Ponte sullo Stretto o messa in sicurezza del territorio: dobbiamo scegliere?

Ieri, il Consiglio dei ministri ha approvato la nota di aggiornamento al documento economico e finanziario DEF. L’esecutivo chiederà uno spazio fuori dal Patto di Stabilità fino a 0,4 punti (circa 6 miliardi) legati alle circostanze eccezionali sui fronti migranti e sisma Centro Italia. Nello stesso tempo, il Governo spinge per far partire i lavori per il Ponte sullo Stretto. Le due cose sono coniugabili?

Il premier, all’assemblea che celebra i 110 anni del gruppo Salini-Impregilo, che aveva vinto la gara per la costruzione del Ponte sullo Stretto, aveva lanciato il completamento del progetto che “può creare 100mila posti di lavoro” per “tornare ad avere una Sicilia più vicina e raggiungibile e per togliere la Calabria dal suo isolamento”.

E dice, rivolgendosi a Salini: “Se siete nella condizione di sbloccare le carte e di sistemare quello che è fermo da 10 anni, noi ci siamo”.

E Salini replica: “Se avessi i permessi per cominciare domani mattina, in sei anni il ponte sta là. Il problema non è tecnico, ma di carattere politico, burocratico, di consenso generale, di spesa”.

Il presidente del Consiglio qualche mese fa aveva dato la priorità ai mali della rete di trasporti della Penisola, come le strade di Calabria e Sicilia e la Salerno-Reggio. “Sicuramente il Ponte sullo Stretto verrà fatto prima o poi. L’importante è che prima portiamo a casa i risultati di opere incompiute perché qui ci son solo quelli che pensano di arrivare e portare a casa progetti faraonici”, aveva detto in marzo a Isoradio.

Le polemiche sul Ponte sullo Stretto

Cantone

Il rischio di corruzione e infiltrazioni mafiose per la realizzazione del Ponte di Messina è fondato. Lo dice il presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, a margine di un convegno al Centro alfonsiano di Palermo: “Se vogliamo provare a diventare un Paese normale, bisogna lavorare per ridurre i rischi. Io non me la sento di valutare l’utilità di un’opera che è una scelta politica. Io faccio un discorso diverso, penso che un paese normale possa giustificare di non fare le opere per qualunque ragione, ma non per i rischi di infiltrazione mafiosa o corruzione. Certo, i rischi non possono essere dimenticati e vanno attentamente valutati. Credo che però dire no solo perché c’è il pericolo di corruzione sia una diagnosi sbagliata. Così un Paese non diventerà mai normale. Poi, se si debba fare il Ponte sullo Stretto, se sia utile o meno, sono scelte che non mi competono”.

Boldrini e Grillo

Grillo si è schierato contro Renzi contro il Ponte sullo Stretto. Il succo del suo discorso è altrettanto politico e di propaganda: il Movimento 5 stelle è riuscito, grazie a Virginia Raggi, a bloccare le irresponsabili Olimpiadi del 2024 a Roma, ma non siamo ancora riusciti a frenare gli appetiti malsani di chi vuole fare a tutti i costi grandi opere inutili con i soldi dei cittadini. Renzi è pronto a far ripartire un’opera costosissima, inutile e in piena zona sismica. Ma, propone Grillo, che sarebbe meglio se gli otto miliardi che servono per fare il Ponte sullo stretto li dessero alle scuole per la realizzazione di nuovi edifici e per renderle più moderne e sicure sarebbe meglio.

Su questo è d’accordo, e lo è anche la presidente della Camera, Laura Boldrini: “La crisi economica tocca tanti aspetti. Noi non riusciamo ancora ad avere una crescita e questo è il problema numero uno per il nostro paese, specialmente per il meridione”.

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Preferisco, tendenzialmente, la presa di posizione dell Boldrini e di Grillo. Solo in parte però.

Ragionando sulle polemiche e sulla contemporaneità delle due notizie, quella sul DEF per i provvedimenti per far fronte ai danni del sisma nel Centro Italia e quella sul Ponte sullo stretto, posso dire che un’opera fondamentale per l’Italia (la messa ioin sicurezza del territorio e degli edifici esistenti) viene messa in secondo piano per mettere due pezze: la prima, più urgente, per la ricostruzione di Amatrice e del centro Italia solo (come sempre) dopo il disastro; la seconda, molto meno urgente (perchè non credo sia il modo per rilanciare la Sicilia e togliere dall’isolamento la Calabria.. ci vorrebbero dei provvedimenti, dei progetti sul lungo periodo) per la realizzazione di un ponte su cui non c’è per niente chiarezza. Perchè lo vogliamo costruire? Per tenersi buona l’Impregilo? E’ davvero così urgente portare a termine quest’opera?

Considerando anche l’eventuale utilità del Ponte sullo Stretto, non si può negare che gli aiuti per il Centro Italia lo siano altrettanto. Supponiamo che lo siano allo stesso modo, perchè bisogna aiutare il turismo della Sicilia e della Calabria come bisogna aiutare le popolazioni colpite dal terremoto. Sicuramente, le due opere rischiano di ostacolarsi l’una con l’altra, e alla fine non si farà né l’una né l’altra.

I problemi del Ponte sullo Stretto sono molti

E sono:
– il progetto definitivo è stato approvato nel luglio 2011 e da allora è fermo;
– le imprese e lo Stato sono in questi mesi davanti ai giudici del Tribunale di Roma con richiesta di risarcimento danni per 791 milioni di euro;
– il contratto di costruzione con le imprese (guidate appunto da Salini Impregilo) è nullo per legge dal 2 novembre 2012;
– la società pubblica Stretto di Messina Spa è quasi liquidata;
– il Ponte sullo Stretto è un’opera uscita dall’elenco delle infrastrutture prioritarie degli Allegati al Def firmati dal Ministro Graziano Delrio, non è in nessun altro atto del ministero delle Infrastrutture e non è nella programmazione europea.

Per quanto riguarda la corruzione, non mi sembra un argomento a sfavore del solo Ponte sullo Stretto. Sarà sicuramente difficile fermare i corrotti di fronte a un’occasione così ghiotta, ma, come abbiamo visto anche nei precedenti, non sarà difficile fermarli neanche nel contesto della ricostruzione dei Comuni del Centro Italia.

Leggi il nostro speciale sull’adeguamento simico: tutti gli incendtivi messi in campo dal Governo

 

Messa in sicurezza prima di tutto

Ipotizziamo che l’Italia sia essere un paese normale e che la corruzione venga scongiurata per entrambe le opere, l’adeguamento sismico del patrimono edilizio esistente + la lotta al dissesto idrogeologico e il Ponte sullo Stretto. Impossibile, ma proviamoci. Ai siciliani e ai calabresi sarebbe veramente utile un Ponte. A tutta Italia sarebbe utile l’opera di messa in sicurezza, siciliani e calabresi compresi. Siamo in democrazia, e dovremmo guardare all’interesse di tutti (in questo caso gli itaiani) e non di una parte (in questo caso calabresi e siciliani). Quindi bisogna dare priorità alla messa in sicurezza.

Un’opera utile per una parte della popolazione viene contapposta a un’opera utile per tutti, nello stesso giorno: prima l’incontro con Impregilo, poi il consiglio dei Ministri. Ma il problema non è l’opera utile a una parte della popolazione, il problema non è il Ponte. Il problema è che la priorità non è mai stata data alla messa in sicurezza del territorio e del patrimonio edilizio esistente, neanche quando non si parlava di Ponte.

L’errore è nei fatti: facendo l’incontro con Impregilo e il CdM sul DEF ravvicinati tra loro, si mettono uno contro l’altra le iniziative di cui si parla e noi finiamo per capire come stanno le cose: o si mette in sicurezza o si costruisce il Ponte. I soldi per fare tutte e due le cose non ci sono. Errore del Governo, smascherato con così poco.

Il Ponte e la messa in sicurezza non sono uno contro l’altra. Se non faremo il Ponte, troveremo un altro modo per buttare via i soldi e non interventire sul territorio e sugli edifici, case, luoghi pubblici e scuole che siano. Non sarà colpa dei siciliani e dei calabresi, “per i quali si fa il Ponte” come dice Renzi, se non si faranno gli interventi di messa in sicurezza.

Non sarà giusto pensare – cosa che ci stanno inducendo a fare il Governo, Grillo e la Boldrini con le loro affermazioni in parallelo – che saranno stati buttati i soldi nel Ponte quindi non sarà fatta la messa in sicurezza di territorio ed edilizia esistente.

Bisogna rimettere in sesto tutto il territorio nazionale, partire dalla “sistemazione” del territorio contro il dissesto o dalla riqualificazione e dall’adeguamento sismico degli edifici esistenti. Tutti i soldi che possiamo mettere lì li dobbiamo mettere lì, non pensare di ricucire un piccolo pezzo del paese ogni volta che succede il disastro o pensare di costruire un ponte che, al netto della corruzione, può portare anche vantaggi, ma che non è proprio quello che si definisce assolutamente necessario e d’interesse per tutti.

Giacomo Sacchetti

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