Ecobonus con aliquota ridotta nel 2025 ma confermato per tutti gli interventi al momento previsti, compresa l’installazione delle caldaie condensazione.
Nel testo della Manovra arrivato in Parlamento c’è solo la proroga dell’agevolazione senza tener conto delle disposizioni della UE che vietano dal prossimo anno gli incentivi sugli impianti di riscaldamento alimentati esclusivamente a gas, delle indicazioni contenute nel Piano strutturale di bilancio presentato pochi giorni fa a Bruxelles e delle stesse linee guida messe nero su bianco dal MASE e presentate ufficialmente.
Vedremo se il Parlamento correrà ai ripari.
>> Vorresti ricevere news come questa? Clicca qui, è gratis
Consigliamo la lettura
Indice
Per il gas stop annunciato ma solo nelle intenzioni
La direttiva “Case Green” prevede, al suo articolo 17, paragrafo 15 che: “Dal 1 gennaio 2025 gli Stati membri non offrono più incentivi finanziari per l’installazione di caldaie uniche alimentate a combustibili fossili, ad eccezione di quelle selezionate per gli investimenti finanziati con fondo ad hoc. Al momento in Italia non risultano in vigore piani specifici in questo senso, ma anzi nello stesso Piano strutturale di bilancio, vie previsto l’impegno per sostenere la decarbonizzazione innescando “meccanismi virtuosi per gli investimenti privati” per incentivare gli interventi più efficienti e ridurre il ruolo delle detrazioni fiscali”.
Nel Piano per questo si parla espressamente di passare al meccanismo dei Certificati bianchi anche per i privati, ossia del riconoscimento di titoli che attestano il risultato di risparmio energetico raggiunto, titoli che poi possono essere venduti sullo specifico mercato, come già accade oggi con i Certificati bianchi per le imprese. Sicuramente un meccanismo che richiede tempo per essere applicato anche ai privati, ma comunque era ipotizzabile che la Manovra tenesse conto in qualche modo di questi annunci, quanto meno indicando una strada da seguire.
Le linee guida del Mase per la rimodulazione degli incentivi
Peraltro Vannia Gava, viceministro dell’ambiente, aveva ha illustrato le linee sulle quali si sta muovendo il Ministero rispondendo ad una interrogazione parlamentare, confermando lo stop agli incentivi fiscali per gli impianti che fanno riferimento a tecnologie non più ammissibili secondo le norme europee.
E già nella stessa bozza del Conto Termico 3, pubblicata dallo stesso ministero nei primi mesi di quest’anno, non sono più previsti incentivi per le caldaie a gas ma solo per impianti ibridi, ossia per quelli che abbinano alla caldaia a gas un generatore alimentato a fonti rinnovabili come la pompa di calore. Tutte indicazioni che non si ritrovano invece nel testo della Manovra.
Fonti rinnovabili e riduzione delle emissioni
Eppure secondo le stime dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) le pompe di calore potrebbero favorire una riduzione delle emissioni globali di anidride carbonica pari ad almeno 500 milioni di tonnellate al 2030, l’equivalente delle emissioni annuali di CO2 dell’attuale parco automobilistico europeo.
Invece nel caso di caldaie non a condensazione la sostituzione con tale tecnologia porta ad una riduzione di consumi ed emissioni inquinanti non superiori all’11%.
Le indicazioni della Commissione UE
Per questo motivo la Comunicazione della Commissione UE sull’eliminazione graduale degli incentivi finanziari alle caldaie uniche alimentate a combustibili fossili a norma della direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia, indica la possibilità di riconoscere incentivi fiscali per il riscaldamento a gas esclusivamente per gli impianti ibridi, anche se solo in via temporanea. Indicata inoltre la necessità di incentivi modulati sulla quantità di energia rinnovabile utilizzata dall’impianto. Si tratta di indicazioni che valgono per la generalità degli Stati membri.
Al momento però la Manovra non ne tiene conto, in quanto per l’Ecobonus l’unica novità è rappresentata dall’eliminazione dell’aliquota al 65% e il mantenimento di un’aliquota unica al 50% per gli interventi di efficientamento energetico di qualunque categoria sulla prima casa e del 36% delle altre.
Da vedere se il Parlamento deciderà di intervenire su queste norme ai fini dell’applicazione della direttiva Case Green, o se dopo tanti annunci ancora una volta la montagna avrà partorito un topolino.
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento