Continua il percorso di crescita relativo al fatturato all’estero delle imprese di costruzione italiane: per il decimo anno consecutivo il dato è positivo, con una salita evidente nel decennio. Risultato positivo da un lato, con le imprese italiane evidentemente competitive nel panorama internazionale, negativo dall’altro poiché significa che l’estero sta diventando il vero orizzonte per lavorare in maniera strutturale, causa anche le disgrazie e le difficoltà che si vivono all’interno dei confini italici.
Sono 662 cantieri attivi in 85 paesi del mondo, con i dati che oltrepassano per la prima volta il tetto dei 10 miliardi di euro e arrivando a rappresentare il 64% del fatturato totale delle imprese: questi i dati del rapporto ANCE 2015 (salutati con entusiasmo dal ministro degli Affari Esteri Paolo Gentiloni) basati sui bilanci 2014 di un panel di 38 imprese di costruzione, rappresentativo, in sostanza, della totalità dei medi e grandi costruttori italiani attivi all’estero.
Il fatturato estero di queste imprese (che 10 anni fa valeva solo 3,1 miliardi di euro pari al 31% del loro fatturato totale) è cresciuto progressivamente fino ai 10,469 miliardi di euro del 2014, con una crescita del 237% in dieci anni e del 10,2% rispetto ai 9,5 miliardi del 2013.
Nell’ultimo anno monitorato i ricavi in Italia sono calati del 7,1%, mentre in dieci anni il fatturato per lavori in Italia è sceso del 13,7%. Ciò significa che per le imprese di costruzione più dinamiche la crescita negli ultimi anni (fatturato totale da 9,9 a 16,3 miliardi) è avvenuta tutta all’estero, a confermare in tutta evidenza l’assunto espresso in apertura.
Ma qual è l’ambito in cui sono più forti le imprese italiane? Le grandi infrastrutture: poco più del 28% del portafoglio ordini è concentrato per opere ferroviarie, il 22% per strade e ponti, il 18% per dighe e opere idrauliche, il 7,2% per metropolitane (edilizia civile, impianti idroelettrici e aeroporti completano il quadro).
Il rapporto ANCE rileva inoltre che nel corso del 2014 sono state acquisite 187 nuove commesse, per un valore di 10,5 miliardi. Tra queste emerge il peso dei lavori nei paesi più avanzati (Ocse), fino a 10 anni fa poco presenti nel portafoglio dei costruttori italiani: il 26,4% del valore in paesi dell’Unione europea, il 14,3% nei Paesi europei extra Ue. Sul portafoglio totale si fa sentire ancora la prevalenza del Sud America (25%), l’Africa al 20,8%.
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