Approvato dal Consiglio dei ministri il disegno di legge delega per l’adozione del Codice dell’edilizia e delle costruzioni che andrà a sostituire il TUE. Il testo (scaricabile a fine articolo) punta ridefinire i rapporti tra normativa primaria e regionale, semplificare titoli abilitativi, accelerare le procedure per le sanatorie, in particolare per gli abusi ante 1967, con maggiore spazio al silenzio assenso, rendere più facili i cambi di destinazione d’uso e gli interventi di rigenerazione urbana, anche con titoli edilizi semplificati.
Il governo avrà 12 mesi di tempo per attuare la riforma. Intanto entro la prossima settimana il Senato dovrà decidere se anticipare questo intervento approvando gli emendamenti sulle sanatorie edilizie già presentati alla legge di Bilancio.
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Gli abusi storici
Al di là delle questioni generali il ddl dedica un focus alla semplificazione delle procedure di regolarizzazione degli abusi “storici”, ovvero quelli realizzati prima dell’entrata in vigore della Legge 6 agosto 1967, n. 765. Precisato che la finalità non è di modificare i requisiti sostanziali per la sanatoria, ma intervenire sui processi per renderli più efficienti. Per questo è inoltre prevista la possibilità di subordinare il rilascio di tali titoli in sanatoria alla realizzazione, da parte del proprietario o avente titolo, di interventi essenziali di messa in sicurezza dell’immobile o di adeguamento alle inderogabili norme tecniche di costruzione.
Relativamente a questi abusi si tratta delle stesse indicazioni e praticamente dello stesso testo contenuto negli emendamenti alla legge di Bilancio al momento all’esame della Camera (>> ne parliamo qui e qui). Da vedere a questo punto se si deciderà di attendere i 12 mesi previsti dalla delega per il varo dei decreti attuativi con le relative misure di semplificazione, o se passerà la linea di accelerare i tempi su questa singola questione.
Codice dell’edilizia e rigenerazione urbana
Il nuovo Codice delle costruzioni, dunque, non andrà semplicemente a riformare il DPR 380/2001, ma lo sostituirà integralmente e sarà un testo di più ampio respiro, nel quale confluiranno anche altre discipline settoriali risalenti nel tempo, come quelle in materia di sicurezza delle costruzioni, in modo da costituire un corpo omogeneo di norme.
Il disegno di legge va poi considerato come complementare al provvedimento in materia di rigenerazione urbana attualmente in discussione al Senato. Come sottolineato da Salvini, infatti, il nuovo Codice dell’edilizia detterà le regole di base sul come costruire, mentre l’altro chiarirà quali di questi interventi rientreranno nelle finalità della rigenerazione urbana, quali gli incentivi che potranno essere riconosciuti dagli enti territoriali e quale sarà la governance del settore.
Definite le competenze di Stato e Regioni
Quanto ai contenuti specifici, il ministro ha tenuto a ribadire che il primo pilastro della riforma è quello di chiarire una volta per tutte gli ambiti di competenza statale e quelli di competenza regionale, considerando che il governo del territorio è una materia di legislazione concorrente. Un principio che non è presente nel TUE, dal momento che il Testo è stato scritto prima della riforma del Titolo V della costituzione che ha stabilito, appunto, che allo Stato spetta la determinazione dei principi fondamentali, mentre alle regioni spetta la legislazione di dettaglio.
La delega punta quindi a superare l’attuale assetto normativo anche con l’introduzione dei LEP, i livelli essenziali delle prestazioni, che sono una competenza statale inderogabile, che fissano uno standard minimo di servizi e diritti che deve essere garantito a tutti i cittadini uniformemente sull’intero territorio nazionale.
Di fatto la delega impegna il Governo da un lato ad individuare e specificare quali norme sono adottate nell’esercizio della potestà esclusiva statale, e dall’altro a stabilire espressamente quali disposizioni costituiscono i principi fondamentali della materia concorrente. Si dovrà arrivare ad una chiara e univoca delimitazione dei confini, senza il timore costante del contenzioso. Nello specifico questo dovrà portare a definire criteri unici a livello nazionale per individuare difformità e abusi edilizi, riducendo quindi le differenze a livello locale che caratterizzano la materia e sono costante motivo di ricorsi al TAR.
Categorie di intervento con parametri misurabili
Fissati i criteri generali e le competenze, gli interventi settoriali prevedono il riordino complessivo delle categorie di intervento edilizio.
Si passerà dalle attuali definizioni “letterarie” di “manutenzione straordinaria”, “restauro e risanamento conservativo”, “ristrutturazione edilizia”, a una nuova classificazione definita sulla base di criteri guida specifici. Questi sono vengono individuati come:
- rilevanza dell’intervento;
- natura;
- impatto urbanistico ed edilizio che quell’opera genera sul territorio.
La nuova classificazione servirà per distinguere con chiarezza un intervento che si limita a trasformare il patrimonio edilizio esistente da un intervento che comporta modificazione permanente del suolo inedificato, evitando così di lasciare spazio a interpretazioni e fornire occasioni di contenzioso.
Definite le categorie, infatti, il Governo dovrà procedere all’individuazione puntuale dei titoli abilitativi associati: ad ogni intervento sarà quindi abbinato il relativo titolo abilitativo in modo certo, senza più la necessità di sforzi di interpretazione.
Più spazio al silenzio assenso
La delega prevede poi la riduzione degli adempimenti e degli oneri documentali, per garantire una maggior certezza anche nei tempi di realizzazione delle opere, tenendo conto del principio di proporzionalità. Il peso della burocrazia, i documenti richiesti e i tempi di attesa in pratica dovranno essere proporzionati all’importanza e all’impatto dell’intervento che si intende eseguire.
Per questo il testo punta al coordinamento più efficace tra le diverse amministrazioni interessate (con riferimento esplicito alle Soprintendenze) per evitare veti incrociati e rimpalli di responsabilità, e ridurre i termini per il rilascio dei provvedimenti. Cardine di questo intervento sarà il rafforzamento dei meccanismi di silenzio-assenso o silenzio devolutivo per dare certezza temporale agli interessati.
Coordinamento con le proposte parlamentari
Quanto all’iter del provvedimento, dopo la sua approvazione da parte del consiglio dei ministri il disegno di legge governativo sarà presentato alla Camera, dove sono già in discussione diversi provvedimenti, tra cui la proposta di legge C. 2332 Mazzetti “Delega al Governo per l’aggiornamento, il riordino e il coordinamento della disciplina legislativa in materia edilizia”. Si procederà quindi abbinando anche la delega in modo da rendere più celere l’esame della riforma.
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