Tenuta all’aria involucro edilizio: i punti critici da non sottovalutare nella progettazione

La tenuta all’aria va accuratamente progettata alla stregua dell’isolamento termico e se il diavolo si nasconde nei dettagli, la maggior parte delle problematiche si annida nei collegamenti tra i vari componenti dell’involucro e nei passaggi impiantistici

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La tenuta all’aria dell’involucro è un aspetto che spesso viene trascurato nella progettazione degli edifici, sia nuovi che da risanare. In realtà assume un’importanza fondamentale per garantire il comfort abitativo e la durabilità dei materiali, specialmente se si usano materiali naturali come il legno, sensibili alle variazioni di temperatura e umidità.

Quante volte, nelle nostre case, ci lamentiamo degli “spifferi” che provengono dagli infissi, dai cassonetti e da altre fessure o piccole aperture presenti nell’involucro edilizio? Questi ingressi di aria negli ambienti, ovviamente incontrollati, provocano per prima cosa fastidio per gli occupanti che ricorrono alle più fantasiose tecniche per eliminarli o attenuarli: nastri adesivi, guarnizioni, manicotti “antispiffero” sui davanzali o addirittura carta di giornale infilata nelle varie fessure da cui proviene l’aria.

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Stiamo parlando ovviamente di una situazione invernale. La temperatura e la velocità dell’aria in ingresso sono le principali cause del discomfort provato dagli occupanti, che cercano di limitare i danni come descritto in precedenza.

Vediamo nel dettaglio cosa provoca una scarsa tenuta all’aria dell’involucro, così come ci spiega Mirko Giuntini, autore del volume Progettazione energetica integrata di involucro edilizio e impianti (edito da Maggioli Editore), dal quale è estratto questo articolo.

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Le perdite di ventilazione e la perdita di energia termica

Dal punto di vista energetico, l’ingresso di aria incontrollata dalle fessure dell’edificio (ivi incluse quelle relative ai serramenti) provoca innanzitutto una perdita di energia termica.

Le “perdite per ventilazione” comprendono anche i cosiddetti spifferi, pertanto è opportuno minimizzare queste perdite in sede di progetto e di esecuzione dei lavori. Ma la scarsa tenuta all’aria può essere la causa di un fenomeno ancora più grave soprattutto per quanto riguarda la durabilità dei materiali.

I flussi d’aria umida che entrano o escono dall’involucro senza controllo (vedremo nel seguito quello che si intende per “controllo”) attraversano i vari strati omogenei che costituiscono i componenti di pareti, solai, tetti che si trovano a temperature diverse andando dall’interno verso l’esterno.

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L’esempio di un tetto in legno

Facciamo l’esempio di un tetto in legno in una situazione invernale: dall’interno verso l’esterno, l’aria calda e umida proveniente dall’interno passa dalle fessure dovute alla scarsa tenuta all’aria del componente, incontrando temperature via via più fredde man mano che procede verso l’esterno. A una certa temperatura il vapore contenuto nell’aria può condensarsi e tornare allo stato liquido, depositandosi magari sulla faccia di uno dei materiali che costituisce la stratigrafia del tetto: questa condensazione, detta interstiziale, può essere molto pericolosa se il materiale con cui viene a contatto è sensibile all’umidità, come per esempio il legno.

Nelle strutture in legno, infatti, la condensa interstiziale è uno dei problemi più gravi che possono compromettere la durabilità della costruzione stessa; l’umidità a contatto del legno provoca, in tempi assai brevi, la comparsa di funghi e quindi la marcescenza del componente edilizio, con danni talvolta irreparabili che nei casi più gravi possono portare alla demolizione della struttura.

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Progettazione tenuta all’aria: i punti critici da non sottovalutare

La tenuta all’aria va accuratamente progettata, alla stregua dell’isolamento termico e di tutti gli altri aspetti legati alla buona progettazione dell’involucro. Gli edifici sono composti da vari elementi costruttivi orizzontali, verticali e inclinati, a loro volta suddivisi in componenti opachi e trasparenti. Essi sono collegati tra loro in vario modo, a formare l’involucro edilizio nel quale troveranno posto anche gli impianti asserviti all’edificio stesso.

Se il diavolo si nasconde nei dettagli, la maggior parte delle problematiche dovute alla eccessiva permeabilità all’aria degli edifici si annida proprio in questi collegamenti tra i vari componenti dell’involucro e nei passaggi impiantistici: è studiando a fondo questi punti che il progettista può risolvere il 95% dei problemi di scarsa tenuta all’aria.

È opportuno utilizzare un “sistema di tenuta all’aria” che in analogia con il “sistema cappotto” per l’isolamento termico permette di avere una rosa di materiali ed accessori (raccordi, nastri, ecc.) coordinati e studiati per la specifica tipologia costruttiva a cui andranno applicati, corredati da un dettagliato manuale di posa per una corretta applicazione di tutti i componenti. Molto importante è la sigillatura di ogni connessione tra gli elementi costruttivi, soprattutto quando siamo in presenza di costruzioni prefabbricate come quelle in legno, dove gli elementi costruttivi devono essere assemblati in cantiere.

A titolo puramente indicativo e non esaustivo si elencano i nodi costruttivi più vulnerabili per la permeabilità all’aria che necessitano quindi di particolare attenzione:

  • attacco a terra pareti-fondazione;
  • attacco parete-solai;
  • attacco parete-copertura;
  • colmo del tetto (per coperture inclinate);
  • nodo parete-balcone;
  • nodo parete-serramento (giunto primario e giunto secondario);
  • passaggi impiantistici: forometrie, scatole di derivazione, corrugati, tubazioni varie, canali d’aria, canne fumarie, ecc.

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Tenuta all’aria: attenzione al cambio infissi

In molti casi in cui si sostituiscono i serramenti in un edificio esistente senza abbinare tale intervento all’isolamento delle pareti esterne, si hanno problemi di muffa e condensa a seguito della sostituzione.

Questo perché, in molti casi, gli infissi precedenti avevano una scarsa tenuta all’aria e gli spifferi fornivano una sorta di ventilazione incontrollata che garantiva un certo ricambio d’aria, anche se contemporaneamente davano problemi di scarso comfort e di perdita di calore per ventilazione.

Dopo la sostituzione con nuovi componenti ben più prestazionali in termini di tenuta all’aria, tale ventilazione “gratuita” viene a mancare e di conseguenza l’umidità che veniva smaltita attraverso di essa resta nell’aria e va a condensarsi nei punti più freddi, tipicamente negli angoli e lungo i bordi dei serramenti.

Per ovviare a queste situazioni, senza dimenticare che ogni caso va studiato singolarmente, si deve prevedere almeno una ventilazione degli ambienti più efficace, magari inserendo un impianto di ventilazione meccanica >> Leggi anche: Muffa in casa dopo installazione nuovi infissi? Ecco perché e come intervenire <<

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Progettazione energetica integrata di involucro edilizio e impianti

Per garantire prestazioni energetiche elevate e risparmio occorre coniugare e integrare in un unico sistema efficiente l’involucro, nelle sue parti opache e trasparenti, e gli impianti tecnologici. Non si tratta di un’operazione semplice. Al progettista, infatti, è richiesta la comprensione delle singole parti e di come esse interagiscono tra loro.  Questo manuale ha l’obiettivo di fornire al lettore gli strumenti per comprendere e governare il rapporto involucro-impianti al fine di raggiungere una ottimale efficienza energetica del manufatto edilizio. L’opera accompagna il lettore verso la conoscenza delle proporzioni, in termini di importanza, fra l’edificio e gli impianti, demolendo le convinzioni, ancora resistenti e persistenti, che un edificio ad alta efficienza energetica dipenda prevalentemente dagli impianti a energia rinnovabile. L’autore sposta il maggior carico dell’attenzione sulla qualità dell’involucro, opaco e trasparente: pareti, solai, coperture disperdenti, serramenti e ombreggiamenti. Ne analizza vizi e virtù relazionati alla fascia climatica in cui si trova l’edificio e alle caratteristiche fisiche dei materiali utilizzati, traducendo in modo molto fruibile la fisica tecnica. Il manuale, inoltre, affronta il concetto di qualità dell’aria, parlando di Ventilazione Meccanica Controllata, proseguendo con gli altri parametri del comfort abitativo: termo-igrometrico, acustico e luminoso, per offrire al lettore una panoramica olistica di tutti i componenti di una struttura edilizia energeticamente efficiente e sostenibile. Mirko GiuntiniIngegnere, si occupa da anni di progetti di edifici ecosostenibili. È consulente energetico e docente dell’Agenzia CasaClima, Esperto in Edilizia Sostenibile (EES) ed Esperto in Gestione dell’Energia (EGE). Svolge attività di docente in corsi di specializzazione e master su tematiche di sostenibilità ambientale e costruzioni sostenibili organizzati da ordini professionali, enti pubblici e privati, scuole e centri di formazione di importanza nazionale.

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Foto:iStock.com/psisa

Redazione Tecnica

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