Sarebbe interessante fare un viaggio nei cantieri italiani e intervistare chi li bazzica tutti i giorni: operai, muratori, direttori dei lavori… ma a quanto pare, c’è anche chi, pur di lavorare, ricopre un ruolo non suo. Giardinieri muratori, badanti operaie, metalmeccanici asfaltatori… Sembra infatti esserci una gran confusione di fondo, a partire dalle tipologie contrattuali che i datori di lavoro offrono ai loro sottoposti. All’imprenditore costa infatti meno assumere un operaio con contratto da colf. Ma è tutto legale? Non sempre, e le trovate (a volte geniali) per raggirare il fisco, sono varie e cambiano di regione in regione. Una delle ultime è il «contratto a chiamata con qualifica da inserviente», e non c’è dubbio che il contrasto al fenomeno del dumping contrattuale dovrà passare anche dai cantieri. Ma come e perché l’edilizia è uno dei settori maggiormente colpiti da questo problema? Vediamo alcuni dettagli e casi specifici.
Cantieri edili, emergenza contratti?
Nel girone dei contratti “sbagliati” sembra siano coinvolti 150 mila lavoratori del settore edile. Di base questo implica che il datore di lavoro fa lavorare l’operaio in cantiere come edile apllicando però una tipologia di contratto diversa, come per esempio quella riservata a giardinieri o badanti.
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Perché? Perchè costa meno! Sono infatti varianti contrattuali dal minor costo fisso e che prevedono stipendi più bassi: se un muratore (sulla carta) dovrebbere arrivare a fine mese con circa 1500 euro in tasca, di stipendio base, un muratore con contratto diverso vede la busta paga ridotta di almeno il 30%. L’imprenditore risparmia infatti su cassa edile, mensa e trasporto del lavoratore, così come non paga le ore di formazione obbligatoria che bisogna possedere prima di metter piede in cantiere. L’ammontare che intasca quindi l’operaio è ridotto a 1000 euro al mese, circa.
Dal nord al sud c’è differenza?
A quanto pare sì: se nelle regioni del nord Italia (a detta di Andrea Tafaria, segretario generale della Filca Cisl in Liguria), […] hanno trovato quest’altro modo per evadere applicando tipologie contrattuali che non c’entrano nulla con il tipo di attività svolta, al sud è il lavoro nero a farla da padrone e spesso i contratti non ci sono proprio.
C’è ancora altro da sapere: il fenomeno dumping contrattuale riguarda non solo imprese edili di piccole dimensioni, a gestione poco più che familiare, ma anche società che lavorano per Enel, Open Fiber, Ferrovie dello Stato e persino le ditte che si sono aggiudicate gli appalti per la demolizione del ponte Morandi, continua il segretario Cisl Liguria. Pazzesco che nel cantiere che al momento è più sotto i riflettori di tutti gli altri ci si domandi “chi vigila chi”, e che fossero all’opera lavoratori con contratti non da muratori ma da metalmeccanici, trasportatori o addetti multiservizi.
C’è stata più di una denuncia in merito, e non solo al Morandi, dove è intervenuto prontamente il commissario per la ricostruzione Marco Bucci riportando ordine (al momento). Viene naturale domandarsi se sia bene o male la pace apparente che regna negli altri cantieri. Sembra servano sempre scandali o casi eclatanti per riportare attenzione a questo tema. E siamo tutti, alla fine, a pagare le conseguenze di questa guerra al ribasso.
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