Il cappotto termico è ignifugo se della giusta classe

Quali parametri valutare? E sapete la (fondamentale) differenza tra resistenza e reazione al fuoco? Tra le linee guida del Ministero per le facciate e la normativa, facciamo chiarezza sugli isolanti e l’antincendio

L’incendio divampato a Milano ha innescato una serie di reazioni a catena nel mondo dell’edilizia e moltissima preoccupazione da parte di chi sta ricostruendo la facciata di casa propria grazie agli incentivi del bonus facciate e del Superbonus. Il punto è: il cappotto termico, nelle sue varie declinazioni, può essere davvero ignifugo? Oppure favorisce l’avvampare del fuoco? Si può quindi parlare di sicurezza antincendio e cappotto termico?

Il fatto di cronaca da cui tutto è partito lo conosciamo ormai bene, ma vediamo a che punto siamo con la sicurezza dei materiali degli isolanti in commercio e cosa significa “giusta classe” per quanto concerne un sistema di isolamento a cappotto. E sapete qual è la differenza tra reazione al fuoco e resistenza al fuoco? Riprendiamo il concetto data la sua fondamentale importanza.

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Il cappotto termico è ignifugo sole se nella giusta classe

Come si è capito, per garantire la sicurezza in caso di incendio, anche un eventuale sistema a cappotto deve essere a prova di fuoco. Ma questo è sufficiente per mettere al sicuro un edificio?

Le dichiarazioni di Cortexa: Incendio Torre dei Moro, il cappotto termico non c’entra

Reazione al fuoco e resistenza al fuoco

REAZIONE AL FUCO
è l’indice di partecipazione di un materiale o un sistema nelle prime fasi di un incendio. A questo parametro fa riferimento la norma europea EN 13501-1 che prevede una classificazione del grado di infiammabilità indicato con lettere da A, non infiammabile, a F, reazione non determinata. Vengono inoltre tenute in considerazione la produzione di fumo (s) e di gocce/particelle ardenti (d), seguiti dal grado di resistenza che va da 0 se ottimo a 3 se scarso.

RESISTENZA AL FUOCO
è il comportamento della struttura durante lo sviluppo dell’incendio. I principali parametri per valutarla sono la resistenza R, ossia la capacità di conservare la resistenza meccanica, l’ermeticità E basata sul passaggio e produzione di fiamme, vapori o gas caldi sul lato non esposto e l’isolamento termico I, la riduzione della trasmissione di calore. La sigla REI che ne deriva è seguita dalla stima in numero dei minuti in cui la struttura riesce a mantenere queste capacità, dando alle persone che occupano l’edificio il tempo di mettersi in salvo.

Sul tema: Superbonus, il cappotto termico deve essere antincendio

Cappotto termico e resistenza al fuoco

Da tenere presente è la normativa EN 13501-1, in più, una struttura è tanto più resistente agli incendi se i suoi sistemi di isolamento termico sono dotati di valutazione tecnica ETA. Seguendo le linee guida ETAG 004, infatti, il cappotto deve essere classificato come kit, ossia costituito da almeno due componenti e installato permanentemente nelle opere. Testando il comportamento di un sistema a cappotto in caso di esposizione al fuoco e al calore, se ne può determinare il livello di reazione e di conseguenza la sicurezza dell’edificio.

La verifica di resistenza al fuoco può essere svolta sia mediante prove in laboratorio e quindi rispondenti alle norme EN 1364 ed EN1366, oppure mediante il metodo tabellare previsto dal D.M. 16/02/2007.

Affidabile se nella giusta classe

Riportiamo le indicazioni sull’impiego dei materiali isolanti contenute nella 5043 del 15/04/2013 del Ministero dell’Interno Dipartimento dei Vigili del Fuoco.

Alla voce “reazione al fuoco” il testo riporta che i prodotti isolanti presenti in una facciata, comunque realizzata secondo quanto indicato nelle definizioni di cui al punto 2, devono essere di classe 1 di reazione al fuoco, ovvero classe B-s3-d0.

IMPORTANTE !
B significa intende che non conduce la fiamma,
s3 indica un’elevata produzione di fumo,
d0 certifica l’assenza di gocce ardenti.

Quindi i sistemi a Cappotto, purché certificati almeno nella classe di reazione al fuoco B-s3-d0, sono affidabili e rispettosi delle attuali indicazioni dei VV.FF. [ndr. La stessa affermazione è comparsa in un documento redatto da Carlo Castoldi, ingegnere del Comitato Tecnico Scientifico di Rete IRENE].

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Reazione al fuoco. Quali minimi per garantire la resistenza al fuoco facciate?

Ricapitolando, per la reazione al fuoco le facciate devono essere almeno di classe 1 di reazione al fuoco ovvero classe Bs3d0. Per i prodotti isolanti protetti da materiale di classe A2 devono essere almeno Cs3d2; se invece è protetto da materiale A1 con spessore superiore a 15mm la classe non dovrà essere inferiore ad E.

Per le guarnizioni ed i sigillanti che occupano una superficie superiore al 10% dell’intera superficie della facciata il legislatore ha deciso di applicare le stesse prescrizioni previste per i prodotti isolanti.

In generale, per una facciata realizzata con un cappotto in classe B, le barriere tagliafiamma incombustibili sono indispensabili e il materiale più adatto per realizzarle è la lana minerale.

A seconda della posizione in cui si decide di inserire la fascia isolante di lana minerale, si può creare una barriera perimetrale lungo il perimetro della costruzione, in corrispondenza del primo solaio o ogni due piani se l’abitazione ne prevede più di uno. In alternativa la barriera può anche essere sopra le finestre all’altezza dell’architrave ed eventualmente delle spallette. Così facendo si eviterà che le fiamme si propaghino dall’interno verso la facciata.

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Resistenza al fuoco facciate e normativa

A completamento di questa comunicazione, necessaria per fare chiarezza, riportiamo il link a un articolo del 2019 dell’ing. esperto Pietro Salomone, decisamente attuale anche oggi: Se parliamo di resistenza al fuoco facciate, è inevitabile considerare che negli ultimi decenni il numero di edifici di grande altezza è aumentato notevolmente caratterizzando così le skylines delle grandi città del mondo. Nuovi edifici ecosostenibili con altezze antincendio superiori ai 24 m, nuovi condomìni realizzati in un’ottica di restyling ed efficientamento energetico di facciate. Queste le strutture interessate dalle nuove linee guida che il Ministero dell’Interno ha redatto per le facciate.

Ovviamente, tali regole non si applicheranno ai condomini per i quali, all’entrata in vigore del testo normativo, siano già in possesso di un progetto approvato dal competente Comando dei Vigili del Fuoco relativamente al rifacimento di facciate.

Le facciate, che siano semplici finestre o curtain walls di ultima generazione diventa elemento su cui il progettista antincendio dovrà porre molta attenzione. Le facciate ventilate rappresentano [>>> continua a leggere].

Bonus facciate e Superbonus

Un rapido promemoria. Con gli interventi di isolamento a cappotto termico sugli edifici è possibile accedere agli incentivi fiscali quali Ecobonus, Bonus facciate e usufruire della cessione del credito di imposta? Gli interventi di manutenzione delle facciate degli edifici, che non siano una semplice pulizia o ritinteggiatura delle superfici, non esistono più: è obbligatorio ridurre le dispersioni termiche dell’involucro esterno eliminando le patologie che danno luogo allo spreco e a una possibile condizione abitativa e ambientale malsana.

Non solo Torre dei Moro a Milano, purtroppo la sicurezza antincendio non ha ancora la giusta attenzione. Anche Londra , con la Grenfell Tower e Valencia, con l’edificio di 14 piani, sono state alla ribalta per via di incidenti che hanno interessato le facciate (ndr non si trattava di cappotti isolanti ma di facciate ventilante) e causato vittime. La progettazione antincendio richiede un approccio multidisciplinare che coinvolge architetti, ingegneri, progettisti di sicurezza, autorità locali e proprietari degli edifici. L’obiettivo è creare un ambiente sicuro che riduca al minimo i rischi per gli occupanti e limiti i danni in caso di incendio.

Foto: iStock/SergeyToronto

Redazione Tecnica

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