Il decreto sulla digitalizzazione firmato dal ministro Delrio il 1 dicembre 2017 è stato pubblicato sul sito del Mit il 12 gennaio e sarà in vigore 15 giorni dopo la pubblicazione, quindi il 27 gennaio 2018 (ma, ricordiamo, l’applicazione parte dal 2019). Il passaggio al BIM è un passo importante per il settore delle costruzioni. Il decreto è composto da 9 articoli e chiarisce i tempi e i modi dell’adozione della metodologia BIM negli appalti pubblici. Ne abbiamo parlato con l’Ingegner Alessio Bertella, Coordinatore Tecnico Servizi BIM di Harpaceas.
Il 19 gennaio, dalle 11:00 alle 12:00, organizziamo un webinar gratuito che illustrerà gli elementi di novità introdotti dal decreto BIM evidenziando peculiarità e criiticità dell’adozione della nuova metodologia di conduzione degli appalti pubblici. Clicca qui per iscriviti.
BIM: le difficoltà e gli svantaggi
Quali saranno le principali difficoltà con cui i progettisti dovranno confrontarci con l’introduzione del BIM per i grandi progetti pubblici a partire dal 2019?
L’obbligatorietà dell’introduzione del BIM per i grandi progetti pubblici, coinvolgerà principalmente i grandi progetti infrastrutturali, a questo proposito è presumibile che i progettisti coinvolti siano, per la complessità delle opere da realizzare, anche quelli maggiormente progrediti in termini organizzativi e tecnologici e quindi più pronti ad accogliere tutti i vantaggi riconosciuti nell’adozione di strumenti e metodi digitalizzati.
Tuttavia credo sia importante analizzare la questione da due punti di vista per questi soggetti: l’aspetto metodologico e procedurale enfatizzato dalla metodologia BIM dovrebbe essere un passaggio quasi indolore, in quanto parliamo di realtà strutturate, che hanno già sperimentato sistemi di gestione documentale, che lavorano con tecniche tipiche del Project Management che lavorano in con un sistema di qualità (ISO-9001); mentre l’aspetto legato alle tecnologie attraverso le quali si producono e gestiscono i contenuti digitalizzati (modelli informativi, elaborati informativi ecc.) contiene ancora elementi di incertezza, dovuti alla non ancora perfetta maturità evolutiva dei software specialistici attualmente in commercio.
Infatti esistono ancora problemi nella definizione e gestione di modelli tridimensionali delle opere viarie o ferroviarie, dovute principalmente al fattore dimensionale (si ha a che fare con opere lineari con sviluppo chilometrico), che i programmi di modellazione BIM (i cosiddetti software di Authoring) non riescono a gestire agevolmente a causa di una complessità progettuale intrinseca (sono progetti che coinvolgono più discipline). Per chi invece si affaccerà per la prima volta a queste metodologie, aspetti critici sono rappresentati sicuramente dalla necessità di dotarsi di nuove strumentazioni hardware e software e di individuare rapidamente un percorso formativo idoneo alla propria area di competenza professionale.
BIM: i principali vantaggi
Quali invece i vantaggi?
L’adozione “di metodi e strumenti elettronici” (cit. Art.23 comma 13 Dlgs 50/16) rappresenta l’occasione per innovare la modalità in cui vengono realizzate, gestite e comunicate tutte le informazioni relative ad un progetto; la smaterializzazione del dato, la digitalizzazione delle informazioni attraverso modelli progettuali virtualizzati, la loro gestione attraverso piattaforme interoperabili, ci proiettano in un futuro in cui si ridurranno significativamente gli errori e sarà estremamente più facile comunicare, gestire e controllare il risultato del lavoro del progettista.
Questi, al di là di mille congetture, sono i principali i vantaggi che portano a una contrazione delle spese, a una migliore gestione finanziaria del progetto e della successiva manutenzione, non ultimo, a un più efficiente controllo degli aspetti ambientali legati alla attività di costruzione.
Il decreto BIM: la road map per l’obbligo
La “road map” scelta dal Ministero per rendere gradualmente obbligatorio il BIM avrebbe potuto essere pensata diversamente? Non era corretto coinvolgere subito un numero maggiore di progettisti, non solo quelli che lavorano per il settore pubblico?
Il nostro Paese presenta una certa frammentazione negli studi professionali, con una prevalenza di studi piccoli o medio piccoli, i quali stanno ancora soffrendo gli strascichi di una pesante recessione economica di tutto il settore; la digitalizzazione della commessa, così come prospettata dal decreto, passa per una necessaria acquisizione di nuove attrezzature (hardware e software), competenze, formazione; trovo corretto che vengano coinvolti in primis i maggiori stakeholder presenti sul mercato, lasciando un tempo ragionevole di metabolizzazione a chi, nel breve termine, farebbe fatica a sostenere anche economicamente un tale cambiamento.
Bisogna inoltre considerare il fatto che il tema del BIM è di estrema attualità, infatti esistono già esperienze di stazioni appaltanti che hanno cominciato a bandire i primi appalti richiedendo l’ausilio di un approccio digitalizzato e diverse realtà della filiera che hanno investito e stanno investendo su strumentazione e formazione sia per garantirsi fin da subito i vantaggi del BIM sia per competere nei mercati esteri.
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