Rischio alluvioni e zone costiere: viaggio alla scoperta dei comuni che combattono le inondazioni e salvano le spiagge

Misure anti allagamento, o meglio Piani di Salvaguardia. Il Decreto Legislativo 23 febbraio 2010, n. 49 disciplina le attività di valutazione e di gestione dei rischi di alluvioni, causate anche dalle inondazioni marine delle zone costiere. Ecco i progetti dei comuni pionieri d’Italia

Grazie alla grande forza di volontà di sindaci e cittadini, dopo gli ultimi eventi dello scorso ottobre, la Liguria, una delle regioni più colpite negli ultimi tempi dalle alluvioni, sfoggia un’ottima ripresa; tuttavia questi fenomeni così violenti ed ultimamente così frequenti, non sono da sottovalutare.

Il Decreto Legislativo 23 febbraio 2010, n. 49, “attuazione della direttiva 2007/60/CE relativa alla valutazione e alla gestione dei rischi di alluvioni”, tuttora vigente, disciplina le attività di valutazione e di gestione dei rischi di alluvioni per la salvaguardia della salute umana, del territorio, dei beni, dell’ambiente, del patrimonio culturale e delle attività economiche e sociali in genere, considerando l’alluvione anche quel tipo di allagamento causato dalle inondazioni marine delle zone costiere.

Quali comuni hanno previsto piani di salvaguardia per le proprie coste? Vediamo in dettaglio i progetti principali.

Rischio alluvione e zone costiere, quali misure in atto?

Nelle regioni maggiormente interessate da tali fenomeni sono nati dei piani di salvaguardia dagli allagamenti come quello della balneazione di Rimini.

Il Piano di Salvaguardia della Balneazione di Rimini consiste nella più grande opera di risanamento idrico attualmente in corso in Italia, messa a punto da Comune, Hera e Romagna Acque, che appare capace di dare una risposta al rischio allagamenti mediante la realizzazione di una vasca di laminazione e di un impianto idrovoro.

Il progetto riguarda aree diverse di Rimini ed include: vasche di laminazione per l’attenuazione delle portate di piena in arrivo dal forese; impianti idrovori capaci di garantire, in corrispondenza degli eventi meteorici intensi, lo scarico in mare delle acque anche in condizioni di alta marea e di venti avversi; condotte sottomarine in grado di scaricare le acque ad una buona distanza dalla battigia; collettori per la raccolta delle acque nere in grado di eliminare completamente qualsiasi immissione di acque nere nella Fossa; ricalibrature e pulizia della Fossa nel tratto posto a valle della vasca di laminazione fino allo scarico a mare; vasche di prima pioggia in grado di invasare la portata meteorica di prima pioggia ed in cui alla conclusione dell’evento piovoso il volume stoccato viene avviato alla depurazione.

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In questo caso la tecnica utilizzata fa in modo che durante degli inconsueti eventi piovosi l’acqua che verrà evacuata in mare sarà quella al netto di quella di prima pioggia trattenuta dalle nuove vasche (40mila metri cubi) e senza influire sulla balneabilità del mare.

Piani di salvaguardia, quali altri comuni li prevedono?

Oltre a Rimini, anche il Comune di Olbia, a forte rischio di allagamenti, ha risposto con un nuovo progetto partito lo scorso marzo che prevede l’allargamento del canale naturale che per buona parte del suo percorso risulta tombato, per riemergere con una biforcazione. Al termine dei due nuovi canali è stata disposta una serie di pompe idrovore e una camera di compensazione che mandano l’acqua in eccesso nel rio Seligheddu, evitando così gli allagamenti.

Il progetto sardo prevede:
– un impianto idrovoro costituito da una elettropompa di portata 2450 mc/s completo di tubazione di scarico in acciaio DNi 1000;
– opere relative alla linea di alimentazione elettrica dell’impianto a partire dal quadro BT in cabina (non compreso nel presente appalto) fino al collegamento con la macchina e i suoi comandi in campo;
– posa in opera di due paratoie motorizzate per la chiusura ed il by-pass del canale di scarico proveniente da via Friuli;
– realizzazione delle opere di sistemazione di un tratto del rio Seligheddu in corrispondenza dello scarico dell’idrovora, comprendente lo scavo e la bonifica del fondo alveo, lo smaltimento delle materie di rifiuto e la posa di pietrame di consolidamento del fondo e delle sponde a protezione del punto di scarico.

Già a partire dal marzo 2015 in Veneto e poi in Friuli prendeva piede il progetto Rete fognaria smart per modellare la rete fognaria di Padova e Trieste con l’obiettivo di attenuare nel medio periodo il rischio allagamenti, rendendo “smart” la rete fognaria cittadina grazie all’uso della tecnologia e alla capacità di elaborare database complesse.

Grazie al caricamento dei dati relativi alla piovosità sul territorio provenienti dai diversi pluviometri variamente dislocati e dei dati Arpav aggiornati per l’elaborazione delle curve di possibilità pluviometrica, è stato possibile riprodurre i diversi scenari di piovosità sulla rete ed identificare i punti della rete sottoposti a maggior stress e dunque a possibili allagamenti in casi di eventi meteorici avversi consecutivi ed individuare come poter arginare il problema.

Molti sono ad oggi i Comuni che si stanno dando da fare per la realizzazione di reti di convogliamento delle acque piovane e di vasche per il loro contenimento, daAlba a Pisa, da Vimercate a Palermo.

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Antonietta Puma

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