Bonus batterie di accumulo energia: cosa fare se la percentuale di credito spettante è più bassa rispetto alla detrazione?

Il credito è immediatamente spendibile, la detrazione fiscale, invece, può essere usufruita a rate nel corso di 10 anni. Cosa conviene di più? Si può rinunciare e scegliere all’ultimo momento? Il chiarimento a cura dell’Esperta Lisa De Simone

Lisa De Simone 11/11/22
La nostra esperta Lisa De Simone risponde alle domande poste dagli utenti sulle detrazioni fiscali in edilizia. Il quesito analizzato questa settimana è il seguente:

“Se alla fine del mese di marzo, l’Agenzia delle entrate a fronte di una mia domanda di agevolazione per l’installazione di un sistema di accumulo, mi comunicasse una agevolazione fiscale inferiore al 50 per cento che potrei ricevere dalla dichiarazione dei redditi col mod.730, come potrei comportarmi? Grazie.”

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Di seguito la risposta.

Il bonus nella legge di Bilancio

Il bonus per le batterie di accumulo è stato istituito con la legge di Bilancio per il 2022. Il comma 812 dell’art. 1 della legge stabilisce infatti che “Ai fini dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, ai contribuenti è riconosciuto, nel limite massimo complessivo di 3 milioni di euro per l’anno 2022, un credito d’imposta per le spese documentate relative all’installazione di sistemi di accumulo integrati in impianti di produzione elettrica alimentati da fonti rinnovabili”.

Il bonus, come precisato da decreto ministeriale attuativo, non è cumulabile con altre agevolazioni fiscali per le stesse spese, e verrà erogato a domanda.

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Ammontare del credito solo a consuntivo

La domanda va presentata dal 1° al 31 marzo 2023 sul modello già predisposto dall’Agenzia delle Entrate. La percentuale del credito spettante sarà determinata dalle Entrate sulla base del rapporto tra l’ammontare complessivo stanziato nella legge di Bilancio e l’ammontare delle richieste.

Quello previsto è un meccanismo ben rodato e applicato più volte nel caso di spese che riguardano gli immobili. Tra gli ultimi interventi in questo ambito troviamo in particolare il credito d’imposta per l’acquisto di sistemi di filtraggio domestico dell’acqua del rubinetto, ossa il cosiddetto bonus acqua potabile.

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Com’è andata in passato

Per quanto riguarda il bonus acqua potabile, a conti fatti si è trattato di un vero successo. A fronte di una somma a disposizione pari a cinque milioni di euro per il 2021, infatti, le richieste hanno superato di gran lunga il plafond così che l’Agenzia delle Entrate ha riconosciuto un credito pari al 30,37 per cento della spesa. Una percentuale non eccessivamente elevata, ma considerando che altrimenti per questa tipologia di acquisti non sono previste agevolazioni fiscali, tutto sommato ci si può accontentare.

Nel caso del bonus per le battere di accumulo, invece, la situazione è diversa. Le spese per acquisto e posa in opere delle batterie, infatti, rientrano tra le spese detraibili al 50 per cento, e questo sia nel caso in cui vengano acquistate al momento dell’installazione dell’impianto fotovoltaico, sia che vengano aggiunte successivamente.

Di qui il dubbio del lettore: cosa fare se la percentuale di credito spettante è più bassa rispetto alla detrazione? Si può rinunciare e scegliere all’ultimo momento?

Vediamo che dicono le norme.

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Sì alla rinuncia ma solo entro il 31 marzo

Per prima cosa bisogna dire che rinunciare al credito d’imposta, una volta fatta la domanda, è possibile, ma solo prima che l’Agenzia effettui i conteggi. Come indicato nel provvedimento delle Entrate che ha dettato le regole, infatti, è possibile presentare la comunicazione di rinuncia al credito esclusivamente entro lo stesso termine previsto per la presentazione della richiesta, ossia entro il 31 marzo 2023.

Solo in questo modo, infatti, l’Agenzia potrà determinare la percentuale spettante. Quindi una volta ottenuto il credito non si potrà più optare per la detrazione dato che, come prevedono le norme, le due agevolazioni sono alternative.

!!! Segnaliamo un aggiornamento del 26 giugno 2023: la circolare Entrate 17/E cambia le carte in tavola. Si legge infatti che il divieto di cumulo non vieta al contribuente, che abbia presentato istanza per l’accesso al credito d’imposta nei termini previsti dal provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle, senza avervi poi espressamente rinunciato, di optare in sede di dichiarazione dei redditi per la detrazione, se ritenuta più favorevole” >> approfondisci con questo articolo !!!

I calcoli sulla convenienza

Chi ha dubbi sulla convenienza, dunque, dovrà necessariamente risolverli prima di fare domanda per il credito, considerando per prima cosa i termini di utilizzo. Il credito è immediatamente spendibile, in quanto può essere utilizzato per ridurre le imposte dovute nella prossima dichiarazione, e l’eventuale quota in avanzo potrà essere utilizzata nei periodi di imposta successivi. La detrazione fiscale, invece, può essere usufruita a rate nel corso di 10 anni.

In concreto ipotizzando una spesa di 8 mila euro e un bonus con percentuale al 30 per cento, con il credito d’imposta avremmo a disposizione 2.400 euro per ridurre l’IRPEF il prossimo anno. Con la detrazione al 50 per cento avremmo invece una rata di 400 euro per 10 anni.

Cosa conviene di più? Difficile dare una risposta valida in assoluto dato che a conti fatti si tratta di scegliere, per così dire, tra l’uovo oggi o la gallina domani.

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Foto:iStock.com/erhui1979

Lisa De Simone

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