spesa annuale.
Ripartizione delle spese tra coniugi
Ecco ora alcuni esempi pratici su come massimizzare la detrazione a fronte di una ristrutturazione per 96.000 euro (rata annua: 9.600 euro).
Caso 1: Coniugi comproprietari
Il coniuge A ha un reddito di 110.000 euro, il coniuge B è sotto la soglia. C’è un figlio a carico, per cui il coniuge con il reddito più elevato può portare in detrazione oneri fino a 4.600 euro, per cui potrà sfruttare solo una parte della detrazione. Conviene allora:
- attribuire 46.000 euro di spesa al coniuge A, così che potrà avere una detrazione annuale Irpef di 2.300 euro, a fronte del massimo di spesa detraibile di 4.600 euro l’anno;
- attribuire i restanti 50.000 euro di spesa al coniuge B, che ha reddito inferiore a 75.000 euro e potrà così avere a sua volta una detrazione Irpef di 2.500 euro.
Supponiamo però che la coppia abbia speso anche 2.000 euro per la scuola dei figli. Detraibili al 19%, equivalgono a 380 euro. Se il coniuge A ha già raggiunto il suo tetto massimo di detrazione con le spese per la casa, conviene attribuire le spese scolastiche al coniuge B, che ha ancora capienza disponibile. In questo modo, si sfrutta il tetto massimo del coniuge A, e si evita di perdere parte della detrazione.
Caso 2: Coniuge non proprietario che paga la spesa
Coppia con due figli. Il coniuge A, non proprietario, effettua il pagamento di una ristrutturazione da 96.000 euro. Può detrarre il 36%, ovvero 34.560 euro in 10 anni (3.456 euro/anno). Anche se ha un reddito sopra i 100.000 euro può usufruire appieno della detrazione e ha ancora margine per portare in detrazione altre spese, visto che in questo caso il tetto di spesa detraibile è di 4.600 euro l’anno.
In alternativa, se il coniuge B, proprietario, ha capienza fiscale sufficiente, conviene far intestare a lui le fatture di spesa, anche se pagate da A, in modo da avere la detrazione massima di 4.800 euro sull’intera rata annuale. In questo caso l’altro coniuge porterà in detrazione tutte le altre spese familiari per i quali eventualmente non c’è capienza nell’imposta del proprietario.
In sostanza, quando una stessa coppia ha anche spese detraibili per i figli diverse da quelle sanitarie e che quindi rientrano nel tetto (nido, scuola, attività sportive, spese universitarie, affitto per fuori sede), può scegliere a chi attribuire ciascuna di queste, a prescindere da chi l’ha sostenuta materialmente, per ottenere il massimo delle detrazioni possibili.
Caso 3: Proprietario a carico o incapiente
Se il coniuge proprietario è a carico fiscalmente non può fruire della detrazione, neanche se ha sostenuto la spesa. In questo caso, l’altro coniuge potrà portare in detrazione esclusivamente le spese sulla casa fino al limite massimo consentito, e tutte le altre spese finché c’è capienza nel tetto massimo. Le altre andranno perse.
Impatto sul piano pluriennale
Le detrazioni edilizie si recuperano in 10 rate annuali. La scelta di attribuzione della spesa a un coniuge resta valida per tutta la durata del beneficio: non può essere modificata negli anni successivi. Per questo è fondamentale pianificare fin dal principio, valutando non solo la capienza fiscale del primo anno, ma anche la sostenibilità nei successivi.
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