Rischio Radon, cos’è? Ce ne siamo occupati spesso su queste pagine, poiché il tema della salubrità degli spazi abitativi sta diventando ogni giorno argomento di maggiore interesse, coinvolgendo cittadini, tecnici e amministratori locali. La constatazione che la gran quantità del patrimonio edilizio italiano è vetusto e richiede un’urgente intervento di riqualificazione e recupero, implica di affrontare insieme e in modo organico i discorsi di efficientamento energetico, di rinnovo dell’involucro e quello della qualità dell’ambiente indoor, così come confermato anche dalla presidente dell’Associazione Donne Geometra, Paola Allegri, intervistata dalla Redazione del sito specializzato Geometri.cc sul tema della c.d. sindrome da edificio malato.
Tornando al Radon, anche un fenomeno del tutto naturale, come l’esistenza di gas radon nel sottosuolo, può rappresentare un rischio per la salute, in particolare quando questo gas si concentra negli edifici, dando adito ad un pesante inquinamento indoor. Su questo tema l’esperto di edifici salubri, Denis Sugan, ha recentemente pubblicato un articolato contributo che inquadra dettagliatamente il problema del rischio Radon, proponendo consigli e soluzioni per affrontare il problema in ambito privato.
Ma l’inquinamento da Radon è una questione che investe anche le pubbliche amministrazioni, considerando che in alcune aree del nostro territorio la concentrazione di questo elemento è altissima.
In Veneto, per esempio, la questione è assai rilevante, tanto che 86 Comuni su 581 sono a rischio, in particolare nella Pedemontana e nell’Alto Vicentino.
Nello specifico,; dai campionamenti eseguiti nelle abitazioni si è visto che questo gas nocivo supera il valore di legge in quasi tutto il territorio comunale. L’amministrazione ha quindi agito, dando priorità proprio alle scuole, dove i bambini trascorrono gran parte della giornata, e intervenendo inizialmente sulla scuola per l’infanzia (nell’anno 2013) e poi sull’asilo nido, con lavori ultimati nell’estate 2015 che hanno previsto la realizzazione di fondazioni con vespaio ventilato, utilizzando una soluzione creata dalla padovana Geoplast.
Da un livello di 1.768 Bq/m3 (stima del valore medio annuo rilevato da Ulss4), si è passati, dopo l’intervento, ad un valore di 174, ben dieci volte inferiore, ed entro i limiti di sicurezza. I dati disponibili sono quelli relativi alla scuola dell’infanzia, dove si è potuto già misurare i risultati in un anno intero dopo la fine dei lavori, ma si attende un analogo responso anche per l’asilo nido.
«La soluzione – ci racconta Mirco Pegoraro, AD di Geoplast – è lasciar fluire questo gas, evitando di comprimerlo e di farlo accumulare all’interno delle stanze. Sarebbe sufficiente che la casa, o la scuola, potessero galleggiare, staccati dal terreno attraverso il quale si sprigiona il radon. La soluzione è la fondazione ventilata, una prassi in uso all’inizio del secolo scorso (con la tipologia di edifici con scantinati aperti), poi abbandonata nell’edilizia più recente, ora ripresa con tecniche del tutto diverse, utilizzabili nelle nuove costruzioni ma anche in ristrutturazioni di edifici esistenti con interventi relativamente poco invasivi. I gas non si trattengono, ma nel costruire vanno assecondati.. Abbiamo cercato una soluzione in risposta all’emergenza radon e abbiamo ideato il “Modulo” che, assieme ad un semplice ma efficace sistema composto da tubi collocati nelle cavità del vespaio, permette di ventilare la fondazione evacuando il gas all’esterno dell’edificio, attraverso delle piccole aperture praticate nelle pareti perimetrali. In questo modo l’ambiente interno si libera dal gas, che in effetti anche nelle zone a maggior rischio si registra poi in quantità irrisorie, compatibili con i limiti imposti per legge a tutela della salute delle persone.»
«Un primo intervento – ricorda Diego Capitanio, Capo Ufficio dei Servizi Tecnici del Comune – era stato fatto nel 2012, con un’areazione forzata degli ambienti. La soluzione si è dimostrata poco praticabile perché causa costi sproporzionati di riscaldamento e sprechi enormi, e poco efficace perché dà un risultato relativo e di breve durata. L’effetto dell’areazione si registra in un repentino calo della concentrazione del radon (che si abbassa ma non raggiunge la soglia di tolleranza), e un altrettanto ritorno ai valori massimi in breve tempo.» Così l’amministrazione ha optato per la soluzione delle fondamenta ventilate, rifacendo i pavimenti e inserendo il sistema Modulo di Geoplast che permette al radon di uscire naturalmente dall’edificio. L’opera è stata completata anche con una guaina isolante, per una maggior sicurezza dell’ambiente interno.
È intanto iniziata da poco la seconda campagna di monitoraggio, in collaborazione con lo Sportello Radon del centro ricerche ENEA (Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, Energia, sviluppo economico sostenibile) di Bologna che fornisce i kit da utilizzare nelle case, per rilevare i livelli di radon, per un periodo di 6 mesi. Con due cicli, per un totale di 12 mesi, ENEA rilascia la certificazione. Finora sono 145 le abitazioni monitorate, 80 nella prima fase che è stata da marzo a novembre 2014, e altre 65 che hanno iniziato dal 1 novembre scorso.
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