La prima scadenza è il 31 marzo: produttori, importatori, distributori e installatori devono entro questa data aderire a un consorzio di smaltimento, consorzio che, quando sarà trascorso il tempo necessario (per i moduli si prevede una vita media di 20 anni), dovrà gestire il processo di recupero. Il titolare dell’impianto deve trasmettere il modulo di adesione a uno dei consorzi di smaltimento al Gse (leggi anche Recupero pannelli fotovoltaici, ecco la regolamentazione del Gse).
Occorre però sottolineare che sono interessati a questa prima fase tutti gli impianti attivati a partire dal 1° luglio 2012 e che beneficiano del quarto e quinto conto energia (in tutto 20-25 milioni moduli).
E per i moduli attivi da prima del 1° luglio 2012?
Ci sono, però, anche i moduli attivati prima del 1° luglio 2012. Per questi non esiste per ora nessun obbligo di smaltimento. Quando in Italia verrà recepita la normativa europea, in base alla quale tutti i moduli diventeranno RAEE, il problema verrà risulto, almeno sulla carta.
Per garantire lo smaltimento a fine vita dei moduli stessi , il Consorzio versa su un fondo un contributo che non può essere inferiore al valore ottenuto dalla seguente operazione:
1 € x peso del modulo / 20.
Un volta che il sistema sarà ben avviato, i moduli attivi saranno tracciabili totalmente. Il contributo previsto dovrà coprire i due terzi del costo totale sostenuto dal consorzio nell’anno precedente e verrà versato in un trust vincolato allo smaltimento dei pannelli. Il singolo pannello, probabilmente, verrà valorizzato.
Che cosa si ricicla di un pannello?
Il vetro, l’alluminio e il rame sono i materiali più facilmente ricavabili dai pannelli.
Non tutto il pannello si può riciclare. Attualmente i test rivelano un tasso di recupero del 90%, secondo quanto dichiarato al Sole 24 Ore da Paolo Gianese, segratario generale del Comitato Industrie fotovoltaiche italiena (Ifi). Questa sarà la sfida: arrivare al riciclo totale, argento e silicio compresi.
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento