Il dibattito sulla misura contenuta nel Decreto Sviluppo bis, che prevede l’obbligo per tutti i professionisti di installare nei propri studi un POS (Point of Sale) a partire dal 1° gennaio 2014, per consentire ai clienti di poter pagare con carte di credito continua a tenere banco tra i tecnici.
È recente la presa di posizione degli Architetti del CNAPPC, che hanno chiesto al Ministro Zanonato dello sviluppo economico a Saccomanni delle finanze e a Visco della Banca d’Italia di rivedere questa imposizione, almeno escludendo dall’obbligo del POS gli appartenenti alla categoria (leggi anche POS obbligatorio per professionisti, gli Architetti spiegano perché non si può fare).
Qualche mese fa, raggiunto telefonicamente dalla nostra Redazione, anche il presidente dell’Inarsind, il sindacato degli ingegneri e degli architetti liberi professionisti, Salvo Garofalo, era stato tranchant, definendo l’iniziativa “una sciocchezza”.
Ma è una sciocchezza che costa. Almeno 60 euro è il canone annuo richiesto dagli istituti di credito per mettere a disposizione il POS in negozi e studi professionali. Si dirà: “60 euro in un anno sono pochi”. Indubbiamente non è una cifra proibitiva, ma è difficile togliere dalla testa dei professionisti, già vessati da un carico impressionante di balzelli, oneri e obblighi, che questa sia l’ennesima imposizione.
Il sospetto che questa manovra giovi solo alle banche è, purtroppo, più che fondato. Certamente, almeno raccogliendo gli umori dei tecnici sulla nostra Pagina Facebook, il POS obbligatorio ha ricevuto una bocciatura “senza se e senza ma”.
In ordine di tempo, registriamo anche l’intervento dei Geometri. Sul sito del Collegio dei Geometri e Geometri Laureati della Provincia di Bologna, il consigliere Stefano Batisti scrive: “non si può fare a meno di considerare che l’installazione di oltre due milioni di POS negli studi professionali gioverà solo alle banche, che guadagneranno sulle commissioni e sui canoni del servizio”.
“Se questa misura fosse indispensabile per combattere l’evasione fiscale potremmo anche sopportarla”, continua Batisti, “ma più che iniquo questo obbligo è inutile e quindi vessatorio; per questo motivo ne auspichiamo la rapida soppressione”.
Ma intanto, se niente si muoverà, si attende (davvero senza trepidazione) la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dei decreti interministeriali che, in attuazione dell’art. 15 del Decreto Sviluppo bis fisseranno gli importi minimi, le modalità e i termini per i pagamenti con POS.
Di Mauro Ferrarini
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