Dell’importanza della Topografia nelle realizzazioni territoriali

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Vorrei richiamare l’attenzione sulla tanto bistrattata Topografia, scienza applicata che molti ritengono una disciplina di “nicchia” (?).
Dalla mia esperienza diretta e mediata, ho constatato che, anche nell’ambito degli studi accademici specifici,la Topografiaè “complementare”, una sorta di materia facoltativa, la cui importanza è oltremodo secondaria, rispetto a quelle ritenute più “importanti”; in quei nostalgici anni ’60, come studente di ingegneria, anch’io ero della stessa opinione nei riguardi di questa disciplina.  

 

Da quello che ho potuto capire non mi sembra che le cose siano cambiate di molto,  a parte qualche ateneo che si occupa di problemi geodetici di alto rango, come reti GPS e problemi affini; ho sempre avuto la percezione secondo la quale, nell’ambito delle attività accademiche tecnico-scientifiche, se non si affrontassero le “alte matematiche”, si correrebbe il rischio di scadere di rango.

 

Qualsiasi progetto territoriale ha  bisogno delle insostituibili e preventive indagini topografica (superficiale), geologica (in profondità) e climatica, senza le quali ogni valutazione risulterebbe aleatoria. Il progetto è di per se una previsione di una futura realizzazione, eseguita su basi tecnico-scienifiche di sicura affidabilità e ciò mi appare incontrovertibile,  ritenendo inutile qualsiasi obiezione in merito.

 

L’interpretazione degli elementi  rappresentati sulla mappa, cartacea o informatizzata che sia,  è per qualsiasi tecnico “territoriale” un elemento insostituibile della propria cultura; saper “leggere” le coordinate planimetriche e la quota di ogni punto caratteristico, saper determinare l’orientamento di linee e dell’intero volume che si sta “inventando” e quant’altro si ritenga necessario, sono tutti fattori che risultano indispensabili per essere certi di poter offrire un prodotto professionalmente valido.

 

Nei progetti che riguardano edifici, ad esempio, ho spesso notato l’assenza di un qualsiasi riferimento cartesiano e la costante presenza della “canonica” indicazione della quota 0 al piano terra, senza inquadrare il futuro manufatto nell’esatto orientamento plano-altimetrico, indicato nella  cartografia parametrata, commissionata ad hoc. Spesso il rilievo preliminare è ritenuto superfluo, una spesa inutile, specialmente per i piccoli interventi, per non parlare del rilievo geologico: non è raro che si faccia conto solo sulle “chiacchiere tecniche di vicinato”.  

 

Non so quante inesattezze, anche foriere di interminabili liti giudiziarie, si commettono quando progetti “senza riferimento” vengono poi tracciati sul terreno, essendo spesso ritenuto  bastante  l’occhio clinico del praticone di cantiere per rimettere le cose a posto, si fa per dire.

 

Di certo non posso ergermi a giudice dell’operato altrui, anche perché in merito ho qualche peccatuccio anch’io; devo anche dire che esistono scuole che offrono una preparazione  territoriale di una certa caratura, così come esistono tecnici  che sanno interpretare la topografia in maniera corretta; la mia esperienza, comunque, mi ha reso scettico sulla generalizzata cultura che possa evitare le storture territoriali di cui abbiamo costanti notizie, dubbio che mi ha indotto a ribadire quanto ho affermato e che mi sembra non del tutto inutile.

Roberto D’Apostoli

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