L’allarme è stato lanciato dall’OICE che evidenzia il problema che attanaglia imprese e società di ingegneria e architettura. Le attese per ottenere i pagamenti compromettono la stabilità finanziaria delle imprese e delle società mettendo spesso a rischio la realizzazione di progetti e la conservazione di posti di lavoro.
OICE rileva che per le società di ingegneria, nel 2022 sono stati registrati ritardi nei pagamenti della P.A. per oltre il 56% delle società variabili da 3 a oltre 9 mesi; nessuno avviene entro 30 giorni.
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Nello specifico, il 46,9% delle imprese denuncia un ritardo dei pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione compreso tra i 3 e i 9 mesi e il 9,1% oltre 9 mesi. Nel 44% dei casi il ritardo è limitato a massimo 3 mesi, ma raramente viene rispettato il termine di legge. I ritardi di pagamento registrati dalle imprese di maggiore dimensione sono mediamente più lunghi: per tempi superiori a 9 mesi, quindi i casi più gravi, la percentuale è del 26,3% per le grandi imprese, del 10,2% per le medie e del 4,0% per le piccole strutture.
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OICE: tempi lunghissimi per ottenere il via libera per la fatturazione
La Corte di Giustizia denuncia la mancata applicazione delle norme della direttiva del 2011 sui ritardi di pagamento, che impongono alle autorità pubbliche di saldare le fatture entro 30 giorni (60 per gli ospedali pubblici).
Il commento dell’l’OICE a tale denuncia è stato: “Giusto migliorare l’attuazione delle norme UE, ma il problema maggiore risiede nella burocrazia di molti enti pubblici”.
Difatti le ragioni di tali ritardi possono essere varie, dalla burocrazia eccessiva alla mancanza di risorse finanziarie delle amministrazioni. Per tale motivo è essenziale che vengano adottate misure per accorciare le tempistiche, garantendo un flusso di liquidità regolare alle imprese e alle società che collaborano con la PA.
Per il Presidente dell’OICE, Giorgio Lupoi, “premesso che non siamo l’unico paese in Europa afflitto da questo problema, posso dire che nel settore dell’ingegneria e dell’architettura il rapporto con la stazione appaltante su questi aspetti rimane da anni critico: siamo assolutamente al di là dei termini previsti dalle direttive europee e dalla nostra legislazione di recepimento. Ma non è soltanto questo il punto. Dobbiamo infatti segnalare come siano soprattutto le farraginose procedure di alcuni importanti enti italiani a fare sì che, una volta conclusa la prestazione contrattuale, i tempi per ottenere il via libera per la fatturazione siano lunghissimi e questo a causa dei numerosi pareri interni ai diversi uffici competenti di queste amministrazioni. È una cosa incredibile se pensiamo che siamo nell’era della digitalizzazione, così come è incredibile anche che il pagamento spesso sia differito per quote non irrilevanti (a volte del 30 o 40%), a momenti successivi, ad esempio al collaudo dell’opera progettata, quindi ad anni dalla conclusione della prestazione. E anche questo, a nostro avviso, configura un comportamento vessatorio e poco rispettoso per chi, professionista, studio professionale o società di ingegneria, ha magari consegnato il progetto, poi regolarmente approvato, anni prima. Per questo chiediamo che il problema sollevato a livello europeo sia affrontato a tutto tondo, anche nell’ambito della revisione del codice appalti”.
Dal comunicato stampa OICE del 16 novembre
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Foto:iStock.com/Nuthawut Somsuk
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