Infrastrutture, porti, stabilimenti balneari: così si presentano 8000 chilometri di costa italiana, compromessi dall’erosione costiera e dall’inquinamento, aree marine “protette” tra virgolette. Mancano i fondi. E questo rappresenta un rischio: il pericolo è di relegare le aree protette a una funzione solo burocratica.
Il dossier del WWF “Coste: il profilo fragile dell’Italia”, consegnato al ministro dell’Ambiente Corrado Clini, chiede al ministero una moratoria delle nuove edificazioni e un piano nazionale per le infrastrutture verdi.
I problemi della costa
La costa è colpita da erosione per il 42%, nascosti dietro un muro di stabilimenti balneari (12.000 in tutto), 28 dei 57 siti di bonifica industriale nazionali.
In Italia c’è un porto ogni 14,2 chilometri di costa per un totale di 525 fra turistici e commerciali, approdi e darsene. Siamo al terzo posto in Europa per il peso totale dei beni movimentati nei porti UE (13,6%), secondi solo a Olanda e Regno Unito.
Il petrolio. La metà dell’oro nero che arriva nel Mediterraneo (9 milioni di barili di greggio ogni giorno) viene scaricato nei porti petroli italiani. Sono 9 le raffinerie situate sulla costa. Triste ma vero, è l’Italia ad avere il primato del greggio versato nei principali incidenti negli ultimi 25 anni (162.200 le tonnellate versate nelle acque territoriali italiane).
Per quanto riguarda i depuratori, il 30% della popolazione italiana non è servito dalla depurazione delle acque reflue, è un impianto su 4 sembra irregolare.
Mancano strategie complessive: è tutto solo su carta
Eppure, sottolinea l’associazione ambientalista, gli strumenti di tutela ci sarebbero e il nostro Paese è lo stato mediterraneo con il maggior numero di Aree Marine Protette. Ma questo impianto di tutela è tale solo sulle carte, mancano strategie complessive, non esiste una coopianificazione Stato-Regioni, i fondi (pochi) disponibili non sono ben gestiti, i controlli sono molto deboli.
Insomma, una situazione molto critica.
Ecco perché il WWF ha presentato al ministro Clini dieci richieste salva-coste, che riguardano la diminuzione della pressione sulle coste già edificate e la gestione naturalistica e ambientale efficace per le aree ancora salve:
1) estensione del vincolo paesaggistico sulle coste;
2) moratoria delle nuove edificazioni;
3) approvazione dei Master Plan regionali dei porti;
4) ricognizione sulle concessioni degli stabilenti balneari;
5) bonifica delle aree industriali costiere inquinate;
6) pieno rispetto della Convenzione di Barcellona su fascia costiera e aree protette;
7) approvazione dei Piani di gestione per le aree costiere e marine della Rete Natura 2000;
8) gestione integrata delle acque per salvare la costa e il mare;
9) garantire le risorse per maggiori controlli in mare e sulla fascia costiera;
10) avvio di un piano nazionale per le “green infrastructures” che garantisca la funzione ecologica di coste e fiumi che devono essere più idonei a rispondere alle esigenze di “adattamento” imposte dai cambiamenti climatici in atto.
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