Orlando dichiara guerra alle case abusive. Per combattere l’abusivismo edilizio e procedere agli abbattimenti il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare si dice pronto a inserire misure drastiche nel prossimo decreto legge sulle misure per affrontare le emergenze ambientali.
La precisazione arriva dopo che lo stesso responsabile del dicastero dell’ambiente ha presentato un disegno di legge che mette sul tappeto risorse finanziarie per 10 milioni di euro da utilizzare per abbattere gli immobili abusivi più a rischio, ossia quelli che compromettono l’equilibrio idrogeologico del territorio: case costruire a ridosso degli alvei dei fiumi o sottraendo spazio ai corsi d’acqua.
Orlando si dice fiducioso che il DDL possa essere approvato in tempi brevi. Il ricorso al decreto legge è forse un messaggio trasversale alle forze politiche per “forzare la mano” ed evitare che le buone intenzioni vengano dimenticate sotto l’ombrellone.
Ma da dove vengono i 10 milioni per finanziarie la lotta agli abusi edilizi?
Orlando spiega che si tratterà di una specie di fondo rotativo. In sintesi: gli enti locali ricevono un anticipo dal Governo sul denaro necessario a pagare le spese per le demolizioni delle case abusive, in un secondo momento gli stessi enti recuperano il denaro speso, rifacendosi sui proprietari degli immobili abbattuti, alimentando il fondo per promuovere altri interventi.
Secondo la stima del Ministro “con i 10 milioni di risorse economiche, previste dal DDL, si potrebbero demolire almeno 250 scheletri di tre piani, veri e propri ecomostri che sfregiano il territorio italiano”.
Nel periodo compreso tra il 2003 e il 2012, secondo i dati diffusi dal Cresme, le case abusive realizzate sono state 283.000, praticamente 77 immobili illegali al giorno per 10 anni, Natale e Pasqua compresi.
Il valore complessivo di questo mercato edilizio sommerso si aggira sui 19 miliardi di euro. L’incidenza del mattone illegale nel mercato dell’edilizia, fa sapere l’ufficio stampa di Legambiente, è cresciuta nonostante la crisi, passando dal 9% del 2006 al 16,9% stimato per il 2013.
Di Marina Rui Ferro
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