Le casse di previdenza dei professionisti, riunite sotto l’egida dell’Adepp (Associazione degli enti previdenziali privati) sono pubbliche e, in quanto tali, sono chiamate a partecipare alla manovra di bilancio dello Stato e agli strumenti di contenimento della spesa pubblica, ultimo dei quali, in ordine di tempo, l’obbligo di partecipare alla contribuzione pubblica previsto dalla legge 135/2012, meglio conosciuta come Spending Review.
A stabilirlo è la sentenza del Consiglio di Stato n. 6014 del 28 novembre 2012, che ribalta la precedente decisione del T.A.R. Lazio. In pratica, le casse previdenziali dei professionisti non sono organismi privati ma rientrano nell’elenco Istat delle amministrazioni pubbliche.
Per i giudici di Palazzo Spada, il fatto che le casse previdenziali dei professionisti si autofinanzino con i contributi da parte dei professionisti aderenti, che li versano alle rispettive casse di appartenenza e non al sistema di previdenza generale, non le rende private.
Stante così le cose, le casse di previdenza dei professionisti saranno obbligate a versare quanto risparmiato nelle casse dello Stato. Per l’anno in corso si parla di circa 6 milioni di euro che dovrebbero transitare verso il Tesoro (cifra che aumenterà nel 2013, quando la percentuale dei risparmi da garantire salirà ulteriormente per via della spending review).
Come ha commentato sul Sole 24 Ore di venerdì scorso Maria Carla De Cesari nel commento A rischio il futuro pensionistico degli iscritti, “costringere le casse di previdenza dei professionisti a versare alla tesoreria unica quanto risparmiato (o quanto si presume si debba risparmiare) assume il sapore della beffa”.
Per il presidente dell’Adepp, Andrea Camporese, si tratta di “una sentenza contraddittoria, che ci trova in totale dissenso, che si inserisce in modo non omogeneo nell’impianto normativo generale che sovraintende al sistema degli enti pensionistici privati e privatizzati”.
“Applicarci la revisione della spesa pubblica, incidere nei contratti privatistici sottoscritti con le organizzazioni sindacali, prevedendo di versare allo Stato il risultato del risparmio”, prosegue Camporese, “rischia di essere inefficace nelle quantità e controproducente nella gestione dei servizi, mentre noi restiamo dei grandi contributori dello Stato, attraverso livelli di tassazione unici in Europa, senza nulla chiedere in cambio”.
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