Sono questi i dati che risultano dalle “Linee guida per la valutazione del dissesto idrogeologico e la sua mitigazione attraverso misure e interventi in campo agricolo e forestale” (scarica la guida), presentate in questi giorni dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e predisposte da AGEA, ISPRA e Rete Rurale Nazionale
Secondo il Ministero dell’Ambiente saranno necessari almeno 40 miliardi di euro per la messa in sicurezza del territorio.
Negli ultimi 10 anni il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali ha erogato circa 2 miliardi di euro alle Regioni, per danni causati da eventi alluvionali a colture e aziende agricole e la costante perdita di suolo agricolo e produttività delle superfici forestali ha portato a un danno stimato di circa 2,5 miliardi di euro in 10 anni, oltre alle spese periodiche di ripristino e manutenzione gestite direttamente dai comuni. Inoltre, sono stati spesi oltre 3,5 miliardi di euro con Ordinanze di protezione Civile per far fronte più in generale a calamità idrogeologiche.
L’analisi effettuata sul territorio montano–collinare italiano, ha individuato come ambiti territoriali contraddistinti da differenti tipologie di azioni per il dissesto, i seminativi-pascoli, i boschi e le aree terrazzate a colture permanenti. In particolare, sempre in 10 anni, sono previste attività per più di 3,2 miliardi di euro per la protezione delle superfici a seminativo, 1,4 miliardi per la ricostruzione del potenziale ecologico, protettivo e produttivo dei boschi italiani e 1,6 miliardi di euro per la manutenzione e stabilizzazione del reticolo idrografico minore. Altri 700 milioni di euro dovranno essere invece destinati agli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, ripristino e ricostruzione dei terrazzamenti agricoli.
Considerato che il 73,3% del territorio nazionale ha vocazione agricola e forestale, attraverso pratiche di protezione e gestione sostenibile, si può incidere in modo significativo sulla manutenzione ordinaria dei territori e sulla prevenzione dei fenomeni di dissesto idrogeologico, contrastando contestualmente l’abbandono delle zone “marginali” di collina e montagna.
Le Linee guida propongono indirizzi e metodologie che consentono l’individuazione, su tutto il territorio nazionale, delle aree prioritarie di intervento e delle misure di mitigazione più idonee.
Gli interventi proposti vanno dalla manutenzione e ripristino della rete di drenaggio superficiale in aree agricole, alla stabilizzazione superficiale e protezione dei terrazzamenti in erosione, alla riforestazione, gestione e mantenimento in buono stato di efficienza ecologica del bosco e del suo reticolo idrografico minore.
Ulteriori benefici di queste misure sono la riduzione dei colmi di piena e degli eventi alluvionali, la riduzione della quantità di sedimento immessa nella rete fluviale e quindi il miglior funzionamento degli invasi artificiali idroelettrici, la conservazione della biodiversità del territorio, l’incremento dell’assorbimento di CO2 per la mitigazione dei cambiamenti climatici, lo sviluppo socioeconomico e turistico legato anche alle produzioni di qualità e la tutela dei paesaggi agricoli tradizionali.
Il finanziamento degli interventi e le misure proposte, oltre alla manutenzione e al presidio del territorio, produrrebbe anche un consistente aumento in termini occupazionali in zone cosiddette “marginali”. Sono state infatti stimate in circa 410 milioni le ore di lavoro incrementali in 10 anni, pari a circa 19.000 posti di lavoro equivalenti per anno. Nel dettaglio, le zone a seminativo che presentano criticità elevata o molto elevata per erosione e franosità descritte nelle Linee guida, corrispondono a circa il 23% della superficie totale nazionale per questa classe di uso del suolo, oltre 1,9 milioni di ettari (ha), superficie pari all’intero Veneto.
Per quanto riguarda i boschi, sono stati stimati in Italia il 9% e 24% della superficie boschiva nazionale rispettivamente ad alta e media criticità per frane e dissesti, pari a circa 700.000 e 1,9 milioni di ettari. Sono stati inoltre individuati circa 40.000 km di reticolo idrografico minore da proteggere e stabilizzare in aree boschive ad elevata propensione all’erosione. Infine, le aree terrazzate con colture permanenti (vigneti, oliveti, frutteti) ad alta e media criticità per frana e perdita di suolo utile sono circa 33.000 ettari, poco meno del 40% del totale delle superfici stimate a questa destinazione.
Fonte: Ispra
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