Il Bonus, come precisato dal decreto ministeriale attuativo delle norme, non cumulabile con altre agevolazioni fiscali per le stesse spese, e da erogare a domanda. La percentuale spettante sarebbe stata poi comunicata alla luce delle domande presentate.
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Meglio il credito o la detrazione, visto che si tratta di opzioni alternative? E cosa fare se il credito alla fine è meno conveniente della detrazione? Possibile rinunciare al credito e optare per l’agevolazione in 10 anni?
Ce lo siamo chiesto anche noi, e dal momento che non abbiamo trovato alcun documento di prassi delle Entrate che lo spiegasse, abbiamo provato a fare una domanda diretta all’Agenzia. La risposta ora è arrivata con la circolare 17 del 26 giugno, che detta le regole per tutte le detrazioni sulla casa, comprese quelle per gli impianti fotovoltaici e relativi sistemi di accumulo.
Bonus a domanda e percentuale “a sorpresa”
Per il credito d’imposta la legge di Bilancio per il 2022 aveva messo a disposizione un fondo di tre milioni di euro. La percentuale del credito spettante, a valere su questo fondo, sarebbe stata determinata dalle Entrate sulla base del rapporto tra l’ammontare del fondo e le somme risultati dalle richieste. Si tratta di un meccanismo applicato più volte nel caso di spese che riguardano gli immobili.
Tra gli ultimi interventi in questo ambito troviamo in particolare il credito d’imposta per l’acquisto di sistemi di filtraggio domestico dell’acqua del rubinetto, ossa il cosiddetto Bonus acqua potabile. A consuntivo il credito erogato in questo caso è stato pari al 30,37% della spesa. Una percentuale non eccessivamente elevata, ma considerando che altrimenti per questa tipologia di acquisti non sono state previste altre agevolazioni fiscali, tutto sommato un obbiettivo vantaggio c’è stato.
Nel caso del Bonus per i sistemi di accumulo per il fotovoltaico, invece, la situazione è diversa. Le spese per acquisto e posa in opere delle batterie, infatti, rientrano tra le spese detraibili al 50%, e questo sia nel caso in cui vengano acquistate al momento dell’installazione dell’impianto fotovoltaico, sia che vengano aggiunte successivamente.
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Valanga di domande e credito striminzito
Non a caso proprio per questo sono state decisamente tante le domande per il credito, per cui alla fine dall’80% previsto come massimo, la percentuale spettante del credito d’imposta è risultata solo del 9%. Per molti una beffa, e solo fino a pochi giorni fa sembrava impossibile rinunciare al credito e optare per la detrazione.
Come indicato nel provvedimento delle Entrate che ha dettato le regole applicative (provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle entrate dell’11 ottobre 2022, prot. n. 382045), infatti, risultava possibile presentare la comunicazione di rinuncia al credito esclusivamente entro lo stesso termine previsto per la presentazione della richiesta, ossia entro il 31 marzo 2023.
Ma ora, davvero a sorpresa, l’Agenzia dà indicazioni del tutto diverse.
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Opzione per l’agevolazione più conveniente
Nella circolare 17, a pg 45 per prima cosa l’Agenzia ricorda che l’installazione del sistema di accumulo su un impianto fotovoltaico, dà diritto alla detrazione sia nel caso in cui tale installazione sia contestuale che successiva a quella dei pannelli solari, “configurandosi, in dette ipotesi, il sistema di accumulo come un elemento funzionalmente collegato all’impianto fotovoltaico stesso”. Per quanto riguarda le norme previste dalla legge di Bilancio per il 2022, la circolare ricorda ancora che alle persone fisiche è riconosciuto un credito d’imposta per l’installazione di sistemi di accumulo integrati in impianti di produzione elettrica alimentati da fonti rinnovabili, anche se già esistenti e beneficiari degli incentivi per lo scambio sul posto, “credito non cumulabile con altre agevolazioni di natura fiscale aventi ad oggetto le medesime spese”.
Fin qui nulla di nuovo.
Subito dopo però l’Agenzia precisa che “il divieto di cumulo non vieta al contribuente, che abbia presentato istanza per l’accesso al credito d’imposta nei termini previsti dal provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle, senza avervi poi espressamente rinunciato, di optare in sede di dichiarazione dei redditi per la detrazione, se ritenuta più favorevole”.
Quindi di fatto si dà la possibilità di valutare quale delle due agevolazioni sia effettivamente più conveniente, alla luce della propria situazione fiscale, per espressa indicazione dell’Agenzia.
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Valutazione da fare con attenzione
Bisogna però fare i conti con attenzione, ora che c’è questa possibilità. Non dimentichiamo ad esempio che chi dovesse non avere più redditi soggetti ad IRPEF nel 2023, ad esempio per avere accettato l’esodo incentivato dal lavoro, o per il passaggio al regime forfettario, potrebbe avere convenienza ad utilizzare il credito dato che altrimenti in futuro non potrebbe usare la detrazione.
Viceversa chi non prevede cambiamenti a breve nella propria situazione e quindi conta di continuare ad avere redditi soggetti ad IRPEF anche per il futuro avrà un maggior vantaggio ad usare la detrazione.
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Foto:iStock.com/tommy
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