Ddl Equo compenso in Senato: 3 emendamenti contro il lavoro gratuito

Tre emendamenti al ddl Sacconi e un ordine del giorno per scongiurare le conseguenze della sentenza del Consiglio di Stato del 3 ottobre

Dopo la sentenza del Consiglio di Stato che permette alla PA di non pagare in denaro il professionista con cui lavora, ci sono novità sul ddl equo compenso. Introdurre come emendamento del ddl 2858 sull’Equo Compenso il divieto per la Pubblica Amministrazione di emanare bandi che non prevedano un pagamento in denaro per prestazioni, incarichi e consulenze è quello che i firmatari di quel ddl stanno cercando di fare. Il ddl 2858 è infatti attualmente all’esame della Commissione lavoro del Senato.

Contestualmete, il documento “Rapporto sull’impatto sul mercato del lavoro della quarta rivoluzione industriale”, che conclude l’indagine sui cambiamenti nel mondo del lavoro ed è stato approvato dal Senato, sottolinea come necessario il contrasto di queste pratiche con la normativa, l’attività ispettiva e dal punto vista culturale.

Leggi anche Contratti senza compenso ai professionisti, OK del Consiglio di Stato

Ddl equo compenso: le novità

Il primo firmatario del ddl sull’equo compenso 2858 è Maurizio Sacconi, il quale spera che il provvedimento venga approvato entro fine legislatura, soprattutto perché bisogna porre rimedio alla sentenza del Consiglio di Stato sulle prestazioni professionali. È compito della legge garantire diritti fondamentali, tra i quali rientra anche l’equo compenso del lavoro.

In pratica, al ddl sono stati presentati tre emendamenti e un ordine del giorno: il primo emendamento è appunto quello sul divieto per la PA di fare bandi che prevedono l’impiego gratuito del professionista; il secondo quello che vieta di aggiungere prestazioni e non pagarle; il terzo è quello che vieta di andare sotto ai minimi del DM Parametri bis. Infine, l’ordine del giorno chiede di introdurre indici di valutazione del compenso. Ma vediamo più in dettaglio queste richieste di modifca.

Vietato non pagare in denaro i professionisti

I primo emendamento impone il divieto per la Pubblica Amministrazione di emanare bandi che non prevedano un pagamento in denaro per prestazioni, incarichi e consulenze.

Ddl Equo Compenso: vietato chiedere prestazioni aggiuntive

Un secondo emendamento chiede che siano nulle perché vessatorie “le clausole che: consistono nell’attribuzione al committente della facoltà di pretendere prestazioni aggiuntive del professionista o del lavoratore autonomo a titolo gratuito; impongono al professionista o al lavoratore autonomo la rinuncia al rimborso delle spese”.

Vietato andare sotto i mini del DM parametri bis

Un terzo emendamento prevede che per la determinazione dell’equo compenso tra le parti, non si applicano le disposizioni che prevedano la possibilità di una riduzione del compenso inferiore ai minimi stabiliti dal DM parametri bis.

Introdurre indici di valutazione del compenso

Infine, un ordine del giorno chiede al Governo di prevedere la possibilità di introdurre indici di valutazione del compenso, proporzionati a tutti i costi sostenuti, alla difficoltà e al pregio dell’opera prestata, per valutare con equità la prestazione professionale.

Giusta retribuzione nel Rapporto Lavoro 4.0

Il tema del giusto compenso è stato affrontato anche nel Rapporto sull’impatto sul mercato del lavoro della quarta rivoluzione industriale, che conclude l’indagine sui cambiamenti nel mondo del lavoro approvato dal Senato. Il Rapporto evidenzia con il fenomeno del lavoro gratuito nelle imprese e nelle istituzioni che mettono a gara prestazioni professionali senza prevedere compenso. Molti giovani sono portati ad accettare il lavoro gratuito per fare esperienza.

Quaili sono gli altri contenuti del ddl Sacconi?

Equo compenso, Ddl Sacconi in Senato: i contenuti

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