La situazione delle acque reflue in Italia è da tempo sotto osservazione da parte della Commissione Europea (e non solo): ci sarebbero infatti quasi mille località in cui gli impianti fognari non rispettano le norme europee, in particolare la direttiva 91/271/Cee.
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Questa direttiva obbliga gli Stati membri ad assicurarsi che le città raccolgano e trattino in modo adeguato le proprie acque reflue urbane. Quelle non trattate, infatti, possono essere contaminate da batteri e virus nocivi, e contengono, tra l’altro, nutrienti – come azoto e fosforo – che possono danneggiare le acque dolci e l’ambiente marino.
Sempre secondo la direttiva, i centri abitati senza un adeguato sistema di raccolta e trattamento delle acque reflue erano tenuti a dotarsi di questi sistemi entro il 31 dicembre 2000. Evidentemente, nonostante siano passati 16 anni esatti da questa scadenza, la direttiva non è stata rispettata.
Essendoci ovvi rischi per l’ambiente, e altrettanto ovvi rischi per la salute umana, ora (secondo fonti ANSA) la situazione rischia di sfociare in un nuovo rinvio davanti alla Corte di giustizia europea e a multe salate nel 2017 ormai alle porte.
I maggiori problemi si riscontrano in Calabria, Campania, Sicilia e anche Lombardia.
L’unica Regione senza procedure d’infrazione UE sembra essere il Molise. La ragione? Scarica le acque reflue nelle regioni confinanti.
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