Liberalizzazioni. Il punto sulle professioni dopo la bozza del decreto

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Privo di fondamento o meno, il testo della bozza del decreto sulle liberalizzazioni circolato in queste ore definisce un po’ più precisamente i contorni della situazione, che tocca da molto vicino le libere professioni, ivi comprese quelle tecniche.

 

Come c’era da aspettarsi il Governo conferma la totale abolizione delle tariffe, che erano rimaste, almeno come riferimento di massima, nel testo della Manovra bis. Ora, invece, l’abolizione è totale, senza eccezioni (notai compresi). Sulla base di quanto si legge nel testo della bozza del decreto sulle liberalizzazioni, infatti, spariscono sia i minimi che i massimi tariffari.
Viene esplicitamente evidenziata la necessità di concordare, tra professionista e cliente, il compenso tramite un preventivo scritto, che ha rilevanza deontologica e, quindi, se non rispettato, passibile di sanzioni disciplinari a carico del professionista.

 

L’eliminazione di qualsiasi riferimento alle tariffe porta, di conseguenza, anche alla modifica del codice civile e, nello specifico, dell’art. 2233. Se il testo del decreto sarà confermato, sparirà il riferimento alle tariffe professionali. Ma anche gli ordini perderanno potere in questo campo (leggi anche Riforma delle professioni. Per l’Antitrust meno poteri agli Ordini): infatti, il giudice chiamato a decidere su un giusto compenso dovrà basarsi sul principio dell’equità, senza più acquisire il parere dell’ordine professionale di riferimento.

 

Rimane sempre l’obbligo da parte del professionista di informare il proprio cliente degli estremi dell’assicurazione stipulata, per coprire eventuali danni provocati alla committenza nell’esecuzione della prestazione, compreso il massimale.
Fatte salve le professioni mediche e infermieristiche, viene ribadita la possibilità per i tirocinanti di iniziare l’iter di apprendimento della professione a partire dall’università. Per il tirocinante deve essere garantito un equo compenso.

 

Liberalizzare gli Ordini? Le reazioni
Non si sono fatte attendere le reazioni e le riflessioni di vari esponenti di spicco del mondo delle libere professioni. Registriamo, in tempi non sospetti, l’intervento del presidente del Centro Studi del Consiglio nazionale degli ingegneri, Romeo La Pietra, che durante il congresso nazionale dello scorso settembre 2011 a Bari lanciava la provocazione: “Gli Ingegneri? Sono già liberalizzati!”.

 

È di oggi, invece, la dura critica al Governo sul tema delle liberalizzazioni che proviene dal Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro. In una nota pubblicata sul sito dell’ordine, il presidente della Fondazione Studi, Rosario De Luca, denuncia “l’ingiustificato accanimento del Governo sul sistema ordinistico, reo di essere il vero problema dell’Italia, mentre le aziende de-localizzano e si spostano all’estero”.

 

De Luca si domanda “chi senta l’esigenza di avere ancora più professionisti in circolazione”, che saranno magari poco qualificati e non controllati.
Per i consulenti del lavoro l’interesse a deregolamentare l’ordinamento delle professioni è di “chi potrà approfittare per svolgere con scorciatoie e senza vincoli le attività professionali esercitate oggi dai professionisti”.

Redazione Tecnica

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