È stata dura ma a quanto pare è arrivata la novità che tutti i professionisti stavano aspettando: la Commissione Bilancio del Senato, con parere favorevole dal Ministero della Giustizia e dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, ha approvato l’emendamento al Decreto Fiscale che disciplina il diritto all’equo compenso per tutte le professioni (anche quelle non ordinistiche), sia per i rapporti tra privati sia per quelli verso la Pubblica Amministrazione.
Secondo la norma, che è stata riscritta per includere tutte le professioni e non solo gli avvocati, l’equo compenso dovrà essere determinato proporzionalmente alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, e al contenuto e alle caratteristiche della prestazione, tenendo conto, per quanto riguarda ingegneri e e architetti, del Nuovo Decreto Parametri bis.
Inoltre, saranno considerate vessatorie tutte le clausole (anche se già approvate dopo trattattiva) che prevedano che il cliente possa modificare unilateralmente le condizioni del contratto, rifiutare la stipulazione in forma scritta degli elementi essenziali del contratto e pretendere prestazioni aggiuntive a titolo gratuito, quelle che prevedano le spese delle controversie a carico del professionista, la rinuncia al rimborso delle spese direttamente connesse alla prestazione dell’attività professionale oggetto della convenzione, e termini di pagamento superiori a 60 giorni dalla data di ricevimento della fattura.
Anche se ora sarà sicuramente necessaria qualche modifica, e soprattutto servirà molta attenzione nella fase di attuazione delle nuove regole, si tratta di un enorme passo avanti. Tutte le istituzioni che si erano impegnate per arrivare a un risultato di questo tipo (tra cui Confprofessioni, Inarsind, Fondazione Inarcassa, Rete delle Professioni Tecniche, ecc.) hanno infatti espresso grande soddisfazione, ma sottilineato la necessità di alcuni accorgimenti e “limature”.
Dal Parlamento è intervenuto invece Maurizio Sacconi, presidente della commissione Lavoro del Senato che, come sappiamo, aveva proposto un disegno di legge proprio sull’equo compenso: “A questo punto è evidente che il mio disegno di legge è destinato a fermarsi. Viene sostituito con il decreto fiscale da un provvedimento forse meno completo nei contenuti ma che afferma un principio fondamentale, perché apre la strada all’equo compenso di tutti i professionisti e anche ai rapporti con la Pa”.
Anche Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera, è convinto dell’importanza di questo emendamento, non scontato, “che afferma, come io sostengo da sempre, che il lavoro gratuito non può esistere e che i professionisti non vanno scambiati per sponsor”, ma invita “a non fare danni nel passaggio a Montecitorio. Se non ci saranno le idee chiare, sarà meglio non mettere mano al testo“.
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