Una nuova norma che consentirebbe alle banche di entrare in possesso dell’immobile per venderlo in tempi rapidi: questa la potenziale misura (in questo momento al vaglio del Parlamento) che ha scatenato la polemica tra Governo, opposizione e relativi “house organ” di informazione.
Esproprio casa più facile: cosa c’è di vero
La novità (di non esiguo rilievo) potrebbe essere introdotta in seguito al recepimento di una direttiva europea (direttiva UE 2014/17 volta ad aumentare le tutele per i consumatori nei contratti di credito) e avrebbe l’obiettivo di snellire le procedure in caso di inadempimento del debitore, in quanto non si dovrebbe più passare attraverso il giudice per procedere alla vendita della casa all’asta. L’idea è quella di snellire le procedure in caso di inadempimento del pagatore: in questo momento ci vogliono infatti circa 7 anni per realizzare un incasso da una casa pignorata. Questa tipologia di ritardo si configura come una delle cause delle sofferenze bancarie.
Ma qual è il nodo della situazione? Chiariamolo subito: l’aumento esponenziale delle sofferenze bancarie nel contesto economico generale di crisi sta spingendo a legislatore a trovare una soluzione tecnica che salvaguardi in prima battuta il sistema economico nel suo complesso, e di conseguenza (in via diretta) protegga in qualche modo le banche. A questo scopo, lo schema di decreto legislativo con cui il Governo recepisce la direttiva europea 2014/17 in merito ai contratti di credito introduce una serie di radicali modifiche al Testo unico bancario. La bagarre di polemiche esplosa negli ultimi giorni fa riferimento proprio ad un articolo di tale schema di decreto, il 120-quinquesdecies.
Cosa afferma lo schema di decreto? L’interpretazione
Nello schema di decreto (atto del governo n. 256) si afferma che istituto bancario e debitore possono convenire, alla stipula del contratto di mutuo (o anche quando il finanziamento è già in corso), che in caso di inadempimento la restituzione o il trasferimento del bene che costituisce la garanzia comporti l’estinzione del debito. In parole povere? Qualora saltino sette rate la banca avrebbe facoltà di mettere in vendita l’immobile e tenere dal ricavato della vendita quanto le sia dovuto, riconoscendo l’eventuale eccedenza al debitore. Se dalla vendita non si ricava una somma sufficiente il debitore dovrà restituire il residuo dopo sei mesi dalla conclusione della vendita.
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Il governo sta provvedendo a recepire la direttiva UE sui mutui, scegliendo tuttavia una soluzione che sembrerebbe attenta alla tutela del consumatore/debitore, inserendo il diritto a vedersi riconosciuta l’eventuale eccedenza (rispetto al debito non rimborsato alla banca) dalla vendita dell’immobile. A sottolinearlo sono fonti del ministero dell’Economia: in sede di recepimento verrà pertanto aggiunta la previsione della restituzione al consumatore all’eccedenza, oltre al fatto che il bene oggetto della garanzia dovrà essere stimato da un perito scelto di comune accordo tra le parti. Un fatto “non scontato”, spiegano dal Governo, e che non è imposto dalla direttiva ma è una scelta nazionale.
Esproprio casa: le rassicurazioni del governo
A tal proposito, nel nostro Paese la giurisprudenza della Corte di Cassazione vieta, di fatto, il cosiddetto patto commissorio, con il quale creditore e debitore convengono che, in caso di mancato pagamento, il bene dato in pegno o in ipoteca passi in proprietà del creditore anche se di valore più elevato rispetto al credito, senza prevedere il rimborso dell’eccedenza. Inoltre nell’ordinamento esiste un “Fondo Mutui” che consente la sospensione, fino a 18 mesi, del pagamento dell’intera rata del mutuo sulla prima casa e provvede al pagamento degli oneri finanziari. La sospensione è concessa per i mutui di importo erogato non superiore a 250.000, in ammortamento da almeno un anno, il cui titolare abbia un indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) non superiore a 30mila euro.
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Sarà il governo a sciogliere già entro questa settimana in commissione Finanze al Senato la polemica.
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