Dopo il tornado che ha investito l’istituto della mediazione a seguito della decisione della Consulta sulla sua incostituzionalità c’è un’occasione importante per fare il punto della situazione e capire lo Stato dell’Arte della mediazione obbligatoria.
Lunedì 26 novembre 2012 infatti presso l’aula consiliare della Provincia di Milano si terrà il Forum Nazionale dei Mediatori e degli Organismi di Mediazione. Responsabile dell’iniziativa è il dott. Ivan Giordano, direttore scientifico e responsabile dell’Organismo ICAF – Istituto di Conciliazione e Alta Formazione di Milano accreditato al Ministero della Giustizia.
Abbiamo intervistato il dott. Giordano, rivolgendogli alcune domande su questo tema.
Mediazione obbligatoria: sì, no, forse! Con la recente sentenza della Consulta cosa è successo? Davvero è stata cassata l’obbligatorietà di ricorrere all’istituto della mediazione prima andare al giudizio? Ci aiuta a chiarire questo aspetto, anche per dare informazioni precise a quanti, liberi professionisti, hanno investito tempo e denaro per diventare “mediatori”?
L’obbligatorietà è un veicolo indispensabile per poter anticipare i tempi della rivoluzione culturale.
Il nostro è Paese lento a recepire i cambiamenti e, pur non condividendolo ideologicamente, devo ammettere che l’obbligatorietà è un modo per far conoscere l’istituto della mediazione e tutti i benefici che ne derivano, sia sotto il profilo economico, sia sotto il profilo sociale.
Il Senatore Simona Vicari e l’On. Paolo Romani la cui partecipazione è prevista al Forum di Milano da me organizzato, stanno sostenendo a piena voce la reintroduzione della mediazione obbligatoria, oggetto di un recente emendamento.
Nell’ultimo anno abbiamo gestito oltre 120 procedimenti di mediazione con un’altissima percentuale di successo. Almeno il 70% di questi procedimenti sono stati avviati non in forza della cosiddetta obbligatorietà ma su autonoma iniziativa della parte istante, grazie alla conoscenza dell’istituto della mediazione civile spesso appresa dal servizio di sportello.
Dopo la decisione della Consulta il numero di procedimenti avviati è senza dubbio diminuito ma la qualità di quelli avviati è certamente maggiore: quando le parti, conoscendo l’istituto della mediazione, avviano volontariamente il procedimento, la probabilità di raggiungimento di un accordo è decisamente maggiore.
Allo stato attuale, quale giudizio può essere formulato sulla mediazione? Ha avuto successo? Che risposta ha avuto tra i professionisti?
La mediazione civile porta con sé la mediazione famigliare, la mediazione sociale ed ogni altra forma di mediazione diversamente applicata.
Il cittadino ha rapporti con le pubbliche amministrazioni, con le imprese, con gli artigiani, vive conflitti famigliari e condominiali… insomma la mediazione civile è uno strumento per risolvere in modo rapido ed economico le controversie in diritti civili disponibili, che rappresentando l’area più ampia del contenzioso, con la possibilità di ristabilire i rapporti umani a seguito dell’accordo.
I professionisti sono fra le categorie potenzialmente più interessate.
L’Istituto di Conciliazione e Alta Formazione ICAF che presiedo gestisce lo sportello dell’Ordine degli Architetti di Varese e forma gli architetti affinché diventino validi mediatori nel settore della contrattualistica e degli appalti.
Il prossimo lunedì a Milano verrà organizzato il Forum Nazionale degli organismi di mediazione e dei mediatori. A chi è rivolto e perché vi si dovrebbe partecipare?
Il tessuto sociale ed imprenditoriale lombardo e milanese in particolare è caratterizzato da un forte pragmatismo. Nel bene e nel male è lontano dalle disquisizioni politiche e osserva con interesse l’utilità di uno strumento che, ormai da due anni, è a disposizione di tutti: la mediazione civile come modo di gestione delle controversie civili e commerciali fuori dalle aule giudiziarie.
La mia personale esperienza di Responsabile dell’Organismo ICAF – Istituto di Conciliazione e Alta Formazione e dopo circa 120 procedimenti di mediazione gestiti nel ruolo di mediatore, posso sostenere con forza che conciliare conviene.
L’obiettivo del Forum è far conoscere l’istituto della mediazione civile a cittadini, imprese ed enti pubblici, e confrontarci con i colleghi mediatori e responsabili di organismi di mediazione su come gestire la comunicazione istituzionale non per portare lavoro al singolo organismo ma per divulgare la cultura della mediazione civile che, di conseguenza, genererà benefici per tutti.
Altro messaggio importate sta nello spiegare gli effetti della mancata partecipazione e del mancato accordo in mediazione laddove dovesse instaurarsi, a seguire, un procedimento giudiziario: se fossero conosciuti aumenterebbe significativamente sia l’uso della mediazione civile, sia la partecipazione ai procedimenti.
Lo slogan del Forum è “Conciliare Conviene” … le giro la domanda: Conciliare conviene?
Sarò molto pratico. È inutile concentrare le proprie energie facendo battaglie corporative. La gente è intelligente e in momenti come quello che stiamo vivendo cerca opportunità che possano generare convenienza. Se la mediazione civile è gestita con professionalità e competenza e se le parti che vi partecipano sono adeguatamente preparate ed eventualmente adeguatamente assistite, la mediazione civile è senza dubbio alcuno uno strumento utile, rapido, efficace ed economico. Per questo motivo sono fermamente convinto che conciliare conviene!
Le statistiche del Ministero della Giustizia e la mia personale esperienza di mediatore e di Responsabile di Organismo di mediazione non possono che confermare oggettivamente la convenienza della mediazione per tutti, cittadini, imprese, professionisti ed enti pubblici.
Il tutto inoltre deve passare attraverso una vera e propria rivoluzione culturale.
ICAF, l’organismo che presiedo, ha la sede principale nel cuore di Milano, una sede secondaria a Crema e 10 sportelli di conciliazione in Lombardia in cui i nostri mediatori fanno attività di divulgazione della cultura della mediazione e dell’istituto come normato nel nostro Paese, proprio per contribuire alla rivoluzione culturale che presto conosceremo, al di là di ogni imposizione normativa.
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