Il tema degli incentivi al fotovoltaico torna prepotentemente al centro del dibattito, dopo il “caso” delle bozze circolate in rete con il c.d. Quinto Conto Energia. In occasione della Mostra Convegno Expocomfort 2012, infatti, si è parlato del futuro del settore, che si prepara a un nuovo taglio degli incentivi pubblici.
L’occasione per parlare di questo tema è stato il convegno del 29 marzo su Fotovoltaico e Termico: parte di un sistema energetico integrato. Dunque, gli attori della filiera del solare fotovoltaico italiano si aspettano a breve una revisione al ribasso degli incentivi, consapevoli del calo registrato dalle materie prime e del difficile momento che sta vivendo l’Italia.
Ciò premesso, al convegno è emersa la richiesta di procedere con misure graduali che evitino la paralisi di uno dei pochi settori economici in crescita nel nostro Paese.
Se il 2011 ha registrato un vero e proprio boom del settore in Italia, con impianti installati per oltre 9,3 GW, e come certificato dal recente Rapporto di Legambiente su Comuni Rinnovabili 2012, l’anno in corso parte con auspici decisamente poco favorevoli.
A spiegarlo è stato in apertura dei lavori Vittorio Chiesa, responsabile del dipartimento Energy&Strategy al Politecnico di Milano, che ha tracciato lo stato dell’arte del fotovoltaico nella Penisola: “Il 2012 vede un rallentamento della corsa, sia per le difficoltà di accesso al credito, sia per le bozze che hanno preso a girare relativamente al Quinto Conto Energia”.
“Una riduzione degli incentivi è accettabile, anche alla luce del calo registrato dalle materie prime”, ha spiegato, “ma l’incertezza creata dall’esistenza di bozze ufficiose rischia di paralizzare il mercato”. Chiesa ha presentato uno studio realizzato dal suo dipartimento universitario, secondo cui l’industria sarebbe pronta a fronteggiare la fine degli incentivi a partire dal 2014, ma solo in presenza di condizioni particolari, come l’irraggiamento elevato e un ulteriore calo delle materie prime.
Andrea Brumgnach, consigliere di Anie/Gifi, ha criticato i continui interventi normativi sul tema degli incentivi al fotovoltaico, che rischiano di mandare in confusione il mercato e offrire un’immagine negativa dell’Italia a livello internazionale. “Nel 2010 è stato messo a punto un piano triennale, rivisto pochi mesi dopo con un nuovo obiettivo quinquennale. Oggi si parla di un nuovo Quinto Conto Energia e nel frattempo il mercato rallenta perché non vede chiarezza”, è stato il suo commento.
E alla base del probabile Quinto Conto Energia c’è proprio la corsa del fotovoltaico nella Penisola. L’obiettivo di budget annuale è stato fissato a 6 miliardi di euro, ma già nel primo scorcio del 2012 si è arrivati a una quota cumulata di 5,6 miliardi.
“I piccoli operatori rischiano di pagare il prezzo più elevato in questo clima di incertezza diffusa”, ha commentato Maurizio Esitini, direttore generale di Assistal (Associazione Nazionale Costruttori di Impianti).
Mentre Alessandro Cremonesi, presidente di Ifi (Industrie Fotovoltaiche Italiane), ha chiesto che si ponga fine agli squilibri creati dagli stessi incentivi. “Siamo in una situazione paradossale: se in Cina gli incentivi cominciano a muovere solo ora i primi passi, le aziende cinesi hanno conquistato il mercato con l’80% della produzione mondiale. Un risultato raggiunto anche grazie a una politica di dumping che ha penalizzato i produttori italiani”.
Ma al convegno non si è parlato solo di rinnovabili elettriche. Anche il settore termico ha voluto intervenire e lo ha fatto con Federico Musazzi, Segretario Assotermica (Associazione produttori di apparecchi e componenti per impianti termici), che ha evidenziato come: “l’industria europea, e in particolare, quella italiana sono in grado di offrire le migliori tecnologie in materia di efficienza energetica e sviluppo delle rinnovabili termiche”.
“Come Assotermica ci auguriamo, in primo luogo, maggiore strutturalità e certezza del meccanismo di incentivi per le fonti termiche e in secondo luogo, una revisione degli obblighi minimi di copertura degli edifici derivanti da fonti termiche per il riscaldamento, l’acqua calda sanitaria e il raffrescamento rispetto a quanto previsto attualmente dall’allegato 3 del decreto 28/2011 che ad oggi prevede valori estremamente severi che nella realtà sono difficilmente
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