Stipendio ingegneri, calo del 20% in 7 anni: la discesa è finita?

Lo scorso venerdì il Centro Studi del Consiglio Nazionale Ingegneri ha presentato una ricerca di grande interesse in occasione dell’Assemblea Nazionale del CNI: il tema posizionato al centro della ricerca è quello della crisi del reddito della categoria professionale degli ingegneri.

Secondo l’analisi resa nota dal CNI il 27% dei liberi professionisti fino a 35 anni ad avere registrato la flessione del fatturato lo scorso anno. Ma il dato che più spaventa è riferito ad un’altra fascia di età: questa percentuale sale infatti spaventosamente al 56,2% per i professionisti che hanno più di 55 anni.

Nel complesso tra il 2007 ed il 2014 il reddito professionale medio degli ingegneri ha registrato una flessione vicina al 20%: si è passati dai circa 40mila euro annui pro-capite a poco più di 32mila euro. Riguardo all’anno in corso (2016), rispetto al 2015, il Centro Studi CNI stima che i redditi professionali, potrebbero oscillare tra 0% e -1%. In una visione ottimistica, dunque, la crescita sarebbe nulla, mentre l’alternativa sarebbe un’ulteriore riduzione del giro d’affari, escludendo dunque, per il momento, un’ipotesi di crescita.

“Il quadro – commenta Armando Zambrano, presidente del CNI – resta di emergenza e richiede interventi che siano, in buona misura, di discontinuità con il passato. A fronte della crisi di redditi si aprono prospettive invece sulle nuove frontiere dell’ingegneria, soprattutto sul versante dell’innovazione tecnologica, per cui sono richieste nuove figure come, ad esempio, lo sviluppatore dei mezzi di trasporto alternativi, il responsabile per lo smaltimento dei dati personali, il responsabile della gestione e dell’organizzazione della vita digitale”.

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Il presidente si è poi soffermato sul tema della formazione: “Fondamentale diventa anche il tema della formazione: una delle ragioni per cui gli ingegneri italiani sono così richiesti nel mondo è che possiedono una formazione universitaria di base forte. Quella può garantirla al meglio soltanto un percorso quinquennale. Su questo punto abbiamo avviato un confronto costruttivo col Ministro dell’Istruzione. Non si può considerare più marginale il lavoro autonomo – ha concluso il Presidente del CNI – che, anzi, è destinato ad assumere un ruolo sempre più centrale. Non sono istanze difensive, servono a dare una scossa al Paese”.

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Redazione Tecnica

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